Informazioni personali

mercoledì 25 novembre 2015

LA GLOBALIZZAZIONE , L' IMMIGRAZIONE , IL TERRORISMO




                      LA  GLOBALIZZAZIONE  ,  L’ IMMIGRAZIONE ,  IL  TERRORISMO


  La  “ Globalizzazione “   può  definirsi  un  fenomeno antropologico  di  progresso  sociale , poiché  esso , nel  corso  dei  secoli ,  si è  manifestato  e  si  manifesta   a  tutt’oggi   attraverso  un  abbattimento  di  confini ,  sia  fisici  che  ideologici   e  conseguentemente  attraverso  uno  scambio  di  esperienze .
La globalizzazione  può  realizzarsi  sotto  diverse  forme  e  manifestazioni .  Con  la  “ trasmigrazione “  di  persone  da un  Paese all’altro ,  con  la  diffusione  delle  notizie  e quindi  delle  conoscenze in campo  culturale , politico , religioso e sociale  e economico , con  lo  scambio  di  merci  e  di  servizi  . 
  Un  aspetto   della  trasmigrazione   è   la  “ immigrazione “ ,   la  quale  per  la  maggior parte dei casi si  verifica  per   ragioni  di  necessità  contingenti (  fuga  da  zone  in guerra , dalla povertà ,  da dittature )  verso  Paesi  in  cui  si  intravvedono  condizioni  di  vita  migliori . Pertanto ,   in  ogni Paese  ospitante  si  creano  in  modo naturale  aggregazioni  ,  vere e proprie piccole comunità  composte di persone che provengono solitamente  da  uno stesso luogo  , che hanno  in  comune  le  stesse  tradizioni  e costumi  , la stessa lingua ,  che  hanno una medesima fede religiosa .  Piccole  comunità , che diventano conviventi  all’interno  di  una  comunità più  grande , una città ,  quella ospitante ,  ma  che  tendono  a  circoscriversi  in  quartieri  nella stessa città .
 Ciò  avviene  per  un  senso  naturale  di  autoprotezione  nei  confronti  del  nuovo mondo  e  poco  conosciuto ,  ed  è  per  questo  che  difficilmente  tale  istinto  può  essere  evitato , ma neanche dovrebbero essere imposte condizioni abitative di vita  in  aree  circoscritte  ed  escludenti  , fuori dal contesto civile cittadino , né dovrebbe aprioristicamente respingersi qualsiasi tentativo di immigrazione .   Voler  evitare  o imporre  l’ aggregazione  significa  dover  usare  sistemi  autoritari .
Per  voler  “ imporre  “ un  processo forzoso  di   “ integrazione  sociale “ ,     da parte del Governo ospitante  dovrebbero  venire  proibite  forme  di aggregazione  etnica ,  oppure  addirittura  inibiti   usi  e  costumi , propri , caratteristici  di quella comunità .
 Ma  ciò  non  potrebbe  produrre  altro  che  un  contro fenomeno  ,  quello  della  resistenza , da  parte  di dette comunità ,  del rifiuto  alla  richiesta  stessa  di  integrazione .    Come  allo  stesso  modo  non  ci  si  può  aspettare  che  si  realizzi  un  effettivo  processo di integrazione  allorquando  si consente  che  nei  confronti  di  comunità  di  immigrati   si  determinino  condizioni  di grave  emarginazione  sociale , soprattutto  dal  punto di vista economico  e residenziale .      
Pertanto , il  problema  più  attuale  e  che  più  interessa   è  quello  degli  “ immigrati “ ,  e  nella  specie   riguardo  al  problema  della  loro  “ integrazione “  nella nostra società .   Un  problema  la  cui soluzione  si  rivela  difficile ,  anche  per il fatto che il fenomeno stesso  molte  volte  viene trattato  più  in  senso  teorico , ideologico ,  che pratico  e realistico .  Infatti ,  il  problema  andrebbe inquadrato  in  modo  diverso ,  considerando  molto di più il concetto di  “ convivenza civile “   fra  diversità etniche ;   chiaramente da  realizzare  in  un  contesto sociale  comune , già ordinato secondo regole  generali  .  Regole  e leggi   che devono essere  rispettate ,  indiscriminatamente da tutti , ma  che  dovrebbero  contemplare  doveri sociali fondamentali  ,  il  “ rispetto reciproco “  dei  principi della “ libertà “ , della “ dignità “ ,  delle “ diversità “ .  Contrariamente  ,  l’immigrazione   è  destinata  a  produrre  solo   conflittualità  e  non  integrazione sociale ,  persino  odio razziale , diffidenza  ed  anche  paure  e  insicurezza ,  che  diventano inevitabili  a fronte  di  episodi  di  violenze , di attentati terroristici ,  che  se  anche  organizzati  ,  comandati  dall’esterno , in contingenze  di  conflitti  bellici  internazionali , la  cui  esecuzione  però  possa  essere  riconducibile  a  frange  o  gruppi  di persone  facenti parte  di comunità  di  immigrati .
Situazioni , queste , che  determinano gravi  crisi  ed  effetti  degenerativi ,  di arretramenti pericolosi  e drammatici   sotto  il profilo della  convivenza fra i popoli ,  di  inneschi  difficilmente  controllabili , destinati a provocare  anche  tragedie  umane .


Non  può  certamente  affermarsi  che  necessariamente  talune  condizioni di precarietà  e di emarginazione sociale  nei confronti degli immigrati  debbano  essere  ritenute   come  causa  diretta   e  inevitabile  del  sorgere di  fenomeni  terroristici  ;  però ,  non  si  può  escludere che  le  condizioni stesse  possono  ben  divenire  motivo di  insofferenza  e  di  reazione sociale  ,  un  facile  aggancio   verso  posizioni  oltranziste , fondamentaliste , tipiche  di  certe  culture   medio-orientali  che  interpretano  la religione  islamica  in  modo  esclusivo ed  assoluto .  Secondo  queste  posizioni  ,  che  sono  contestualmente  di  natura  religiosa  e  politica ,  è  da  condannare  come  eretica   qualsiasi altra  e diversa  manifestazione di fede  religiosa , giungendo paradossalmente  alla conclusione  che  non  solo  non  deve  essere  ammessa  alcun tipo di convivenza  civile  fra  esseri  umani  di fede diversa ,  ma  che  oltretutto  debba  considerarsi  lecita , forse anche doverosa , ogni  azione  volta  ad  eliminare fisicamente  chiunque  si   dichiari  di fede diversa  dalla  maomettana ,  in  quanto che esso  deve essere   ritenuto  un  “ infedele “ .
Appare  evidente  come  tutto  ciò  sia assurdo ,  da  cui  difendersi  e  da  condannare ,  completamente  fuori  dalle  nostre  concezioni occidentali , sia civili che religiose ,  e che  non  possa  non  essere  inquadrato  in  un  disegno  strategico ,  concepito   da  parte  di  potentati  che  governano  estese regioni  nell’area  medio-orientale  , i quali utilizzano  il  fanatismo  religioso  per  conseguire  obiettivi di  potere politico –economico ,  sul  controllo  e sulla gestione  delle  enormi  risorse  energetiche  di gas  e petrolio ,  esistenti  in quei  territori   e  che  costituiscono  oggetto  di  forti  interessi  a  livello  internazionale   e  globale .