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mercoledì 18 novembre 2015

IL TERRORISMO E IL PETROLIO





                                IL  TERRORISMO  E  IL  PETROLIO
 


Nella  malaugurata ipotesi  che  le Nazioni Europee  e  America , da una parte , e   Russia  , dall’altra ,  non  si  determineranno  a  raggiungere  fra  loro  un  effettivo , urgente  e definitivo  accordo , strategico  politico ed economico  in  merito  al  controllo  delle  risorse energetiche ( gas e petrolio )  nei giacimenti del Medio-Oriente ,  e conseguentemente , tramite comuni  ed  univoci   interventi ,  a  porre  fine  allo  scontro  fra  le  fazioni  in conflitto (  sunniti  contro sciiti  , Siria , ribelli contro Assad , Isis , Iran , Turchia  contro  Curdi , etc.. )  e  perseguiranno  pervicacemente  obiettivi di parte  in  quei  Paesi  sui  quali  insistono  i  loro  rispettivi  interessi , le loro influenze  e  protezioni ,  allora   è  facile  temere  che ,  prima  o  poi ,   si  verificheranno  progressivi  peggioramenti  della  situazione , con successivi e sempre più gravi e diffusi episodi  e attentati  terroristici  e  con  un  allargamento  dei  conflitti   a  livello internazionale  , sino  a  far  esplodere  una  vera  e  propria  “ terza guerra mondiale “ , con  milioni  e  milioni  di  morti  ammazzati .       






Gli eventi bellici sono da condannare in assoluto , ma sarebbe un errore gravissimo sottovalutare il terrorismo ,  mettendolo  in rapporto ai danni di morte e distruzione che hanno causato le guerre del passato e che può cagionare attualmente una guerra . E' vero che vi sono stati e vi sono tuttora migliaia e centinaia di migliaia di morti a causa di bombardamenti aereo-navali o terrestri , con interventi massicci di truppe e aerei e mezzi corazzati , ma è altrettanto vero e grave non considerare attentamente che può essere sufficiente l'intervento di un solo individuo o di un gruppo ristretto di individui , a provocare eventi disastrosi e stragi , utilizzando individui invasati da fanatismo religioso e strumenti e mezzi di elevata tecnologia e potenza e anche biologici letali , anche di dimensioni ridotte e quindi facilmente occultabili . Oltretutto , ogni atto terroristico comporta costi economici relativamente ridotti e pertanto assai remunerativi per chi li organizza ( Isis e Califfato ) e li fa eseguire , tenuto conto non solo dell'effetto fisico del numero di morti ammazzati , ma soprattutto di quello psicologico di provocare terrore nelle persone e insicurezza nella loro vita quotidiana , sino a sconvolgerne attività sociali ed abitudini , sino a determinare  nelle  persone  e  all’interno  delle  comunità rischiosi cambiamenti  di natura politica e ideologica .


Per  i  suddetti  motivi , ogni Nazione , ogni  Paese , che  tema  realmente  oppure  già  sia stato  oggetto di  attacchi ,  di  attentati  da  parte  di  organizzazioni , di gruppi  terroristi ,  ha  il  dovere  primario di  organizzarsi  ed  essere  pronto  ad  ogni  evenienza , attraverso  tutti quei  provvedimenti  governativi  e  interventi  necessari  ed  urgenti ,  che  servono  per  fornire  le  dotazioni  delle Forze di Polizia , Militari , di Sicurezza Nazionale  e di Intelligence  , di  quel personale , di  quei mezzi  e  strumenti  che  risultano  fra quelli  più adeguati  a  contrastare  efficacemente  i  piani  e  gli  attacchi  dei terroristi e quindi quelli  più  tecnologicamente avanzati  ed  efficienti . Negli  attuali  contesti  di  eventi  drammatici  e  tragici , ad  elevatissimo  rischio  per  la  sicurezza  di  ogni  cittadino  e per  la  comunità  intera , non   può  essere  giustificata   motivazione  alcuna   da  parte  di  Organi  politici  e di Governo ,  ove  questi  pongano  limiti  di  spesa  in  ordine  alle  necessarie  dotazioni  ed  esigenze  operative  in  campo  di  lotta  al terrorismo . Se  ciò  dovesse  verificarsi , essi  risponderebbero  colpevolmente  delle omissioni  ed  inefficienze  e delle relative conseguenze  sotto  l’aspetto  delle  responsabilità politiche  di fronte alla Nazione.    

                                                         
                                  TUTTI  COLPEVOLI   ?

              #‎tutticolpevoli

 

Stralci  da  un’intervista   (    L’Espresso  del    29 giugno 2015  )

di Luca Steinmann  a  Franco Cardini:
Parla lo storico, grande esperto di Islam e Medio Oriente. Le stragi islamiste sono figlie del tentativo di strumentalizzare gli jihadisti. E anche l'Occidente e i suoi alleati hanno gravi responsabilità :
Sia i governi europei che quello americano hanno delle responsabilità non solo recenti, ma che iniziano nel periodo post-coloniale del Medio Oriente.
L’errore è stato  nel voler fare delle vecchie colonie dei nuovi protettorati economico-finanziari.
Fino ai nostri giorni le forze occidentali hanno trattato strumentalmente il mondo islamico, facendo i propri interessi.
Gli Stati Uniti, per esempio, favorirono lo stabilirsi degli jihadisti provenienti dallo Yemen e dall’Arabia Saudita in Afghanistan durante la guerra contro l’Unione sovietica, per trasformarla in una guerra santa anti-russa. Essa fu vinta, ma gli jihadisti rimasero e formarono il movimento dei talebani che fino a metà degli anni Novanta fu appoggiato da Washington. Poi i talebani si svincolarono avvicinandosi alla Cina, cosa che ha portato all’11 settembre e a tutte le conseguenze che oggi abbiamo sotto gli occhi. 
In molti pensano che l’unico nemico del Califfato sia l’Occidente. Ciò è errato e i fatti di questi giorni lo mostrano chiaramente. La maggior parte delle vittime sono infatti di religione musulmana.
. Gli attentati in Kuwait e Somalia mostrano una forte lotta che è in corso tra sciiti e sunniti, oltre che tra jihadisti e moderati .

C’è in atto una guerra civile all’interno del mondo islamico che spinge migliaia di persone in bocca ai fondamentalisti, molti dei quali offrono un programma sociale ed economico fondato sul prestito senza interessi delle banche islamiche che attrae tantissimi giovani.

Saddam e Gheddafi  erano  dittatori sanguinari, ma mettevano in prima istanza l’appartenenza nazionale e non la religione e mantenevano uno stato sociale fatto di scuole, università, assistenza e comunicazione che strappava i giovani dall’estremismo ed erano per questo un argine contro il Califfo.
. Oggi Assad, che è l’unico ancora in vita, è inviso dall’Occidente perché amico dell’Iran e nemico della Turchia che è membro della Nato.
E’ qui il grande problema: paesi come Turchia e Arabia Saudita sono alleati dell’Occidente che però combattono Assad e di conseguenza favoriscono l’Is.
Esistono delle complicità finanziarie e economiche tra il Califfato e alcuni stati alleati dell’Occidente, tra cui Turchia, Arabia Saudita e Qatar.
Quello che l’Is sta facendo al livello geografico è di ridisegnare il territorio di Iraq e Siria a favore dei paesi citati e a discapito di Assad.
Nel Medio Oriente , il Califfo  sta incontrando difficoltà grazie alle resistenze di Assad e dei curdi, ma sta ottenendo grandi consensi in Africa, dove gli stati sociali sono meno sviluppati se non inesistenti, come in Somalia .
La guerra si vince con l’intelligence e non con i bombardamenti a tappeto. E’ una guerra prima di tutto ideologica da vincere con il soft power e non con le dimostrazioni di forza. Chiudere 80 moschee in Tunisia, come è avvenuto, fa il gioco del Califfo, al quale si regalano simpatie. Fare lo stesso in Italia, come ha suggerito una certa stampa di destra, vorrebbe dire aumentare il rischio. Il Califfo sta alzando il tiro perché vuole che i governi occidentali rispondano con misure dure e indiscriminate come queste che gli porteranno consensi. Più la tensione si alza, più porterà avanti politiche di crudeltà per indurre a reazioni sbagliate.
Dicono bene Obama e Papa Francesco quando invitano al dialogo con l’Islam moderato. 
Non dobbiamo dimenticare che le cellule jihadiste in Europa ce le abbiamo già.

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