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lunedì 14 dicembre 2015

PROPOSTE DI RIFORMA FISCALE


                                            




                             
                PROPOSTE  DI    RIFORMA  FISCALE

L’art. 53  della Carta Costituzionale ,  recita : “  Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche  in ragione della loro capacità contributiva . Il sistema tributario è informato a criteri di progressività “

La “ progressività “  è la caratteristica di un’imposta  la cui aliquota aumenta all’aumentare dell’imponibile .  L’imposta  da pagare  aumenta quindi più che proporzionalmente  rispetto all’aumento dell’imponibile.


L’ IRPEF   è  l’imposizione fiscale sul reddito delle persone fisiche  ed   è una imposta diretta e progressiva, proporzionale all’effettiva entità di tutti i redditi percepiti dal contribuente che, di conseguenza versa, per il periodo d’imposta di riferimento, l’imposta in funzione degli scaglioni di reddito nel quale rientra, corrispondendo al Fisco il dovuto in funzione alla relativa aliquota  IRPEF
              

 In  Italia  nel 2015  le aliquote sono rimaste invariate , variando tra il 23% e il 43%, e rimarranno le stesse anche per il 2016, per poi cambiare dal 2018 quando probabilmente ( ? ) arriverà la Riforma del Fisco, secondo quanto annunciato dal governo Renzi ( ? ) .

La  pressione  fiscale  italiana  è  particolarmente  concentrata  sul  lavoro  e  sul  capitale,  cioè  sui  fattori  produttivi.  
Ciò  scoraggia  l’occupazione  e  gli  investimenti,  con  conseguenze  sul  mercato  del  lavoro,  sulla  competitività  e  sulla  crescita  economica .


Il  voler  recuperare , da parte del Governo , denaro  per  le  casse dello Stato , allo scopo di  ristabilire  una  più  equa  redistribuzione  della  ricchezza , operando   “ sic  et  simpliciter “         “ tagli “  sui  redditi  medio-alti ,  non  può  che produrre  inevitabilmente  situazioni  scarsamente remunerative  e  peraltro assai  discutibili , anche sotto il profilo costituzionale , allorquando  tali redditi  siano  validamente supportati  da  pregresse  e  consolidate  norme  legislative .

 Anche  il  voler  favorire  economicamente  determinate  categorie  di  ceti  sociali , attraverso  l’erogazione  di  “ bonus “  una  tantum  o  temporanei , ( es. 80 euro ) ,   rispetto  ad  altre  categorie  e ceti sociali , aventi redditi anche inferiori ,  che però ne rimangono esclusi ,  viene  inevitabilmente a costituire  un  sistema palesemente iniquo e  pertanto  anch’esso assai discutibile .

                              Le  proposte  di  riforma   

Prevedono  , invece ,  in  una  effettiva  e  più  giusta  soluzione idonea a  realizzare  una             redistribuzione “ della ricchezza  , e  ciò  si  può avere operando  in  misura  più  equa  nei  confronti  dei  contribuenti  e  soltanto mettendo  mano  ad  una  generale  “ revisione “  delle  aliquote  fiscali , all’interno degli scaglioni di reddito , sempre  nel  rispetto  di  quanto  è  contemplato  all’art. 53  della Carta Costituzionale .

Assicurando  un  “ reddito  minimo  “ sociale  mensile  di  euro  800 ( ottocento )  esentasse ,  a  persona , a  tutti  quei  cittadini  italiani maggiorenni  disoccupati , inoccupati , inabili , che  non  hanno  alcun  reddito  ,  ed  assicurando tale  importo  minimo  a  quelli  che  hanno  un  assegno  o  indennità  mensile  inferiore  ad  euro 800 ( ottocento ) . 

Esonerando  da  imposta  fiscale  i  redditi  il  cui  tetto  annuo  sia  sino  a  10.000  euro   e  elevando proporzionalmente  le  misure  di  aliquote  fiscali  riguardo  ai  seguenti  scaglioni  di reddito :
 A  partire dal  quarto  scaglione  , con  un  aumento  di aliquota dal 41 %  al  43 %   e  riguardo al  quinto scaglione  , con un aumento di  aliquota dal 43 %  al 45 %    e  per i contribuenti  facoltosi , che percepiscono un reddito annuo eccedente  100.000 euro , un’aliquota IRPEF  del 48 % .  

Al  fine  di  incentivare  una  robusta  ripresa  delle  attività  produttive  e  del  lavoro sarebbe  necessaria  una  drastica riduzione  delle  imposte  su  tali  attività , con possibile abolizione dell’IRAP  e  invece applicare aliquote d’imposta  proporzionali e crescenti , a partire dal 30 %  in  su , sulle rendite finanziarie  e  su  acquisti di  beni  di  lusso .

Inoltre , di  poter  disporre  di  detrazioni fiscali  dall’imponibile  ,  in  misura  del  80  %   , riguardo ai redditi sino a  28.000 euro  ( secondo scaglione )   e  in misura  del  50 %  per redditi sino  a 55.000 euro ( terzo scaglione ) di  tutte le  spese  sostenute dai contribuenti  per  beni  e  servizi  essenziali  per la salute : (farmaci , visite mediche specialistiche ) ; per l’ abitazione , per l’istruzione , per l’infanzia ,per la assistenza anziani e disabili.
Questa  ulteriore proposta  potrà  indubbiamente  ottenere  un  risultato  grandemente positivo  in  ordine alla  lotta alla evasione fiscale  e quindi  maggiori  entrate  nelle casse dello Stato ,  avendo ,  gli  utenti  dei  servizi , grande  convenienza attraverso  detrazioni  fiscali  maggiori  in proporzione  alle  ricevute  e  fatture richieste e  ottenute . 

Oneri deducibili e detraibili
Gli oneri detraibili consentono di detrarre dall’imposta una percentuale della spesa sostenuta; mentre, gli oneri deducibili permettono di ridurre il reddito imponibile su cui si calcola l’imposta lorda.
Sino  ad  ora il  Governo ha mantenuto le detrazioni fiscali al 19%, proporzionali ai consueti scaglioni di reddito .

                                             Note  sulla  “ povertà “

Considerando che nella popolazione italiana ( circa 60 milioni  e 700.000 ) vi sono  circa  4 milioni  e centomila  di  persone  in povertà assoluta , (circa  il  6,8  %  ) e  altri 6 milioni  ( circa il 10 % ) in povertà relativa . 


  Del  totale della popolazione italiana (  60  milioni  e  700.000 circa )
Il 20% più ricco (  circa 12  milioni  di persone )  detiene il 61,6% della ricchezza  , e  anche nella fascia più ricca, la distribuzione è nettamente squilibrata a favore del vertice. Infatti , Il 5% più ricco della popolazione detiene  il 32,1% della ricchezza nazionale netta., cioè circa 3 milioni  di  persone  possiedono  circa  il  32 %  della  complessiva  ricchezza nazionale 
.
Mentre   il 20%   ( 12 milioni di persone )  è  appena al di sotto del 20,9% della  ricchezza .
 Il restante 60%  ( 36  milioni  di  persone ) si deve accontentare del 17,4% della ricchezza nazionale,  e  dei  quali   il 20%  ( 12 milioni di persone ) più povere ,  ha  appena  lo 0,4 %  della ricchezza.


                                    I  dati  attuali  di   livelli  di  tassazione  sono i seguenti :  
In Italia il livello massimo di tassazione individuale corrisponde ad una percentuale pari al 43 percento che viene applicata solamente a coloro che hanno un reddito superiore a 75 mila euro l'anno. Da notare che questa percentuale massima è rimasta invariata nell'ultimo decennio, ed è inferiore rispetto ad altri paesi europei quali la Germania o il Regno Unito che hanno una percentuale di tassazione massima individuale pari al 45 percento. Infine il reddito mediano corrisponde a quasi 17 mila euro, determinando una situazione in cui la tassazione massima individuale viene applicata solamente ad una minoranza della popolazione complessiva.
Irlanda e Portogallo 48 percento  -( . In Irlanda questa percentuale viene applicata a coloro che hanno un reddito annuo pari ad almeno 32.801 euro mentre in Portogallo lo stesso livello di tassazione è previsto per chi ha entrate per un valore pari a 80 mila euro)
  Austria, Slovenia,  50 percento.( Questa percentuale viene applicata in Austria a coloro che hanno un reddito superiore a 60 mila euro l'anno, mentre in Slovenia una tassazione del 50 percento è prevista per chi guadagna più di 70 mila euro.)
 Belgio 50,3 percento ( Il livello massimo di tassazione in Belgio è pari al 50,3 percento, che viene applicato a coloro che hanno un reddito annuo superiore a quota 37.750 euro )
.     Spagna 52 percento  (  questa percentuale viene applicata solamente a coloro che hanno un reddito pari o superiore a 300 mila euro, dunque una netta minoranza considerando che il reddito mediano in Spagna  è pari a circa 13.500 euro )
                                     
             Gli    attuali  scaglioni  di  reddito  sono  i  seguenti :
I scaglione
Reddito tra 0 e 15.000 euro
Il primo scaglione IRPEF coinvolge i contribuenti con un reddito compreso tra 0 euro e 15.000 euro. In questo caso l’aliquota IRPEF è del 23%, che corrisponde – nel caso di massimo reddito per questa fascia – ad una tassazione di 3.450 euro.
Facendo un rapido calcolo, nella prima fascia sono ricompresi tutti i lavoratori che percepiscono un reddito non superiore a 1.250 euro.
II scaglione
Reddito tra 15.001 e 28.000 euro
Il secondo scaglione IRPEF è quello che comprende i redditi tra da 15.001 euro a 28.000 euro. L’aliquota riservata a questa fascia è del 27%, con una tassazione – nel caso di reddito più alto – di 6.960 euro. Sono rappresentati da tale categoria le persone con reddito mensile non superiore a 2.335 euro.
È importante evidenziare che a partire dal secondo scaglione in poi (quindi in caso di reddito maggiore rispetto a quello con aliquota base), si applica l’aliquota successiva solo per la parte eccedente di reddito.
III scaglione
Reddito tra 28.001 e 55.000 euro
Il terzo scaglione di reddito è quello compreso tra 28.001 euro e 55.000 euro, per contribuenti con un reddito massimo di 4.583 euro. L’aliquota IRPEF 2012 è fissata al 38% sulla soglia eccedente la seconda, (ossia si applica il 38% solo per la quota di reddito che supera i 28 mila euro, ai quali si applica l’aliquota precedente del 27%). In questo caso, la quota IRPEF sarà pari a 17.220 euro in caso di reddito più alto.
IV scaglione
Reddito tra 55.001 e 75.000 euro
Il quarto scaglione IRPEF coinvolge tutti i contribuenti da 55.001 euro a 75.000 euro, che presentano un reddito mensile non superiore a 6.250 euro. Per questi contribuenti, l’aliquota IRPEF sulla quota eccedente il precedente scaglione è del 41% e di conseguenza l’onere fiscale più alto sarà pari a 25.420 euro.
V scaglione
Reddito sopra i 75.000 euro
Oltre i 75.000 euro di reddito, ovvero per il quinto ed ultimo scaglione di reddito, l’aliquota IRPEF è pari al 43%. I contribuenti facoltosi, che percepiscono un reddito annuo eccedente i 75 mila euro, ovvero oltre 6.250 euro mensili dovranno corrispondere 25.420 euro più il 43% sul reddito eccedente.

Riforma del Fisco
Dal 2018, secondo quanto annunciato dal premier Matteo Renzi, arriverà la tanto proclamata Riforma del Fisco che vedrà coinvolti anche  gli   scaglioni  IRPEF     
 L’idea sembra essere quella di prevedere quattro aliquote:
  • 0%, in sostanza una nuova area esenzione per coloro che hanno redditi fino ad 8mila euro l’anno;
  • 27,5%, fino a 15mila euro;
  • 31,5%, fino a 28mila euro;
  • 42/43%, oltre i 28mila euro.
Sul fronte delle detrazioni si pensa di fissarle a 1000 euro per il lavoro dipendente (800 per i pensionati), 200 euro per il lavoro autonomo.

  Dati  statistici sulle condizioni economiche  delle  persone  e  delle famiglie in  Italia

Mercoledì 15 luglio 2015   l’ISTAT ha pubblicato un rapporto sulla povertà in Italia relativa al 2014. Dai dati risulta che il 5,7 per cento delle famiglie residenti in Italia si trova in condizione di povertà assoluta, per un totale di 4 milioni 102 mila persone: il 6,8 per cento della popolazione residente.
 Dopo due anni di aumento, l’incidenza della povertà assoluta si è mantenuta sostanzialmente stabile rispetto al 2013.
 Anche la povertà relativa risulta stabile e coinvolge, nel 2014, il 10,3 per cento delle famiglie e il 12,9 per cento delle persone residenti, per un totale di 7 milioni e 815 mila persone. Le persone più povere sono donne, minori, anziani e residenti al sud.
Ricchi sempre più ricchi, poveri sempre più poveri. Un’analisi di Bankitalia punta i riflettori sulla disparità di ricchezza in Italia, rivelando che secondo i bilanci delle famiglie relativi al 2012 il 10% dei nuclei familiari più ricchi possiede il 46,6% della ricchezza netta totale (in aumento dal 45,7% di due anni prima). Dall’indagine, che individua la soglia di povertà con un reddito di 7.678 euro netti l’anno (15.300 euro per una famiglia di tre persone), risulta che la “povertà pseudo assoluta” sale intanto dal 14% del 2010 al 16% nel 2012 e che un povero su tre è immigrato.
 In particolare, solo la metà delle famiglie ha un reddito annuo superiore ai 24.590 euro, mentre un 20% conta su un reddito addirittura inferiore ai 14.457 euro (1.200 euro al mese).
Il 10% delle famiglie a più alto reddito, invece, percepisce più di 55.211 euro.
Quello che più colpisce è l’aumento delle ineguaglianze che questo deterioramento medio sottende. La concentrazione dei redditi si è, infatti, ulteriormente accentuata rispetto ai già elevati valori del 2010″.

Anno  2015  : Le  Famiglie  più ricche  d’Italia .
Posizione
Nome
Patrimonio (in miliardi di dollari)
Posizione mondiale
Fonte
1
Maria Franca Fissolo Ferrero & famiglia
23,4
32
2
20,4
40
3
12,1
99
4
Massimiliana Landini Aleotti
10,4
121
5
7,6
174
6
Silvio Berlusconi & famiglia
7,4
179
7
6
246
8
5,2
291
9
4,1
405
10
4,1
405

                                            














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