L’ipocrita è persino
moralmente peggiore del criminale
. Riguardo al male , l’ipocrita
si nasconde vigliaccamente dietro un paravento di perbenismo ;
il criminale , quantomeno si
espone nel compiere le sue malefatte .
L’ipocrisia diventa
un male sociale
quando la politica
ne fa uno
strumento indispensabile e fondamentale per
poter governare .
UN
MONDO DI IPOCRITI
E DI CRIMINALI
E' ormai indubbio che
in questo fenomeno immigratorio italiano e internazionale c'è troppa malafede ,
sia politica che affaristica, e il cosiddetto buonismo ne fa spesso da comodo paravento.
Ma molta malafede ed ipocrisia vi è anche in chi si arroga il diritto di alzare
muri e barriere lungo i propri confini , volendo ricacciare indietro migliaia ,
milioni di esseri umani , disgraziati , abbandonandoli ad un fatale e crudele
destino , fuggiti da territori sconvolti e impoveriti da guerre, conflitti e
sfruttamenti egoistici e lucrativi di risorse locali , tutti cause provocate
proprio da chi alza ora le barriere oppure dominati da dittatori sanguinari ,
creati , sostenuti e armati dai medesimi Paesi che rifiutano questi esseri
umani resi infelici .
E' QUESTO UN MALEDETTO MONDO DI IPOCRITI E DI
CRIMINALI DI CUI TUTTI SIAMO CONSAPEVOLI E COMPLICI , PERCHE' E' PURE DA
VIGLIACCHI VOLTARE LE SPALLE E NON REAGIRE , PIUTTOSTO CHE ACCUSARE
PUBBLICAMENTE I RESPONSABILI
POLITICI DI UNA TALE TRAGEDIA .
Non potranno mai
essere valide le giustificazioni di quanti assumono che sia corretto non accogliere e pertanto
respingere tutti coloro che vogliono emigrare dal proprio Paese , dal
cosiddetto terzo mondo, e che lo fanno soltanto per il desiderio di evadere ,
di vivere in un mondo civile ed evoluto , lasciando , anche a costo della
propria vita , una terra di miserie e
povertà , da sempre ritenuta , da chi vi
ha trovato forti interessi, solo oggetto di sfruttamento di risorse energetiche
e minerarie , e soprattutto immiserendo vite umane .
Continuando così le
cose , a pagarne le spese per le drammatiche conseguenze non sono soltanto
queste infelici popolazioni , ma altresì
saranno anche le nostre comunità , del cosiddetto mondo civile , in un domani non lontano , nel momento in cui
non sarà più controllabile, né contenibile un flusso migratorio sempre maggiore
, peraltro SFRUTTATO da
organizzazioni che lucrano
sulla pelle di
milioni di poveri e disgraziati
esseri umani , mentre i Governi dei Paesi occidentali sono occupati a partecipare a discussioni , fattivamente inutili e pretestuose , ma molto di più
impegnati a fornire armi ai vari dittatori proprio in quegli Stati nei quali gli stessi dittatori provocano
l’esodo drammatico di masse
imponenti a causa di violenze
e persecuzioni , eccidi .
Tutto ciò avviene in assenza di interventi da parte dell’ ONU , che dovrebbero esservi per evitare
che in quelle regioni del
mondo tali tragedie continuino
a verificarsi .
Nel passato , quando i
mezzi di comunicazione e di conoscenza erano
ancora molto limitati , dal punto di vista tecnologico , le popolazioni sono
state facilmente condizionate dai
rispettivi particolari regimi politici vigenti , che hanno fatto
valere il loro potere attraverso sistemi
di una informazione . che è stata territorialmente ben controllata e quindi opportunamente gestita e limitata nella conoscenza e consapevolezza pubblica
dei fatti e degli avvenimenti , che
di volta in volta accadevano nel mondo .
Nel ventesimo secolo ,
già attraverso la diffusione dei giornali
e delle comunicazioni radio , lo spettro di conoscenza popolare si è via
via allargato , consentendo a milioni di
persone di avere contezza di notizie importanti riguardanti situazioni sociali
e politiche di paesi diversi .
Al giorno d’oggi , con
l’avvento dei mezzi telematici , di internet , della televisione , degli apparecchi cellulari
collegati con sistemi satellitari , si
può ben affermare che le possibilità di informazione sono diventate pressoché illimitate nello spazio ed anche istantanee e alla portata di
chiunque .
Ne consegue che come appare praticamente quasi
irreale il fatto che possono ancora esservi individui , che pur in situazioni precarie e
difficili non siano ancora in grado , con gli attuali mezzi , di poter
comunicare con l’esterno e con altri e quindi di non poter avere conoscenza di quanto
vi avviene , così emergono in
tutte le loro contraddittorie
manifestazioni fenomeni ,
purtroppo diffusi , di comportamenti individuali e nell’ambito
sociale di molta sensibilità emotiva e
di protezione verso gli animali , specie di quelli domestici , ma di scarsa
sensibilità , se non proprio di indifferenza , verso piccoli o adulti esseri umani ridotti in condizioni di evidente indigenza e
sofferenza , e che rischiano di morire
nel silenzio colpevole della opinione pubblica .
Appare , allora , in tutta la sua
evidenza che nella nostra società vi sono molti
individui che di ipocrisia fanno
un comodo uso e che per questo sono moralmente
da condannare e da denunciare . Da un lato essi dimostrano
atteggiamenti moralistici
e religiosi , ma nel contempo praticano
, specie nel campo del sociale , come in quello politico, interessi
personali di natura economica o affaristica , di
sfruttamento nei confronti di drammatiche realtà umane .
Non è stata
sufficiente l’esperienza nefasta delle due guerre mondiali che hanno visto
atrocità e violenze inaudite , perpetrate nel primo cinquantennio del 1900 , con decine e decine di milioni di morti ammazzati
( stime in difetto , di circa 17 milioni
nella prima guerra mondiale e circa 19
milioni nella seconda ) , trucidati da bombe , da armi atomiche e chimiche , da
gas letali e bruciati in forni crematori
?
Ciò non è bastato , per dar fine a tante
crudeltà ! Anzi , il ventunesimo secolo
continua ad essere teatro di interventi bellici
, in cui sono coinvolte Potenze a
livello internazionale .
Drammatiche e tragiche situazioni che registrano milioni di persone inermi , costrette a subire inaudite violenze e distruzione in
conflitti armati ed attentati in Paesi del medio oriente e africani . Atti
terroristici e attentati anche in Paesi del Continente europeo e
americano . Ancora una volta migliaia di
cadaveri , lasciati abbandonati sulle strade , resi irriconoscibili dalle
deflagrazioni delle bombe , corpi
bruciati dalle fiamme o orrendamente mutilati , anche da armi
chimiche , case distrutte dal fuoco e dalle deflagrazioni , cui si uniscono le
grida di dolore e di disperazione delle madri che stringono in petto
corpicini senza vita , bambini che
piangono , smarriti e terrorizzati in cerca di genitori
che non rivedranno mai più .
Milioni di profughi in cerca di salvezza , in
una drammatica catena sempre più lunga e
disperata e che non avrà fine se non vi sarà effettivamente e realmente
una “ VOLONTA’ comune , una decisione
comune per arrestare la
prosecuzione dei conflitti bellici
, che potrebbero espandersi e degenerare
facilmente , e determinare lo scoppio di una terza catastrofica guerra mondiale .
Lo strumento
più potente e più efficace
per poter porre fine a
tali massacri e per scongiurare un altro conflitto mondiale è soltanto quello
della “ DIPLOMAZIA “ , attraverso
gli accordi politici
a livello internazionale , fra “ tutti
gli Stati delle
Grandi Potenze mondiali nella competente sede dell’ O.N.U.”
Tutti noi cittadini , abbiamo il diritto ed
anche il dovere nei confronti delle nuove generazioni , di far sentire
pubblicamente la nostra voce , il nostro
appello alla Pace , presso gli Organi politici e
Istituzionali dei vari Stati , ivi
compreso lo Stato del Vaticano , per richiedere formalmente che i rappresentanti di ogni Governo dei
Paesi facenti parte dell’ O.N.U.
si riuniscano in seduta permanente
sino a giungere ad un accordo
fra le Potenze interessate
in modo da porre fine al più
presto , prima che sia troppo tardi , ai
conflitti armati nei
territori medio orientali e africani .
CONDIVIDI , ANCHE
TU !
TRASMETTI E
DIFFONDI QUESTO APPELLO
ALLA PACE !
E’
SBAGLIATO RINUNCIARE A
REAGIRE , RITENENDO
CHE SIA INUTILE
ASCOLTA LA
VOCE DELLA TUA
COSCIENZA , DEL TUO
CUORE !
In
nome di una
Giustizia Universale che difenda
i popoli offesi da orrendi crimini , si richiede il deferimento alla
Corte Penale Internazionale nei
confronti di quei soggetti che , dopo le
opportune indagini esperite dai competenti organi internazionali , vengano accusati
di :
1)Crimine di genocidio. La
relativa definizione contenuta all’articolo 6 dello Statuto di Roma rispecchia
quella presente all’art. II della Convenzione per la prevenzione e la
repressione del crimine di genocidio del 1948 e la corrispondente norma di
diritto internazionale consuetudinario.
2)Crimini contro
l’umanità. L’articolo 7 dello Statuto di Roma enumera 11
diverse tipologie di atti ascrivibili alla categoria di crimini contro
l’umanità purché questi siano stati commessi “nell’ambito di un attacco esteso
e sistematico contro una popolazione civile con la consapevolezza
dell’attacco”.
3)Crimini di guerra. ( art.
8 )
Lo Statuto limita la giurisdizione della Corte a
queicrimini di guerra commessi come
parte di un piano o di una serie di crimini su larga scala.
Un
elemento importante riguardo alla trattazione dei crimini di guerra presente
nello Statuto di Roma è il riconoscimento deicrimini di guerra anche nel
contesto di conflitti di carattere non internazionale. L’articolo 8 infatti include disposizioni
relative a crimini commessi nel contesto di conflitti internazionali
(violazioni gravi delle quattro convenzioni di Ginevra e le altre violazioni
gravi delle leggi ed usi di guerra nel quadro consolidato del diritto
internazionale) e conflitti a carattere interno (violazioni gravi dell’art. 3
comune alle quattro convenzioni di Ginevra e altre violazione gravi delle leggi
ed degli usi applicabili ai conflitti di natura non internazionale desumibili
dal quadro consolidato del diritto internazionale).
LA CORTE PENALE INTERNAZIONALE
La Corte
penale internazionale è la prima giurisdizione internazionale permanente
competente a giudicare individui responsabili dei più gravi crimini di
rilevanza internazionale.
LoStatuto della Corte penale
internazionale, adottato al termine della Conferenza
Diplomatica di Roma il17 luglio 1998,
è entrato in vigore il1º
luglio2002a seguito del deposito del
60esimo.
Ad oggi gliStati
Partesono
124[2](giugno 2016), ben più della metà dei 193
stati membri dell'ONU.
Ai sensi dell’art. 12 dello Statuto di Roma, la Corte penale
internazionale può esercitare la propria giurisdizione sui crimini commessi nelterritorio di uno Stato parteo sui crimini commessi da uncittadino
di uno Stato parte.
La Corte esercita la propria giurisdizionesolamente
su persone fisichesospettate
di aver commesso fattispecie criminali previste dallo Statuto. E’ esclusa la
possibilità che la sua competenza possa affermarsi nei confronti di Stati, di
persone giuridiche (art. 25) e di individui minori di 18 anni (art. 26).
La competenza ratione materiae della Corte è delineata
dall’art. 5 dello Statuto. Esso prevede che la Corte possa attivarsi soloin
presenza dei più gravi crimini di rilevanza internazionale(c.d.core
crimes): genocidio, crimini contro l’umanità, crimini di guerra
e, soggetto ad alcune condizioni, il crimine di aggressione.
La ricchezza di un Paese è un
obiettivo che deve essere sempre perseguito
in ogni progetto politico ed economico . Ma essa diventa un fattore
negativo se nell’ambito della società si manifesta un accumulo di ricchezza nella
disponibilità di una minoranza di persone , mentre si accentuano e si diffondo situazioni di povertà , anche assoluta , nell’ambito
della stessa comunità sociale . Allora , la Politica , attraverso i suoi
organi istituzionali , Parlamento e
Governo , ha il dovere di intervenire in modo strutturale al fine di
porre rimedi a una tale drammatica distorsione , prima che essa possa
dar luogo a sollevazioni popolari anche gravi contro la politica stessa e contro coloro che
nella gestione delle risorse pubbliche hanno
responsabilità . E’ previsto nella
nostra Costituzione , art. 53 , che : “ Tutti sono
tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità
contributiva . Il sistema tributario è
informato a criteri di progressività”. Sulla base e in
osservanza di quanto è prescritto nella Costituzione , gli Organi Politici e
istituzionali hanno il dovere e il
potere di trovare soluzioni a tale
drammatico problema attraverso una vera
e propria Riforma strutturale del “Sistema fiscale “ , con
adeguamenti volti a riformulare in
aumento le aliquote fiscali , nei loro valori percentuali , nei confronti di
coloro che , sulla base degli accertamenti prescritti
dalla legge , vengono riscontrati
di
avere redditi e rendite di capitali più elevati
e quindi maggiore capacità
contributiva e conseguentemente poter ricavare maggiori introiti tributari ed aumenti del gettito fiscale , utili al fine di
realizzare una più equa redistribuzione della ricchezza nazionale a favore delle classi sociali più deboli , consentendo ad esse
di percepire , quanto meno , di
un reddito minimo individuale , per ogni
cittadino che risulti essere senza alcun
reddito e di poter usufruire di
esenzioni oppure di
opportuni importanti sgravi
e detrazioni fiscali
riguardo a spese
sostenute per beni essenziali
da famiglie a basso reddito.
A questo punto , si tratta solo di “ volontà politica “
, da parte del Governo , cioè
nel volere o meno intervenire fiscalmente nei confronti di classi sociali privilegiate , nei confronti
di società economiche aventi elevate posizioni nei mercati finanziari , nei confronti di quanti
risultano godere di un tenore di vita
lussuoso ; tutti interventi che gli Organi preposti dello Stato possono
ben realizzare ed anche
efficacemente usando i mezzi e gli strumenti di indagine
più avanzati tecnologicamente ,
attraverso tutte le possibili interconnessioni con
altri apparati pubblici
e fiscali anche internazionali ed
altresì attraverso norme legislative che prevedano pene più severe , anche
penali restrittive della libertà personale nei confronti
dei grandi evasori
fiscali .
E’ solo fantapolitica o pura demagogia far credere di poter fermare ,
attraverso il respingimento o il rimpatrio forzoso oppure attraverso le vie diplomatiche o
fantomatici inteventi dell’ O.N.U. , il drammatico fenomeno della continua
migrazione di migliaia e migliaia di
esseri umani, dai vari Paesi del Continente Africano e da quelli del Medio
Oriente, stravolti da confitti sanguinari inarrestabili e dove prevalgono
enormi interessi politici-economici speculativi da parte di potenze
internazionali , che certamente non sono interessate a ristabilirvi la pace ?
Per evitare che continuino
incontrollati gli imbarchi abusivi e si moltiplichino i tragici episodi di morti annegati nelle
acque dei nostri mari, è assolutamente
indispensabile che le forze navali di tutti i Paesi europei abbiano la
possibilità di effettuare assidui controlli
e quindi di pronto intervento
quanto più in prossimità di quelle coste da cui partono o potrebbero partire i barconi ;
Inoltre, è necessario che l’accoglienza nei confronti di tutti questi
poveri e disgraziati esseri umani sia curata , con intelligenza organizzativa e con senso umanitario non soltanto da parte di quel Paese che si trovi
nel frangente di riceverli ; cioè ,
attraverso un’organizzazione amministrativa che provveda ad ogni indispensabile
, basilare fabbisogno logistico ed alla identificazione e registrazione dei dati personali di tutti i
profughi ;
Ma è
indispensabile che tutti i Paesi
della Unione Europea si prendano carico con urgenza della gravità del
fenomeno migratorio, assumendo le dovute responsabilità politiche , economiche
e amministrative , attraverso provvedimenti operativi , interventi che
garantiscano misure di trasparenza ed equità
riguardo all’integrazione dei profughi nei diversi Paesi della stessa
Unione Europea;
Il decidere di non accogliere più migranti profughi , impedendo a loro fisicamente di
entrare nel territorio di questo
o di quel
Paese, e contestualmente non
riuscire a fermare
il processo migratorio
da quei territori dove
persistono gravi situazioni
di conflitti armati o di
fame , miseria , carestia ,
tale situazione determinerà inevitabilmente un
pericolosissimo aggravamento del
fenomeno stesso ; nel
senso che nessuno
potrà riuscire a
fermare gli inarrestabili
tentativi di fuga di migliaia e
migliaia di persone e che un prossimo
domani diverranno milioni
e ciò certamente
creerà condizioni di
contrasti sociali assai
gravi ed esplosivi , con
conseguenze negative a livello politico e
di rischio per
la stessa pace e stabilità democratica nell’ambito dei Paesi della Unione Europea.
Ogni ulteriore atteggiamento
“ attendista “ degli eventi
da parte di
quegli Organi politici
che , invece , hanno il
dovere di intervenire
tempestivamente e decisamente
sul gravissimo problema ,
va pubblicamente e
costantemente denunciato e
condannato da tutti quei
cittadini che si
sono resi perfettamente
consapevoli della pericolosità
del fenomeno , cercando di
far aprire gli
occhi e le
coscienze a quanti
politici e amministratori pubblici
che invece sottovalutano ,
colpevolmente , la situazione.
Ogni essere umano ,di qualsiasi razza
appartenga, è una preziosa risorsa per la vita sociale di una comunità ;
in ogni città o paese . piccolo o grande che sia , non mancano mai le necessità
di interventi di lavoro , di pulizia , di manutenzione , di
ristrutturazione e rifacimento per opere pubbliche o private
, strutturali e zonali , territoriali , nonché di servizi nel terziario.
Sarebbe sbagliato ed anche rischioso non tenere nel
giusto conto , riguardo al fenomeno della emigrazione e quindi integrazione , l’importanza
del mantenimento e del bisogno delle rispettive identità , degli usi , delle credenze
religiose , delle tradizioni sia delle
popolazioni immigrate ,sia di quelle ospitanti.Sarebbe errato pretendere , invece , l’abbandono degli stessi usi e costumi e tradizioni come condizione
per ottenere accoglimento da parte della
comunità ospitante . Così come sarebbe
ugualmente sbagliato e rischioso il voler realizzare una integrazione di queste
popolazioni senza pretendere da parte
delle stesse il rispetto degli usi e costumi vigenti nei luoghi in cui vengono
ospitati . L’integrazione è un fenomeno di
rapporti sociali, necessariamente graduale sotto l’aspetto dell’inserimento nel
contesto sociale e civile , ma che deve partire innanzi tutto dal rispetto e dalla
osservanza da parte di tutti delle leggi in vigore nel Paese ospitante , e che si
può ben realizzare solo attraverso un
graduale e progressivo adeguamento degli immigrati alla vita sociale , quella della
per loro nuova comunità , come anche
attraverso uno spirito di adattamento della presenza degli immigrati stessi
da parte dei cittadini residenti. Un processo e un fenomeno certamente non
facile da attuarsi , ma verso il quale è il tempo il fattore determinante.
INTEGRAZIONE E TERRORISMO
Ragioniamo insieme , ……i terroristi islamici sono individui
votati alla morte . Essi compiono atti di estrema violenza ,
capaci di annientare con un sol gesto decine e decine di vite umane ;
immolando la propria vita in nome di Allah .
Essi sono pervasi di un fanatismo religioso , ma anche politico
e culturale ? Sicuramente sì , essi sono spinti da una “ fede
“ , che li rende , al contempo , eroi di un idealismo culturale e religioso
, ma anche strumenti di un potere politico.
Per la cultura occidentale essi altro non sono che criminali ;
tutto ciò che essi compiono fa parte del “crimine “ , perché atti
criminosi sono quelli che sono compiuti a partire dalla preparazione di
attentati , sino alla esecuzione degli stessi , provocando
morti e stragi di altri individui
. Ma vi è un aspetto di estrema importanza che deve
essere posto in evidenza , attraverso una domanda :
Tutti
questi atti violenti vengono commessi in una situazione di pace
oppure di guerra ?
Non si può nascondere che si tratta di una vera e propria guerra in atto ,
a livello globale , anche se diversa nelle modalità dalle guerre del passato.
Una guerra in cui non vi sono forze armate contrapposte , organizzate , pronte
a scontrarsi , ma due “mondi “ , due “civiltà “ due “
religioni” , che si differenziano , da una parte l’Occidente , dall’altra
l’Oriente ; popolazioni e paesi di milioni e milioni di persone , che si sono formate
nei secoli attraverso culture , esperienze , storie , religioni , usi e costumi
sociali che si rivelano radicalmente diversi , gli uni dagli altri
.
Con ciò si deve necessariamente affermare che sia incompatibile la
convivenza fra questi due
mondi ?
No , non è così . La convivenza potrebbe realizzarsi , ma soltanto a
condizione che ciascuno dei due mondi sia messo in condizione di poter
praticare in modo autonomo e senza interferenze disturbatrici le proprie
rispettive regole di vita sociale e religiosa. Esempi positivi ve ne sono
stati molti nel passato ..
Questo può benissimo accadere in periodi di convivenza pacifica e fra
persone che non estremizzino i rapporti sociali .Ma attualmente la realtà è ben diversa . In periodi come quelli
attuali , nei quali si stanno verificando in interi Paesi del Medio
Oriente e nel Continente Africano , conflitti armati , estremamente
cruenti e violenti , volti all’impossessamento di risorse petrolifere e
di gas , da parte di potenze rappresentate da Paesi sia occidentali sia
orientali e quindi , conflitti a livello globale , mondiale.
In sostanza , gli episodi bellici degli ultimi anni , dalla fine
della seconda guerra mondiale ad oggi , che hanno visto la caduta dei
regimi dittatoriali , in Iraq con Saddam Hussein , in Afganistan con Bin
Laden e in Libia con Gheddafi , sono stati provocati in tutti
questi casi da interventi di paesi occidentali , interessati al controllo
e allo sfruttamento delle locali risorse energetiche . Questi accadimenti
hanno risvegliato nelle rispettive popolazioni di origine musulmana
antiche e mai sopite ambizioni di potere e conseguentemente anche
accentuato contrasti tribali e religiosi , specialmente fra Sunniti e Sciiti ,
che si sono estesi enormemente interessando quasi tutte le aree dei
paesi medio-orientali e anche africani e il nascere di movimenti
insurrezionalisti islamici , sviluppatisi adesso , in un vero e effettivo
impero del “ Califfato “, estremamente rigido e cruento . Il progetto del
Califfato è di natura politico-militare ed è volto a stabilire il
predominio assoluto dell’Islam non solo sul mondo medio-orientale , ma anche
sul continente africano. Ciò si sta realizzando attraverso azioni cruente
, attentati , atti terroristici nei territori di Paesi europei ,
posti in essere da gruppi islamici estremisti , già da tempo
lì residenti , organizzati e diretti dal Califfato , finalizzati a
indurre i governi dei suddetti Paesi alla resa , ad abbandonare ogni intenzione
di intervenire nelle aree di loro interesse .
Man mano si sta assistendo ad un progressivo , inarrestabile processo
di destabilizzazione a livello globale , in cui sono messi in discussione
e da ridisegnare i vecchi confini territoriali , già determinati da
accordi internazionali nel dopo guerra , sia in Medio Oriente , sia in Africa ;
come anche le influenze e gli interessi dei Paesi ex
colonialisti .
In tale contesto di conflittualità generale , si rivela in
tutta la sua drammaticità e anche tragicità , il fenomeno delle
migrazioni di massa , di popolazioni intere , dalla Siria , da Iraq , da
Regioni dell’Africa , che vede milioni di persone costrette a
subire le sofferenze più atroci , la perdita di vite umane , di familiari ,
della casa e di tutti i beni , errando come disperati in territori stranieri e
ostili , appare scontato che le cosiddette “ diversità “ generino
sentimenti di odio , di desiderio di vendetta , di manifestazioni di violenza ,
anche estrema , sotto forma di atti terroristici , e che
questi atti siano perpetrati proprio da chi per
anni è vissuto pacificamente in un Paese che lo ha ospitato ,
ma che è coinvolto attivamente nel contesto dei conflitti armati.
Per
questi motivi , ogni azione violenta , gli atti terroristici , ed anche
interventi di guerra vanno tutti e da tutti decisamente
condannati . Vanno perseguiti e condannati duramente tutti coloro che commettono
crimini atroci , attentati , omicidi di persone innocenti ; come è
giusto e doveroso difendere adeguatamente la vita e la sicurezza
delle persone , dei cittadini di un Paese , che si trovi in pericolo da
attacchi , aggressioni provenienti sia dall’interno che dall’esterno.
Per
evitare che episodi tragici come quelli sino ad ora accaduti
, possano degenerare in tragedie umane di proporzioni ancora peggiori , è
giusto e doveroso non smettere mai di invocare la pace ; è doveroso , oltre che
un diritto ,da parte di ciascuno di noi , impegnarsi nella vita di tutti
i giorni affinchè prevalgano nella nostra comunità i
valori umani , di solidarietà , di pacifica convivenza civile , di
onestà , e fare in modo che tali valori non siano sopraffatti , soffocati
, ma anzi che essi risultino vittoriosi nella
lotta contro gli interessi di potere e di arricchimento
perseguiti da coloro che gestiscono le leve di comando.
I tre cardini sui quali si impernia lo sviluppo di una società umana
, sono costituiti dal “ Pensiero “ dalla
“ Economia
“ e dalla “ Religione
“ .
Il Pensiero, inteso come sviluppo delle idee filosofiche e delle ideologie
politiche e sociali ; la Economia , intesta come sviluppo
dei rapporti sia commerciali , sia monetari fra le parti sociali ; la Religione , intesa come
sviluppo del concetto della Divinità e dei principi morali e spirituali.
Il fenomeno della “ Globalizzazione “ , inteso come evento
tipicamente moderno ed attuale , viene ad interessare contestualmente
tutti e tre i fattori . Nei casi in cui la
globalizzazione si manifesta con le trasmigrazioni di intere
popolazioni da un continente all’altro , da un Paese all’altro , per motivi e
necessità contingenti alla sicurezza sociale e alla sopravvivenza ,
queste determinano inevitabilmente il confronto diretto di ideologie
diverse , di modi diversi di vivere usi e costumi e tradizioni e generano
il grave problema delle possibili “ integrazioni “. Un problema che si
appalesa complesso , inevitabilmente difficile e effettivamente
irrealizzabile in modo completo , per le differenti caratteristiche
etniche e modalità di convivenza sociale , fra la comunità residente e quella
ospitata, e differenze che si radicalizzano attraverso la creazione
di aree abitative e residenziali fisicamente separate fra le
comunità medesime .
Purtuttavia , vi sono anche molti casi di integrazione
vera e propria , che si verificano nel tempo , da singoli individui
, da una generazione all’altra , specie in certi ambiti sociali , come nel
mondo del lavoro e professionale oppure nella politica , nelle
istituzioni .
La globalizzazione
economica è un fenomeno determinato dalle leggi del mercato , che
interessano sia gli scambi di beni e servizi , sia i rapporti finanziari
regolati dalle norme fiscali e monetarie. La abolizione dei dazi ha
determinato il libero scambio delle merci e la unificazione
monetaria , consentendo condizioni di stabilizzazione e
difesa della moneta , la massima facilitazione dei rapporti
finanziari e quindi migliori condizioni di competitività fra imprese
commerciali e industriali e conseguentemente più occasioni di
effettivo sviluppo economico e sociale dei paesi interessati .
Vi è però da evidenziare che la suddetta globalizzazione economica
può realmente determinarsi come fenomeno positivo e costruttivo
soltanto se nell’ambito dei Paesi interessati siano vigenti anche norme
precise e comuni in ordine alle regole fiscali , ai trasferimenti di capitali ,
ai controlli sulle gestioni del denaro da parte degli istituti bancari
e sui rapporti societari . In caso diverso e negativo , la sola
globalizzazione monetaria , senza quella riguardante le norme
fiscali , viene ad essere causa di situazioni economiche più
difficoltose fra un Paese e l’altro e quindi causa di gravi
disuguaglianze fra ceti sociali e sofferenze delle classi meno abbienti.
Riguardo alla Religione , sarebbe un assurdo
parlare di facile o facilmente possibile “
globalizzazione” fra comunità diverse . Infatti , questo è un
fattore sociale estremamente delicato e complesso ; differente e
radicato in ogni particolare comunità e motivo per cui
ogni appartenenza religiosa viene a costituire fra comunità diverse
l’elemento
divisorio per eccellenza , e giammai un fattore globalizzante.
Semmai , può sussistere una convivenza civile fra comunità diverse
soltanto
nel pieno ed assoluto rispetto delle rispettive attività di culto e
manifestazioni religiose , atteso che queste stesse non
violino le leggi statuali e di ordine pubblico vigenti nel
Paese.
Diventa sempre più allarmante e pericoloso il fenomeno del terrorismo .
Esso viene attuato con sempre maggiore frequenza e drammaticità nei Paesi
dell’Occidente europeo e Americano ,attraverso attentati
eseguiti con metodi sempre più difficili da prevenire , in quanto
posti in essere da singoli individui , adepti dell’estremismo islamico, utilizzando
la sorpresa, anche con strumenti e mezzi di uso comune ,
ma che diventano letali a causa della violenza esercitata , su
persone che si trovano in condizioni di non potersi difendere.
Nei Paesi Europei e Occidentali la propaganda estremista
islamica ( internet e carceri ) , utilizza due canali distinti ; da un lato
quello della rivendicazione del dominio poltico e reale assoluto del mondo
islamico sui territori medio orientali e su quelli africani già occupati
da popolazioni musulmane , ma che e purtroppo sono divenuti teatri
di guerra per gli interventi armati di Paesi Occidentali e per i
conflitti armati fra le fazioni Sciite e sunnite del mondo islamico ; dall’altro
lato quello della pretesa supremazia su qualsiasi altra religione , della
fede religiosa musulmana e maomettana , quindi della “ Sharia “ (
sciaria ) come unica e autentica legge applicabile alla vita
sociale umana , prescritta dalla legge del Corano.
In
tale quadro , il futuro non potrà che riservare eventi drammatici e tragici di
portata sempre maggiore , per tutte le popolazioni del mondo , a
meno che nel contesto mondiale , politico e istituzionale ( ONU e Potenze
mondiali occidentali e orientali ) , non verrà finalmente deciso di
interrompere ogni intervento militare sui territori dove sono in atto teatri di
guerra , e ristabilire possibili condizioni di pace e per un ritorno ad una
normale vita sociale delle popolazioni originarie , lasciando a loro stesse
le autodeterminazioni da prendere in campo politico e
sociale.
IN NOME
DEL POPOLO SOVRANO
( art. 1 della Cost. Italiana )
Per il
futuro dell’Italia , dei nostri giovani , che sia di progresso e di sicurezza ,
liberiamo il nostro Paese dal marciume delle mafie , dai corrotti , dagli speculatori , instaurando un Ordine Democratico di
Giustizia Sociale e di
Legalità , di Libertà d’informazione
, un
sistema politico sano , costituito da personalità autorevoli , oneste , culturalmente preparate e politicamente competenti
.
Si sente dire spesso : “ Anni fa tutto
era diverso . C’erano i veri partiti , ideologicamente diversi gli uni dagli
altri , che vedevano la partecipazione della gente , nelle piazze , nei circoli
, nelle varie sedi politiche , a parlare , discutere , anche e spesso
animatamente, sui simboli , sulle idee , sui progetti , con la passione di una
fede che non temeva ostacoli e che trovava la propria dignità , il valore dei
propri principi sociali e politici anche attraverso la contrapposizione , il
duro confronto. Si vedeva l’esaltazione della folla verso mitiche personalità ,
uniche , di leaders irripetibili , per fascino e carisma , ma soprattutto per
capacità di infondere e dar prova di fiducia.
Oggi : I partiti si sono disgregati . Si
formano e mutano continuamente veste , simboli , denominazione , aggregazioni
più o meno improvvisate di personaggi culturalmente mediocri , parolai e
contraddittori nei fatti , interessati a formare raffazzonati gruppi politici ,
in una corsa disordinata , senza regole , anzi spesso scorretta , con
l’esclusivo obiettivo di acquisire potere , di raggiungere posizioni e posti
istituzionali rilevanti , specie in quegli enti pubblici che offrano le
occasioni migliori per intrecciare , spesso in modo subdolo , affari , di tipo
economico e finanziario , speculazioni e finalità di lucro a livello personale
e familiare. Taluni affermano che ciò è dovuto anche ad un cambiamento della
società civile , ad un cambiamento di mentalità , di costumi e di visione della
stessa morale . Ma questo , anche se in parte è vero , non giustifica la politica di oggi e tutti coloro che la sostengono
perché trovano in essa una qualche convenienza o interesse
personale .
Un teatro disgustoso e deprimente , in
cui i politici attori recitano più che altro per se stessi , davanti ad un
pubblico sempre più rado , faziosamente interessato , oppure indifferente , apatico ; attori , però , che
purtroppo tengono nelle loro mani le redini del potere e di decidere sulle
sorti della vita sociale delle persone , messe sempre più a rischio a causa di
comportamenti ed atti disonesti , perpetrati da individui senza scrupoli ,
sulla gestione delle risorse pubbliche. Una situazione davvero drammatica , che
non vede altra soluzione se non attraverso un intervento
popolare , eseguito massicciamente , per
riportare la possibilità delle scelte politiche nel potere sovrano del popolo ,
allo scopo di riuscire a porre fine ad un sistema che è degenerato sotto il
profilo sociale e anche etico e morale e
che se perdurante , può cagionare ancora più danni alla vita sociale del Paese.
Il fenomeno dei
voltagabbana fra i politici italiani è un chiarissimo esempio di strafottenza
ideologica , di menefreghismo della parola data , di incoerenza , di
opportunismo personale , quindi comportamenti chiaramente disonorevoli che
dovrebbero comportare de iure le dismissioni dalla carica politica e
istituzionale . Purtroppo , però , nulla di tali provvedimenti succede ,
nessuno può intaccare gli interessi che si intrecciano nell'olimpo degli
onorevoli dei A questo deplorevole fenomeno si accompagna , favorendolo ,, anche
una sorta di mentalità di tanti , troppi elettori , i quali non si
scandalizzano affatto di tali comportamenti camaleontici . Per loro è
sufficiente che il proprio politico riesca a soddisfare comunque i favori a lui
richiesti , anche nei modi e nelle condizioni che il politico stesso ritiene
più utili e opportune.........anzi , egli dà prova di sapersi bene e meglio
destreggiare per trovare le migliori convenienze. .................Questa è la
vera morale della politica italiana ?
In questo caso , dobbiamo dire , non come gli
inglesi : God save the queen ( Dio salvi la regina ) , bensì : Dio salvi gli onesti .
La ricchezza di un
Paese è un obiettivo che deve essere sempre perseguito in ogni progetto politico ed economico . Ma
essa diventa un fattore negativo se
nell’ambito della società si manifesta
un accumulo di essa nella disponibilità di una minoranza di persone , mentre si accentuano e si diffondo situazioni di povertà , anche assoluta , nell’ambito
della stessa comunità sociale . Allora , la Politica , attraverso i suoi
organi istituzionali , Parlamento e
Governo , ha il dovere di intervenire in modo strutturale al fine di
porre rimedi a una tale drammatica distorsione , prima che essa possa
dar luogo a sollevazioni popolari anche gravi contro la politica stessa e contro coloro che
nella gestione delle risorse pubbliche hanno
responsabilità . E’ previsto nella
nostra Costituzione , art. 53 , che : “ Tutti sono tenuti a concorrere alle
spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva . Il sistema tributario è informato a criteri
di progressività “.Sulla base e in osservanza di quanto è prescritto nella
Costituzione , gli Organi Politici e istituzionali hanno il dovere e il potere di trovare
soluzioni a tale drammatico
problema attraverso una vera e propria
Riforma strutturale del “Sistema fiscale
“ , con adeguamenti volti a riformulare
in aumento le aliquote fiscali , nei loro valori percentuali , nei confronti di
coloro che , sulla base degli accertamenti prescritti
dalla legge , vengono riscontrati
di
avere redditi e rendite di capitali più elevati
e quindi maggiore capacità
contributiva e conseguentemente poter ricavare maggiori introiti tributari ed aumenti del gettito fiscale , utili al fine di
realizzare una più equa redistribuzione della ricchezza nazionale a favore delle classi sociali più deboli , consentendo ad esse
di percepire , quanto meno , di
un reddito minimo individuale , per ogni
cittadino che risulti essere senza alcun
reddito e di poter usufruire di
esenzioni oppure di
opportuni importanti sgravi
e detrazioni fiscali
riguardo a spese
sostenute per beni essenziali
da famiglie a basso reddito.
A questo punto , si
tratta solo di “ volontà politica “ , da
parte del Governo , cioè nel
volere o meno intervenire fiscalmente nei confronti di classi sociali privilegiate , nei confronti
di società economiche aventi elevate posizioni nei mercati finanziari , nei confronti di quanti
risultano godere di un tenore di vita
lussuoso ; tutti interventi che gli Organi preposti dello Stato possono
ben realizzare ed anche
efficacemente usando i mezzi e gli strumenti di indagine
più avanzati tecnologicamente ,
attraverso tutte le possibili interconnessioni con
altri apparati pubblici
e fiscali anche internazionali ed
altresì attraverso norme legislative che prevedano pene più severe , anche
penali restrittive della libertà personale nei confronti
dei grandi evasori
fiscali .
Sono stanco e arcistufo
di assistere a salotti in tv , diretti dai vari giornalisti , ad
interminabili discussioni in cui si confrontano , si scontrano a turno
personaggi politici , scrittori ,
giornalisti , filosofi , psicanalisti , sproloquiando su problemi che attengono e che affliggono la
vita di milioni di cittadini , dimostrando la nullità e la insussistenza
delle rispettive proposte e soluzioni , ma soprattutto una spudorata
sfacciataggine ed ipocrisia ( dato che tali
proposte non vengono mai realizzate ) , e solo
una voglia di esibizionismo , una
dimostrazione di squallido protagonismo
, che purtroppo però viene ogni volta e a
ciascuno ben ricompensata , con soldi pagati da noi cittadini.
Una Nazione , un
Paese ( per come viene indicata oggi la Nazione ) , in cui vengono scoperti in modo periodico e sistematico scandali di corruzioni , di malcostume , di truffe , di
ruberie di ogni genere a livelli politico-istituzionali , comportamenti
illeciti in grosse e importanti attività imprenditoriali e di appalti pubblici ,
in attività speculative finanziarie che
cagionano fallimenti , bancarotte , e danni economici rilevanti in danno di comuni risparmiatori ; un Paese in cui non esiste più una
demarcazione netta fra attività mafiose vere
e proprie e attività istituzionali ,
essendosi intrecciate fra loro in affari di allarmante criminalità
autentica. Un Paese siffatto , in cui il mondo politico dei partiti , confuso e
conflittuale, continua imperterrito in
attività pretestuose volte prevalentemente a ricercare e ottenere posizioni di
potere , onde ricavare interessi personali dei vari esponenti , per favori
ad amici e compagni ; un Paese in
cui le finanze pubbliche registrano il
rosso per decenni e decenni , accumulando
debiti statali enormi a livello
internazionale e segnando posizioni di
quasi stagnazione economica con troppo deboli segnali di crescita rispetto
agli altri Paesi europei , con un aumento della disoccupazione troppo elevato
riguardo alla classe giovanile, con un tasso di povertà molto elevato in ceti sociali ridotti senza alcun reddito o
con assegni di fame , mentre una
minoranza di cittadini riesce a ricavare profitti sempre più alti , evadendo il
fisco , lucrando sulla povera gente , favoriti da agevolazioni , anche normative , che consentono a loro di arricchirsi e di condurre una vita
lussuosa.
In questo Paese , se tutto ciò si perpetua , non solo non trovando ostacoli
seri da parte del popolo , ma oltretutto
trovando in gran parte della popolazione
atteggiamenti , comportamenti
sempre inclini a lasciar fare , se non quando anche a continuare a sostenere una politica di partiti assai discutibile sotto il profilo della correttezza morale e istituzionale , pur
di sperare di ottenere un qualche
residuo favore personale , una raccomandazione per un posto di lavoro , allora
un POPOLO siffatto ha già segnato il proprio destino di miseria
sociale e civile , ha già tradito la fiducia dei propri giovani , lasciandoli
in balia di loro stessi , verso un futuro
assai incerto , privo di sostegni
economici e di prospettive di lavoro e professionali . Ciò che fa più dolore e dispiacere è il dover
purtroppo constatare che a causa di questo
dilagare nella società di mentalità sempre più rivolte a curare
interessi individuali , vanno perdendosi di vista certi valori sociali fondamentali ,
riguardanti il “bene comune “ e il vivere
insieme secondo una esistenza e
condizioni che siano dignitose per tutti
e vi è il timore che tali sentimenti siano rimasti come patrimonio solo di una restante minoranza di cittadini ,
che sommersi dalla indifferenza generale , non vengano più ascoltati.
La ricchezza di un
Paese è un obiettivo che deve essere sempre perseguito in ogni progetto politico ed economico . Ma
essa diventa un fattore negativo se
nell’ambito della società si manifesta
un accumulo di essa nella disponibilità di una minoranza di persone , mentre si accentuano e si diffondo situazioni di povertà , anche assoluta , nell’ambito
della stessa comunità sociale . Allora , la Politica , attraverso i suoi
organi istituzionali , Parlamento e
Governo , ha il dovere di intervenire in modo strutturale al fine di
porre rimedi a una tale drammatica distorsione , prima che essa possa
dar luogo a sollevazioni popolari anche gravi contro la politica stessa e contro coloro che
nella gestione delle risorse pubbliche hanno
responsabilità . E’ previsto nella
nostra Costituzione , art. 53 , che : “ Tutti sono tenuti a concorrere alle
spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva . Il sistema tributario è informato a criteri
di progressività “.Sulla base e in osservanza di quanto è prescritto nella
Costituzione , gli Organi Politici e istituzionali hanno il dovere e il potere di trovare
soluzioni a tale drammatico
problema attraverso una vera e propria
Riforma strutturale del “Sistema fiscale
“ , con adeguamenti volti a riformulare
in aumento le aliquote fiscali , nei loro valori percentuali , nei confronti di
coloro che , sulla base degli accertamenti prescritti
dalla legge , vengono riscontrati
di
avere redditi e rendite di capitali più elevati
e quindi maggiore capacità
contributiva e conseguentemente poter ricavare maggiori introiti tributari ed aumenti del gettito fiscale , utili al fine di
realizzare una più equa redistribuzione della ricchezza nazionale a favore delle classi sociali più deboli , consentendo ad esse
di percepire , quanto meno , di
un reddito minimo individuale , per ogni
cittadino che risulti essere senza alcun
reddito e di poter usufruire di
esenzioni oppure di
opportuni importanti sgravi
e detrazioni fiscali
riguardo a spese
sostenute per beni essenziali
da famiglie a basso reddito.
A questo punto , si
tratta solo di “ volontà politica “ , da
parte del Governo , cioè nel
volere o meno intervenire fiscalmente nei confronti di classi sociali privilegiate , nei confronti
di società economiche aventi elevate posizioni nei mercati finanziari , nei confronti di quanti
risultano godere di un tenore di vita
lussuoso ; tutti interventi che gli Organi preposti dello Stato possono
ben realizzare ed anche
efficacemente usando i mezzi e gli strumenti di indagine
più avanzati tecnologicamente ,
attraverso tutte le possibili interconnessioni con
altri apparati pubblici
e fiscali anche internazionali ed
altresì attraverso norme legislative che prevedano pene più severe , anche
penali restrittive della libertà personale nei confronti
dei grandi evasori
fiscali .
Illegalità , corruzione , criminalità organizzata ,politiciefunzionaridisonesti , sprechi di pubblico denaro e di risorse pubbliche .
VERGOGNA!! ORA BASTA , VOGLIAMO ONESTA' , ONESTA' , ONESTA' E LEGALITA' , GIUSTIZIA !
MILIARDIRUBATIAICITTADINIITALIANI ,AIPOVERI,AIDISOCCUPATI,AIVERIINVALIDI, ATUTTELEPERSONEONESTE, RISPETTOSEDELLE LEGGI DELLO STATO ,ALFUTURODEIGIOVANI
ONESTA’ , LEGALITA’ , GIUSTIZIA
InItalia , ilbuonesempiodovrebbeveniredall’alto ,macosìnonè;anzivienedimostratoilcontrario ; il rispetto deivalori di onestà , legalità e di giustizia , dovrebbe essereprovato nei fatti , ma così non è ,dacolorochericoprono cariche politico-istituzionali , chesono responsabilidellagestionepolitica, economica e sociale del Paeseedaiqualidiscendonoledecisionilegislative piùidonee ed efficaci per contrastare e combattere il fenomenodella criminalità , specialmente quella organizzata , la corruzioneelaevasionein campo fiscale .
Mali , questi , ormai talmentediffusi , ancheinposizioniapicalienelterritorio , neipiùdiversicomportamentirelazionalisiain campopolitico che incampo socio-economico , chehannocolpitoecontinuanoaferire inmisuraassaigraveeallarmante ,spesso eprogressivamenteinmodo letale, leresidueattivitàdiunaeconomiasanaeproduttivadiquestonostro Paese , peraltrogiàindifficoltàacausadifattoricritici di natura globale.
Dellagravità dituttociòdovrebberoprenderecoscienzatuttiicittadiniitaliani , pretendendo ,inmanieraforte e plateale , dipoterusareurgentemente , inmodopieno elibero , ipropridiritticostituzionaliinordineallelegittimesceltepolitiche , necessarieeindispensabiliondeevitarein tempoconseguenzedrammaticheeirrimediabili, sulfuturoeperla stabilitàdelsistemademocratico,sul mantenimento deidirittifondamentalidilibertà e di sicurezzae di giustizia sociale.
INCHIESTE E SCANDALI
Funzionari pubblici, Guardia di Finanza: “In sei mesi bruciati tre miliardi tra sprechi, ruberie e corruzione”
Il report pubblicato sul Corriere e su Il Giornale fotografa le voragini provocate dai dipendenti "infedeli" e dai mancati controlli. Soltanto nella sanità 800 milioni di buco
Sono politici, medici, impiegati e funzionari. Sono 4.835 dipendenti pubblici che in soli sei mesi hanno alleggerito (sperperando o rubando) le casse dello Stato di tre miliardi di euro. E adesso sono stati chiamati dalla Corte dei conti per restituire i soldi della collettività. E’ quanto emerge dal rapporto della Guardia di Finanza sui danni erariali contestati tra il 1 gennaio e il 30 giugno 2015, pubblicato dal Corriere della Sera e da Il Giornale dove balza agli occhi un dato: le casse pubbliche hanno perso oltre un miliardo solo con la mala gestione del patrimonio immobiliare. Il quotidiano di via Solferino scrive che sono 1.290 le segnalazioni inviate dalla magistratura ordinaria o dalle Fiamme gialle ai giudici contabili. Un aumento di contestazioni – che vale un miliardo e 357 milioni di euro – pari al 13 per cento in più rispetto ai primi sei mesi del 2014, che dimostra sia una crescita dei comportamenti scorretti dei dipendenti “infedeli” (nella maggior parte dei casi accusati di corruzione, concussione, truffa, turbativa d’asta), sia dei controlli degli 007 della Finanza.
Guadagni che si trasformano in perdite Un intero capitolo del dossier riguarda i mancati guadagni sugli immobili da cui lo Stato non solo non ricava un euro, ma addirittura ci rimette soldi. Come sulle case popolari, che spesso e volentieri si trasformano in merce per scambi elettorali. Emblematico il caso di Roma, dove vengono affittate a 7 euro al mese, ricorda il Corriere. In provincia di Bolzano, invece, un Comune ha perso 350mila euro per la mancata riscossione dell’affitto per l’occupazione di suolo pubblico.
Sanità, una voragine da 800 milioni Anche la sanità pubblica si conferma una voragine. Qui, tra macchinari comprati e mai utilizzati, appalti truccati e medici che scappano dal lavoro per andare a operare in strutture private, il danno accertato è di 800 milioni, mentre 2.325 persone sono state arrestate o denunciate dalla Finanza e 264 pratiche sono state aperte. Le indagini svolte in 18 regioni hanno smascherato 83 dirigenti della sanità infedeli che hanno danneggiato le casse pubbliche con un buco da 6 milioni. All’ospedale di Gallarate, Varese – come raccontato da ilfattoquotidiano nei mesi scorsi – l’appalto per i lavori della manutenzione sarebbero stati aumentati causando “ltre 2,5 milioni di danno erariale”. La spesa è balzata da 15 milioni e mezzo di euro a 36 milioni. Soldi che secondo l’accusa sono serviti ai manager dell’azienda sanitaria per aggiudicarsi una generosa “cresta”. A Cosenza – scrive Il Giornale – a Cosenza 700mila euro sono svaniti tra nomine e consulenze esterne. L’Asl di Napoli ha letteralmente regalato 32 milioni di euro perché per anni i fornitori sono stati pagati due volte per gli stessi servizi.
Mancati controlli: va in pensione, viene riassunto e intasca 700 mila euro Nel report grande risalto ai mancati controlli. A Catanzaro il dipendente di un ente ha intascato stipendio e pensione per sette anni, insieme. Pochi giorni dopo il congedo “ha presentato domanda di riammissione in servizio presso la sua azienda confidando che le esigenze di organico gli avrebbero consentito di tornare immediatamente al proprio posto, cosa che è effettivamente accaduta”. Nessuno tra i dirigenti ha però ha segnalato la nuova assunzione all’Inps e l’impiegato ha potuto così incassare illecitamente 700 mila euro. In Sicilia, invece, sono stati bruciati 47 milioni di euro tra il 2006 e il 2011 per corsi di formazione finanziati con soldi pubblici che però non si sono mai tenuti.
A Bari manager Ferrovie comprano, vendono e ricomprano carrozze Da Bari arriva il gioco di prestigio dei manager delle Ferrovie Sudest. Prima hanno speso 912mila euro per comprare 25 carrozze passeggeri. Poi le hanno rivendute a una società polacca “incaricata di eseguire interventi di ristrutturazione per 7 milioni di euro”. Salvo poi riacquistarle a 22milioni e mezzo di euro. La Corte dei conti calcola che il danno provocato alla società ferroviaria è di oltre 11 milioni di euro pubblici.
Latina: aste truccate, arrestati giudice e moglie, indagata la suocera
"Un sistema di corruzione consolidato all'interno del tribunale fallimentare di Latina: è quanto scoperto dalle procure della Repubblica di Perugia e Latina, dopo mesi di indagini, anche di carattere patrimoniale, che hanno portato all'arresto - tra carcere e domiciliari - di otto persone: tra loro un giudice del tribunale e a moglie. Le ordinanze sono state eseguite dalla squadra mobile pontina guidata da Tommaso Niglio.
Carcere per il giudice della fallimentare Antonio Lollo, per il consulente del tribunale Vittorio Genco, per i commercialisti Marco Viola e Massimo G. (quest'ultimo non ancora raggiunto formalmente dalla polizia). Ai domiciliari la cancelliera Rita Sacchetti, l'imprenditore calabrese Luca Granato, un maresciallo della guardia di Finanza e la moglie di Lollo, Antonia Lusena. Indagata per riciclaggio, e in odore di arresto, anche la suocera del giudice.
Spiega la questura di Latina:«I reati contestati vanno dalla corruzione, alla corruzione in atti giudiziari, alla concussione, all'induzione indebita a dare o promettere denaro od altra utilità, alla turbativa d'asta, al falso ed alla rivelazione di segreto nonché all'accesso abusivo ad un sistema informatico e telematico aggravato dalla circostanza di rivestire la qualità di pubblico ufficiale. Le indagini - spiega la nota - coordinate dalle autorità giudiziarie del capoluogo pontino ed umbro, erano state avviate in seguito ad una denuncia presentata presso la procura della Repubblica di Latina, in cui si prospettavano fatti di bancarotta nell'ambito di un concordato preventivo. Ben presto lo sviluppo dell'attività investigativa, delegata alla squadra Mobile di Latina, ha portato alla luce un consolidato sistema corruttivo, grazie al quale i consulenti nominati dal giudice nelle singole procedure concorsuali, abitualmente corrispondevano a quest'ultimo una percentuale dei compensi a loro liquidati dal giudice stesso»."
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04 giu 2014 - Mose, Expo, Tav: grandi opere, truffe giganti. Preoccupa il sistem
Corruzione, Mose Expo e Mafia Capitale: il 2014 anno dei grandi scandali
Giustizia & Impunità
Il "classico" di grandi opere e imprenditori a Venezia, il ritorno di Tangentopoli a Milano e la "quinta mafia" a Roma. Mentre l'Italia diventa primatista in tutta Europa, sorpassando anche Grecia e Bulgaria nella classifica di Transparency
La mazzette non finiscono mai. E i “tangentari” di destra e di sinistra ritornano e, in alcuni casi, diventano “mafiosi”. Il 2014 è stato un anno contraddistinto da tre grandi scandali: Mose (Venezia), Expo (Milano) e Mafia Capitale (Roma). Ed è stato anche l’anno in cui l’Italia ha raggiunto il triste primato per il reato di corruzione in Europa, sorpassando anche Grecia e Bulgaria, secondo la speciale classifica di Transparency. L’inchiesta veneziana è un classico delle bustarelle made in Italy: grande opera e imprenditori che foraggiano la politica per ottenere appalti. Quella milanese ha riportato in carcere, anche se per poco tempo, alcuni personaggi storici della Tangentopoli anni ’90 come il compagno G., Primo Greganti, o l’ex Dc, Gianstefano Frigerio. L’indagine romana invece ha rivelato l’esistenza a Roma di quella che potrebbe essere considerata la quinta mafia d’Italia.
Italia prima nella classifica della corruzione di Transparency davanti a Grecia e Bulgaria
Invece la prima parte dello scandalo Expo, esplosa a maggio, si è già chiusa con patteggiamenti e poco carcere per i principali imputati. Il gup Milano ha accolto, tra le altre, le richieste dell’ex segretario della Dc milanese all’epoca di Tangentopoli Gianstefano Frigerio, dell’ex cassiere di Pci e Pds Primo Greganti e dell’ex senatore Fi Luigi Grillo. Pena massima, 3 anni e 4 mesi. E così sei dei sette imputati, già liberi o ai domiciliari, potranno accedere in tempi brevi alle misure alternative. E la grande politica è rimasta fuori dal registro degli indagati. Almeno per ora. Altre inchieste sono aperte. Da registrare, in una fase così delicata, l’esautorazione del coordinamento del dipartimento per i reati contro la pubblica amministrazione dell’aggiunto Alfredo Robledo da parte del procuratore capo Edmondo Bruti Liberati.
In fase di chiusura l’indagine Mose, patteggiamenti e poco carcere per corrotti e corruttori dell’inchiesta Expo
Pubblicità
C’è poi Mafia Capitale, l’inchiesta sul “mondo di mezzo”, che ha svelato l’esistenza di un’organizzazione, considerata mafiosa dagli inquirenti di Roma, capace di intimidire, corrompere politici di ogni schieramento e metter le mani sugli appalti del Campidoglio e della Regione Lazio. Un’indagine, quella coordinata dal ex procuratore capo di Palermo e Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, che ha portato a tre tranche di arresti e all’iscrizione nel registro degli indagati per 416bis anche l’ex sindaco della Capitale, Gianni Alemanno. Un gruppo, quello guidato da Massimo Carminati ex banda della Magliana ex terrorista Narora al 41bis per ordine del ministro della Giustizia, capace di infiltrarsi e fare business nella gestione dei centri accoglienza per immigrati e dei campi nomadi, di manipolare le nomine e indirizzare le scelte politiche dell’amministrazione, finanziare cene e campagne elettorali, affiliare imprenditori e usare la forza. Tanto da far scrivere al New York Times che non “c’è angolo di Itali immune dalla criminalità”.
A chiudere l’anno l’inchiesta su Mafia Capitale, capace di corrompere politici di destra e di sinistra, inquinare appalti e affiliare imprenditori
Il clamore per le inchieste ha spinto il governo di Matteo Renzi ad aprire prima una discussione in estate e poi ad approvare qualche giorno fa nuove norme contro la corruzione. Ma i provvedimenti sono stati criticati con forza dall’Associazione nazionale magistrati e anche dal procuratore nazionale Antimafia Franco Roberti. Era stata chiesta, anche da Pignatone e dal presidente dell’Anticorruzione Raffaele Cantone, l’estensione degli strumenti che si utilizzano per combattere la mafia ai reati dei colletti bianchi come i “premi” per i pentiti. Richiesta allo stato rimasta inascoltata. E così Mose, Expo, Mafia Capitale, probabilmente, non resteranno un unicum nel paese che non si lascerà mai alle spalle Mani pulite. Sia per gli appalti e le gare per l’Esposizione universale (ci anche altre indagini ancora parte), sia per l’inchiesta dei pm Roma gli accertamenti non sono ancora terminati e la sensazione che il 2015 potrebbe essere un anno ancora da record in negativo per il nostro paese.
La Repubblica della corruzione, 20 anni di scandali dopo Mani Pulite
di Redazione IBTimes Italia 05.06.2014 16:32 CEST
Abolizione del finanziamento pubblico, bloccato in Senato Reuters
Ogni anno questo paese 'ricorda' l'arresto di Mario Chiesa, che nel febbraio 1992 diede il via alla valanga Tangentopoli che pensionerà la Prima Repubblica. Da allora sotto i ponti sono passate decine di leggi salva-questo e salva-quello, ma soprattutto una quantità infinita di scandali. Dimostrazione che se la storia è maestra, in Italia non si impara mai niente.
IL MEDIATORE. Il fondatore del principale partito politico della Seconda Repubblica, Marcello Dell'Utri, è considerato da una sentenza passata in giudicato il mediatore del patto di protezione stretto negli anni Settanta tra i vertici di Cosa nostra e quello che diventerà 'l'anima' di questo ventenni, Silvio Berlusconi. Il quattro volte presidente del consiglio, evasore fiscale, imputato per corruzione con l'accusa di aver comprato senatori a suon di milioni di euro, condannato in primo grado per concussione e prostituzione minorile.
FURBETTI E 'GNORRI'. I vertici dei DS D'Alema e Fassino finiscono intercettati mentre parlano con uno dei 'furbetti del quartierino', quel Giovanni Consorte protagonista della scalata BNL sostenuta senza se e senza ma dal centrosinistra. "Abbiamo una banca" diventerà uno slogan-boomerang, che riemergerà prepotente nel caso Monte dei Paschi di Siena scoppiato un anno fa. E che dire del 'sistema Sesto' messo su da Filippo Penati, uno che faceva il capo della segreteria politica di Pierluigi Bersani, salvato dalla prescrizione e dalla Ex-Cirielli, legge ad personas e ammazza-processi che il centrosinistra si è sempre guardato bene dal cancellare? Lo stesso centrosinistra che oggi scarica il sindaco di Venezia arrestato per lo scandalo MOSE, ma non si accorge che 24 ore prima il sempreverde Fassino, nel frattempo diventato sindaco di Torino, metteva la mano sul fuoco sulla sua onestà. Come non si è accorto di aver dato la tessera a Primo Greganti, tre volte pregiudicato durante Mani Pulite, ma di nuovo in prima fila sull'affare Expo.
CARICHE DELLO STATO. In vent'anni abbiamo avuto ministri come Claudio Scajola, oggi in galera per aver favorito la latitanza di un ex deputato colluso con la 'ndrangheta. Sottosegretario all'Economia è stato Nicola Cosentino, al suo secondo soggiorno in cella, stavolta per estorsione, dopo l'accusa di concorso esterno in associazione camorristica. Abbiamo avuto l'onore di annoverare tra i ministri Cesare Previti, due volte condannato per corruzione in atti giudiziari. O Umberto Bossi, leader di una Lega entrata in Parlamento al grido di Roma ladrona e che ne stava quasi uscendo un anno fa dopo lo scandalo Belsito. Nicola Mancino, oggi imputato per falsa testimonianza nel processo sulla trattativa stato-mafia, noto per aver estromesso dai propri ricordi l'incontro con un tal Paolo Borsellino, è stato presidente del Senato. Come Renato Schifani, da tempo indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, oggi fa la stampella di Renzi assieme al NCD di cui è presidente.
LE REGIONI.Giancarlo Galan ha governato il Veneto per quindici anni e su di lui pende una richiesta di arresto per lo scandalo MOSE. Roberto Formigoni ha guidato la Lombardia per 17 anni e oggi è imputato per corruzione nell'inchiesta sulla sanità lombarda. Giuseppe Scopelliti, già sindaco del primo Comune capoluogo che sarà sciolto per mafia due anni dopo il suo addio, condannato in primo grado a sei anni per averne falsificato i bilanci, è stato subito ricandidato alle Europee. Raffaele Fitto, recordman di preferenze lo scorso 25 maggio, quattro anni in primo grado per corruzione, avendo ricevuto un finanziamento illecito da mezzo milione di euro in cambio di appalti quando era governatore della Puglia. Ottaviano Del Turco, 9 anni in primo grado per corruzione, concussione e associazione a delinquere nell'ambito dell'inchiesta sulla sanità privata in Abruzzo. In Sicilia i predecessori di Crocetta sono rispettivamente in galera per favoreggiamento a Cosa nostra (Cuffaro) e condannato in primo grado per concorso esterno (Lombardo). Senza dimenticare le mutande verdi di Cota pagate dai contribuenti, come milioni e milioni di euro dello scandalo spese pazze che travolge i consigli regionali dello Stivale. O il caso Durnwalder (Trentino), lo scandalo che ha travolto la Polverini (Lazio), il coinvolgimento di Cappellacci (Sardegna) nell'inchiesta P3. E ci scusiamo per tutti quelli che non abbiamo citato.
GRANDI OPERE. Expo e MOSE sono gli ultimi tasselli di un puzzle della paura. Sistemi, potentati, associazioni a delinquere quasi sempre bipartisan, chiamati a ingollare pezzi sempre più grandi di torte milionarie. Ed ecco le risate preventive al telefono, mentre l'Aquila non ha ancora smesso di tremare, di chi si immagina gli affari sulla ricostruzione. Oppure Guido Bertolaso, in quei giorni descritto come se fosse il Messia, e il 'sistema gelatinoso' sugli appalti del G8 alla Maddalena. I grandi affari sulla sanità, settore in cui spendiamo meno degli altri paesi europei ma una fetta finisce nelle tasche di privati corruttori o pubblici corrotti. O il TAV di Firenze per cui è finita agli arresti l'ex governatrice dell'Umbria Lorenzetti. O il business dell'eolico, che ha visto tornare in scena vecchi personaggi della Prima Repubblica come Flavio Carboni. Fortuna che hanno stoppato il Ponte sullo Stretto.
AZIENDE DI STATO. A partire dallo scandalo che travolse Lorenzo Necci, allora numero uno delle Ferrovie dello Stato, per arrivare a Mauro Moretti, oggi imputato di disastro colposo, uno "spiacevole episodio" (parole sue) che a Viareggio si portò via 33 persone. Oggi Moretti guida Finmeccanica, uno spaccato della Seconda Repubblica per le mille inchieste che la vedono protagonista (commesse indiane, brasiliane, sistema di tracciabilità dei rifiuti, etc) e che ha 'perso per scandalo' due degli ultime tre AD: prima Guarguaglini, poi Orsi. ENI è stata guidata per quasi un decennio da un reo confesso di Mani Pulite, quel Paolo Scaroni (oggi indagato per corruzione in merito ad una commessa Saipem, controllata Eni, in Algeria) sostituito da Emma Marcegaglia, la cui azienda di famiglia aveva utilizzato tra il '94 e il 2004, negli acquisti di materie prime, "società off-shore, creando fondi neri su 17 conti esteri, intestati a Steno Marcegaglia e ai figli Antonio ed Emma. La parte che riguarda l'evasione fiscale viene archiviata perché quei capitali sono stati condonati e scudati" (Report).
Vent'anni fa Tangentopoli ci presentò il conto: una manovra lacrime e sangue del governo Amato, con tanto di prelievo forzoso sui conti correnti. Oggi stiamo a 'pettinare le bambole', come direbbe qualcuno, su una riforma della Costituzione che non era nell'agenda di nessun partito fino a 15 mesi fa e ora viene spacciata per una questione di vita o di morte. Sul fronte corruzione (per non parlare di evasione fiscale e mafia, tre tumori che si alimentano a vicenda) solo chiacchiere. In attesa che arrivi il conto. Quello definitivo.
Scandalo formazione, richiesta di arresto per il deputato Pd Francantonio Genovese
Messina , 15 gennaio2015
Ordine di custodia cautelare in carcere per l'onorevole democratico di Messina accusato di aver sottratto sei milioni alla formazione professionale. Come avevamo scritto sull'Espresso, Genovese coltiva in Sicilia i suoi interessi economici: decine di società, con bilanci milionari
di Lirio Abbate
In questa legislatura la prima richiesta di arresto arriva per un deputato del Pd. Lui è l'onorevole Francantonio Genovese, di Messina, per il quale la procura ha chiesto ed ottenuto dal gip l'arresto che adesso è stata trasmessa alla Camera per l'autorizzazione a procedere.
Il provvedimento del Giudice ipotizza il reato di associazione per delinquere, riciclaggio, peculato e truffa, e se la Camera accoglie la richiesta ne dispone gli arresti in carcere. L'atto è stato già notificato da Guardia di finanza e da agenti della squadra mobile della Questura di Messina alla presidenza della Camera.
L'inchiesta punta sulle erogazioni pubbliche destinate al finanziamento di progetti formativi tenuti da numerosi centri di formazione professionale che erano di fatto riconducibili a Genovese e alla sua famiglia. Oltre ai già noti Lumen, Aram, Ancol sono finiti sotto inchiesta anche gli enti Enfap, Enaip, Ial, Training service L&C Learning e consulting, Cesam, Ecap, Esofop, Apindustria e Reti.
Le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto, Sebastiano Ardita, e dai sostituti, Camillo Falvo, Liliana Todaro, Fabrizio Monaco e Antonio Carchietti, avrebbero permesso di accertare che i soggetti indagati, attraverso gli Enti di formazione e società appositamente create, grazie a prezzi gonfiati per l'acquisto di beni e servizi o, addirittura, a prestazioni totalmente simulate, sottraevano a loro vantaggio i fondi assegnati per lo svolgimento dei corsi di formazione. La gran parte degli indagati sono risultati tra loro legati da vincoli di parentela e di assoluta fiducia.
Nelle scorse settimane l'Espresso aveva pubblicato una propria inchiesta giornalistica su Genovese da cui era emerso che tutti i mesi si mette in tasca lo stipendio da deputato. E, mentre a Roma siede in Parlamento, in Sicilia coltiva interessi economici. Una rete di decine di società, con bilanci milionari, che operano in tutti i campi: immobiliare, trasporti, servizi, telecomunicazioni e formazione professionale in Sicilia. È un politico potente Francantonio Genovese, esponente del Pd, ex sindaco di Messina, con un passato nella Democrazia cristiana e poi nella Margherita di Francesco Rutelli. È stato segretario regionale del Pd, appoggiato allora dall’ex ministro delle Comunicazioni Salvatore Cardinale.
SCANDALOTANGENTIALLAR.T.I.
Palermo , 29 ottobre 2015
Il libro mastro delle tangenti dell’operazione Black list, che ha fatto scattare gli arresti domiciliari il dirigente di Rete Ferroviaria italiana e presidente dell'Azienda siciliana trasportiDario Lo Bosco.
Secondo l'accusa, ha ricevuto tangenti "per evitare intoppi" in lavori da 26 milioni.
Ordinanza di custodia cautelare ha portato ai domiciliari anche Salvatore Marranca e Giuseppe Quattrocchi, funzionari del corpo forestale accusati di avere intascato tangenti per un maxi appalto sulla nuova linea di radiocomunicazioni della forestale.
L’ imprenditorediAgrigentoMassimo Campione consegnava la tangentea Dario Lo Bosco per il tramite del Quattrocchi e Marranca, con i quali il Lo Bosco intratteneva rapporti. Al numero uno di Rfi, Campione avrebbe elargito mazzette per 58.650 euro, nell’ambito del progetto relativo al cosiddetto gancio ferroviario, un’apparecchiatura tecnologica a distanza.
Mafia, camorra, ‘ndrangheta: la mappa dei clan regione per regione (FOTO)
Pubblicato il 18 agosto 2014 08:51 | Ultimo aggiornamento: 18 agosto 2014 08:51 di Redazione Blitz
ROMA – Mafia, ‘ndrangheta, camorra: la nuova mappa dei clan. L’ultima relazione semestrale della Dia, organo investigativo del Ministero dell’Interno, indica i loro nomi e le loro zone di influenza.
La Dia fa sapere che nel secondo semestre 2013 alcune collaborazioni tra famiglie, anche di diversi mandamenti, hanno smussato qualche contrasto e vecchio rancore. Mentre la necessità di proiettarsi fuori regione ha indotto l’intera organizzazione a concorrere con altri gruppi criminali di ‘ndrangheta, camorra o Sacra Corona Unita per trovare appoggi.
Il traffico di droga si conferma business in crescita, anche in considerazione dei maggiori rischi legati all’attività estorsiva, sempre molto praticata in provincia ma non più agevole, considerata la maggiore propensione degli imprenditori a denunciare le vessazioni subite.
Di seguito la mappa dei principali gruppi criminali che operano in Campania, Calabria e Sicilia.
LA CONFERENZA STAMPA DI QUESTA MATTINA IN PROCURA – FOTO EDG
Stamane la Sezione di Polizia Giudiziaria-Aliquota Polizia di Stato della Procura di Messina, unitamente a personale del locale Nucleo Investigativo del Comando Provinciale CC di Messina, ha dato esecuzione ad una misura cautelare con cui il Gip presso il Tribunale di Messina Giovanni De Marco, su richiesta del Procuratore Agg. Sebastiano Ardita e del Sost. Proc D.ssa Stefania La Rosa, ha disposto gli arresti domiciliari con applicazione del braccialetto elettronico nei confronti di 5 persone, tra Dirigenti di Messinambiente ed Imprenditori.
Il provvedimento scaturisce da una complessa e articolata indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Messina, avviata nel 2013 dalla quale è emersa la sistematica violazione della normativa prevista dal codice degli appalti per quel che concerne l’acquisizione di servizi e forniture da parte di enti e società pubbliche.
I Nomi degli arrestati: Armando Di Maria, liquidatore della società Messinambiente, gli imprenditori Marcello De Vincenzo, titolare della società MEDITERRANEA A. S.r.l. e Francesco Gentiluomo, titolare della società GENTILUOMO S.r.l., il broker assicurativo e titolare della società BCM INSURANCE BROKER S.r.l. con sede in Barcellona, Antonino Buttino e il funzionario amministrativo-contabile della società Messinambiente Nino Inferrera.
Ad entrare nel dettaglio il Procuratore Capo Dr Guido Lo Forte, che all’inizio della conferenza stampa ha dichiarato che a dare l’input alle indagini sono state le denunce del Sindaco Renato Accorinti.
ANTONINO INFERRERA – FOTO E. DI GIACOMO
Avrebbero intascato tangenti per oltre centomila euro i funzionari di Messina Ambiente, la società’ che gestisce il servizio di raccolta dei rifiuti nella città’ dello Stretto. Agli arresti domiciliari, in una indagine condotta dal nucleo investigativo dei carabinieri del comando provinciale e dalla sezione di polizia giudiziaria presso la Procura, sono finite cinque persone tra dirigenti della società’ e imprenditori. Il provvedimento, emesso dal gip su richiesta del procuratore aggiunto Sebastiano Ardita, riguarda l’amministratore unico di Messina Ambiente, Armando Di Maria e il funzionario contabile della società’ Antonino Inferrera, la vera mente della combine che avrebbe favorito imprenditori amici nell’affidamento di servizi.
L’affare più cospicuo quello dell’associazione dei mezzi di MessinaAmbiente affidata senza alcuna gara a evidenza pubblica.
Dal 2011 al 2014 il broker assicurativo Antonino Buttino, anche lui ai domiciliari, avrebbe ricevuto da Messina Ambiente più di 350 mila euro per individuare l’associazione più idonea per gli autocompattatori, versando una tangente di oltre 50.000 euro. Ai domiciliari anche i titolari di altre due aziende, Francesco Gentiluomo e Marcello De Vincenzo, che avrebbero ugualmente pagato mazzette per ottenere, senza gara, i servizi di riparazione dei mezzi di Messina Ambiente.
Sanità lombarda, tangenti e spettro della 'ndrangheta
Dalle carte rispunta Pezzano, ex Asl, coinvolto nell'inchiesta antimafia Infinito. Poi archiviato. Era il collaboratore di Canegrati, la lady degli appalti dentistici.
Pietro Gino Pezzano, detto dottor Dobermann, ex direttore dell'Asl di Milano 1.
Da una parte il Dobermann, dall'altra Mandrake, in mezzo il ricco business dell'odontoiatria pubblica in Regione Lombardia, tra appalti pilotati, tangenti e un servizio pubblico scadente, a detta degli stessi indagati nelle intercettazioni. Sembra un fumetto della Marvel, è in realtà l'inchiesta Smile della procura di Monza che ha portato in carcere oltre al padre della riforma sanitaria lombarda Fabio Rizzi, uomo di fiducia del governatore Roberto Maroni, anche Maria Paola Canegrati detta Paoletta, titolare di una miriade di aziende con appalti negli ospedali da Milano a Brescia fino a Desio e Bergamo. DOBERMANN E MANDRAKE. Il dottor Dobermann è Pietro Gino Pezzano da Palizzi. Paoletta è invece Mandrake, come si definisce in un'intercettazione contenuta nell'ordinanza di custodia cautelare. I due, a quanto pare, facevano coppia anche in privato. Lui non è indagato, ma compare spesso nelle carte degli investigatori. Lei invece è in carcere con l'accusa di associazione a delinquere, turbativa d'asta e riciclaggio. AFFARI DA 400 MILIONI DI EURO. In questi anni insieme hanno portato avanti un giro d'affari da 400 milioni di euro, prima sotto la Giunta di Roberto Formigoni, dopo sotto quella di Roberto Maroni, questa volta usando un cavallo nuovo come quello di Rizzi o come Mario Longo, responsabile odontoiatria del Carroccio. Scrive il gip di Monza: «Insieme a lui la Canegrati gestiva tutte le attività connesse con la gestione dei centri odontoiatrici e tutti i rapporti con le pubbliche amministrazioni conferenti gli appalti».
L'inchiesta antimafia Infinito del 2010 e il modello Formigoni
Lo chiamavano appunto «dottor Dobermann» Pezzano. E lui nel mondo della sanità lombarda non ha mai smesso di ringhiare evidentemente, anche dopo le dimissioni dalla direzione dell’Asl più importante della regione, quella di Milano 1. Nato in provincia di Reggio Calabria, ha fatto carriera in quel ''modello Lombardia'' tanto caro a Formigoni. L'OMBRA DELLE 'NDRINE. Prima le esperienze da medico a Desio, poi la guida dell’Asl di Monza da commissario, fino alla contestatissima nomina e successiva riconferma all’Asl 1 di Milano nel 2011, nel mezzo di una stagione che ha sancito il definitivo interesse della ‘ndrangheta per la sanità lombarda. Nel luglio 2010 l’operazione antimafia Infinito scivolata sull’asse Milano-Reggio Calabria aveva colpito un altro re di denari del sistema sanità, Carlo Antonio Chiriaco, calabrese anche lui, allora direttore sanitario dell’Asl di Pavia. LA DDA INDAGÒ PEZZANO PER DUE ANNI. Nella stessa inchiesta il tributarista Pino Neri, accusato e poi condannato a 18 anni per associazione mafiosa, intercettato parlava più di una volta di Pezzano. «È uno potente, fa favori a tutti». Che Neri millanti o meno non è dato sapere: la Direzione distrettuale antimafia (Dda) ha indagato Pezzano per due anni e a dicembre del 2011, a pochi mesi dalla riconferma dell’incarico all’Asl milanese, la sua posizione è stata archiviata. Fatto sta che, cristallizzato nella sentenza d’Appello del tribunale di Milano, si legge a chiare lettere che Pezzano risulta essere uno dei soggetti con cui «intrattenevano rapporti» gli uomini della locale di ‘ndrangheta di Desio.
Quegli incontri con uomini delle cosche contestati a Pezzano
In mezzo, tra le indagini e l’archiviazione, ci sono le foto con i boss di Desio e un incontro con Paolo Martino, ritenuto da anni il referente delle cosche reggine al Nord. «LA MOGLIE STAVA MALE». Sul boss rispondeva che «la moglie stava male, mi hanno chiesto una mano», mentre sul secondo, «il nome non mi dice niente, non mi ricordo di questo appuntamento. Se è stato rilevato dai carabinieri, ci sarà stato». Fatto sta che nel corso dei processi la pm di Milano Alessandra Dolci non è mai stata tenera con la figura di Pezzano, in particolare per l’episodio della moglie che stava male. APPUNTAMENTO AL BAR. L’incontro che avenne tra lo stesso Pezzano e il boss Candeloro Polimeni non fu a casa dove stava male la moglie, ma in un bar della città. «Suppongo», disse il pm, «che quando si chiama un medico perché qualcuno sta male il medico vada a casa, non vada a parlare al bar». I giudici di primo grado rincararono la dose nella sentenza: «L’incontro non è certamente determinato da problemi di salute della moglie di Polimeni». LA DIFESA E LE DIMISSIONI. Per contro l’ex direttore si è sempre difeso: «Sono un cittadino che mi dicono di essere stato indagato. Non ne ho mai saputo niente. Prendo atto di quello che è stato riferito sul mio conto. Ma se ci fosse stato qualche comportamento non legale avrei dovuto rispondere delle mie azioni». Dopo una mozione di sfiducia del Consiglio Regionale nei suoi confronti decise di lasciare l’incarico. «Mi dimetto», dichiarò, «per salvaguardare la mia professione, chi lavora con me e la mia famiglia. Preferisco togliere dall’imbarazzo il Pirellone, anche se contro di me si è mossa la macchina del fango».
Dottor Dobermann era il tramite della Zarina Canegrati
L'imprenditrice Maria Paola Canegrati, al centro del sistema di tangenti insieme a Fabio Rizzi.
Ma Pezzano a quanto pare continuava a operare indisturbato sulla sanità lombarda. Era il tramite, secondo le accuse, proprio della Canegrati che poi si confrontava con Rizzi e Longo per gli appalti pubblici della regione. La Zarina, vertice del sistema di corruzione tra una miriade di società private e alcune scatole cinesi, è chiamata a rispondere delle accuse ai magistrati giovedì 18 febbraio 2016 a San Vittore. RAPPORTI CONFIDENZIALI. Le indagini, si legge negli atti, «hanno permesso di accertare come sussistano rapporti altamente confidenziali tra Longo e Canegrati, risalenti quantomeno al 2012, anno di costituzione della Sytcenter s.r.l. (...) della quale risulta amministratore (oltre a essere socio occulto) unitamente a Canegrati». IL MATERIALE SCADENTE. L'uomo dello staff di Rizzi, il responsabile odontoiatria per conto di Euopolis, partecipata della Regione, secondo i magistrati di Monza risulta «essere in grado di pilotare gli appalti in favore di Canegrati da cui, in cambio, riceve lauti compensi sotto svariate forme». Paoletta Mandrake non accettava critiche. «Non si lamenta nessuno dei miei... anche perché se no li prendo a sberle», disse parlando con Giuseppe ('Nuccio') Nachiero, consigliere di amministrazione di una delle sue società che gli faceva presente le lamentele di alcuni dipendenti rispetto all'uso di materiali «diversi e più scadenti» da lei proposti rispetto a quelli utilizzati solitamente al Policlinico di Milano dove il sistema Canegrati aveva esteso i tentacoli. ORDINI IN CAMBIO DI ASSUNZIONI. Giorgio Alessandri, medico della clinica odontoiatrica dell'ospedale di via Francesco Sforza e anche lui tra gli arrestati del 16 febbraio, avrebbe favorito una delle società dell'imprenditrice per forniture di materiale per ortodonzia e di protesi, pur scadente, «effettuando consistenti ordini». In cambio avrebbe ottenuto denaro e l'assunzione della propria compagna in una delle strutture della Canegrati. La piovra era ovunque.
CASERTA –13 settembre 2016 Venti arresti “eccellenti” a Caserta. Con l’accusa di corruzione e di appalti truccati nella gestione dei rifiuti, la Procura di Santa Maria Capua Vetere ha disposto sette arresti domiciliari e tredici in carcere. Fra gli arrestati c’è il presidente della provincia di Caserta Angelo Di Costanzo, di Forza Italia.
Di Costanzo è anche sindaco di Alvignano, Comune dove sono stati arrestati anche un assessore e il comandante della polizia municipale. Custodia cautelare anche per Vincenzo Cappello, sindaco di Piedimonte Matese, del Pd, per Pietro Cappella, presidente del consorzio di bonifica Sannio-Alifana, e per l’ex sindaco di Casagiove.
Gli arresti colpiscono in particolare la zona del Matese e, oltre ai politici, si concentrano su imprenditori e funzionari.
Ad eseguire le misure sono la Guardia di finanza di Caserta, coordinata dal generale Giuseppe Verrocchi e i carabinieri diretti dal colonnello Giancarlo Scafuri. L’inchiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere, guidata dal procuratore capo Maria Antonietta Troncone, durava da oltre un anno e aveva nel mirino presunte dazioni di danaro “e una serie di altre utilità” in cambio di assegnazioni di lavori nel settore dello smaltimento dei rifiuti. In particolare, la Procura sottolinea in una nota di aver portato alla luce “un vero e proprio sistema criminale finalizzato all’assegnazione illecita di appalti milionari in diversi Comuni del casertano“.
Sempre secondo l’accusa, gli arrestati avrebbero ottenuto l’assunzione di amici e parenti, oltre a buoni benzina, auto di lusso e altri regali: ad elargire favori e assunzioni sarebbe stato il Gruppo Termotetti, una ditta della zona che si occupa dello smaltimento dei rifiuti, che in cambio avrebbe così ottenuto l’assegnazione degli appalti.
Grandi Opere, nella maxi-retata arrestati anche il progettista e il manager del ponte sullo Stretto
Lobby
Proprio un mese fa, nel giorno in cui Matteo Renzi rilanciava il progetto, Michele Longo ed Ettore Pagani erano al suo fianco. Da ieri sono agli arresti nell'ambito dell'inchiesta che ha portato in manette anche il figlio dell'ex ragioniere dello Stato Monorchio e in cui è finito indagato Lunardi jr. Il premier minimizza: "Processo sia rapido. Stiamo parlando di arresti legati a vicende del passato"
A un mese esatto dal roboante annuncio del rilancio del progetto del Ponte sullo Stretto, la maxi-retata di mercoledì 26 ottobre ha tolto dalla circolazione alcuni di quelli che erano gli uomini chiave del progetto e che erano proprio di fianco al premier Matteo Renzi a Milano nel giorno dell’annuncio. Si tratta del presidente e del vice-presidente del Consorzio Cociv, Michele Longo ed Ettore Pagani. Due uomini espressione del gruppo Salini-Impregilo. Il primo, Longo, ne è una delle figure apicali essendo general manager domestic operation e avendo quindi la responsabilità non solo delle opere del cosiddetto Terzo Valico, ma anche di tutte le altre operazioni italiane che coinvolgono il gruppo. Di più, è l’uomo del Ponte, colui con il quale lo Stato deve parlare se l’argomento è la maxi opera tra Sicilia e Calabria. E Pagani è il suo braccio destro, nonché “responsabile del progetto Ponte sullo Stretto” per conto di Impregilo, come recita il suo curriculum.
Le misure di custodia cautelare sono scattate nell’ambito di un’operazione sulle Grandi Opere, dove – secondo i magistrati – non c’è solo la solita gigantesca corruttela, ma anche e soprattutto la sistematica violazione delle normative di sicurezza, con lavori non fatti a regola e uso di materiali scadenti (“il cemento sembrava colla”, intercettano gli inquirenti). Opere costosissime, spesso inutili e soprattutto pericolose. Opere su cui il governo Renzi si è esposto molto. L’annuncio del rilancio del progetto del Ponte il premier lo ha fatto il 27 settembre intervenendo alla festa per i 110 anni del gruppo Salini-Impregilo che si è svolta alla Triennale di Milano. Accanto a lui, l’amministratore delegato del gruppo, Pietro Salini (più volte citato nelle intercettazioni dell’inchiesta), l’ambasciatore degli Stati Uniti e molti top manager, tra cui, come detto, gli stessi Longo e Pagani. “Non accetteremo che si possano spendere 6-7 miliardi per la Torino Lione, 1,2 per la Variante di Valico e poi se facciamo un’infrastruttura al Sud non si può perché rubano. O siamo italiani sempre o siamo italiani mai”, ha detto Renzi giusto qualche giorno fa. Ora che gli uomini del Ponte sono finiti nei guai lui minimizza: “Mi auguro un processo equo e rapido. Il punto centrale è che non sono le regole che fanno l’uomo ladro. E in ogni caso stiamo parlando di arresti legati a vicende del passato”.
Se le storie sono antiche, gli uomini però sono sempre gli stessi. Ma chi sono veramente Longo e Pagani e chi è il “terzo uomo”, Pier Paolo Marcheselli, di cui si parla tanto in queste ore? Riguardo a Longo e Pagani le carte dei pm riportano soprattutto due contestazioni: “Longo e Pagani decidevano di affidare l’appalto a “Grandi Lavori Fincosit spa” nonostante tale società avesse previsto nell’ambito delle spese generali un costo per la sicurezza aziendale interna senz’altro incongruo (93mila euro, un ottavo dei concorrenti, ndr)”. C’è poi la gara per realizzare la viabilità per smaltire il materiale di scavo: “Longo, Pagani e Giulio Frulloni (quest’ultimo remunerato dall’imprenditore Marciano Ricci mediante l’offerta di serate con “escort”) prima dell’indizione della gara promettevano allo stesso Ricci l’affidamento dell’appalto… e fornivano loro informazioni sul progetto che sarebbe andato in gara”.
Ci sono molti fili che legano le grandi opere italiane. Parti dal Terzo Valico e arrivi molto lontano. Al Ponte, ma non solo. La grande opera tra Milano e Genova ha già collezionato molti record. Giudiziari, prima che ingegneristici. Per non parlare dei costi: “Eravamo partiti da 3.200 miliardi di lire per 127 chilometri e siamo arrivati a 6,2 miliardi di euro per 54 chilometri”, racconta Stefano Lenzi, responsabile delle Relazioni Istituzionali del Wwf. Le rogne cominciano negli anni ‘90 quando il pm genovese Francesco Pinto indaga sui tunnel pilota. Si parlava di una truffa da 100 miliardi di lire. Gli indagati – Luigi Grillo, Ercole Incalza, Marcellino Gavio e Bruno Binasco – ne uscirono puliti: furono tra i primi a beneficiare della ex Cirielli sulla prescrizione. La storia del Terzo Valico era cominciata nel 1991. Poi le inchieste, il silenzio. Se ne riparla con il ritorno di Silvio Berlusconi nel 2001. E già allora si ritrovano nomi di oggi. Nel marzo 2005 Andrea Monorchio aveva terminato il mandato di Ragioniere Generale dello Stato e trovato altre prestigiose poltrone. Tra le altre quelle di presidente di Infrastrutture Spa e della Consap (Concessionaria dei Servizi Assicurativi Pubblici). Disse allora Monorchio Senior: “La delibera Cipe ha individuato la cifra necessaria per realizzare il Terzo Valico, 4,7 miliardi di euro, noi siamo pronti a finanziare l’opera”.
A questo punto ecco che entra in scena Giandomenico Monorchio, citato nell’inchiesta fiorentina del 2015 su Ercole Incalza (archiviato). Di Monorchio jr. (arrestato ieri nella nuova inchiesta) parla nelle intercettazioni l’imprenditore Giulio Burchi: sostiene che si “…stanno negoziando le ultime direzioni lavori… il Cociv… il Milano-Genova ce l’aveva il figlio di… nella spartizione fantastica di queste direzioni lavori commissionate dai general contractor… che sono una delle vergogne grandi di questo Paese”. Spiegano i magistrati: “Si ricorda che, di recente, il Consorzio Cociv ha affidato a Giandomenico Monorchio la direzione dei lavori per il Terzo Valico”. Ma dalle carte dell’inchiesta romana di oggi, sul Terzo Valico, potrebbero emergere altri dettagli sul ruolo di Monorchio jr. Il retroscena del Terzo Valico non viene solo dalle inchieste. Dietro il Terzo Valico c’è anche l’abbraccio tra banche e governi. Perché era Intesa (attraverso Biis, Banca Infrastrutture Innovazione e Sviluppo) che si occupava del project financing privato. Ai vertici di Biis c’era chi parlava di un finanziamento che doveva costare 374 milioni l’anno. Mentre le Ferrovie prevedevano un ricavo da 40 milioni. Ma ecco che con Monti i banchieri vanno al Governo: Corrado Passera, ex numero uno di Intesa, finisce allo Sviluppo Economico e alle Infrastrutture. Viceministro è Mario Ciaccia, il numero uno di Biis che finanziava l’opera. Il progetto riparte. E in un attimo la spesa si riversa sulle spalle pubbliche. E ci sarebbero anche da contare le previsioni del traffico merci: si era detto di 5 milioni di container l’anno. Siamo a 1,8 e la linea attuale ne regge 3. C’è poi chi, come il Wwf, ricorda che i costi (115 milioni a chilometro) sono superiori dell’800% a quelli affrontati in Spagna. Chi sottolinea che dopo 53 chilometri la nuova linea finirebbe nel nulla.
Ma c’è chi continua a crederci. Di sicuro la ‘ndrangheta, come ha rivelato l’inchiesta Alchemia: “Dalle intercettazioni – raccontò il procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho – rileviamo l’interesse di imprenditori prestanome delle cosche a sostenere finanziariamente il movimento Sì Tav per creare nell’opinione pubblica un orientamento favorevole all’opera”.
C’è poi ò’ultimo tassello: la nomina del presidente del Porto di Genova. Perché il Terzo Valico servirebbe proprio allo scalo ligure. Ormai è questione di ore: il nuovo presidente sarà Paolo Emilio Signorini, già delfino di Ercole Incalza. Il suo nome è stato proposto da Giovanni Toti. L’opposizione, soprattutto di centrosinistra, tace. Si cerca un accordo sulla figura del Segretario dell’Autorità Portuale. Altra poltrona cardine per il Porto (e il destino del Terzo Valico). Si profila un’intesa con il Pd.
Corruzione nell’ambito dell’inchiesta su Consip, la società del ministero del Tesoro che si occupa di controllare e gestire gli appalti per il pubblico. E’ questa l’accusa con cui la Procura di Roma ha arrestato l’imprenditore di origini campane Alfredo Romeo, che proprio oggi compie 64 anni. L’indagine che ha portato al provvedimento di custodia cautelare in carcere ai danni di Romeo è la stessa, partita da Napoli e arrivata a Roma, in cui sono stati iscritti nel registro degli indagati, seppur con ipotesi di reato diverse, il ministro dello Sport Luca Lotti, Tiziano Renzi (il padre dell’ex premier), il generale Tullio Del Sette (comandante dei carabinieri) e il generale Emanuele Saltalamacchia (comandante dei carabinieri della Toscana).
Alfredo Romeo è stato arrestato dal comando Carabinieri tutela ambiente, dai militari dell’Arma di Napoli e dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Napoli. L’episodio contestato all’imprenditore campano è quella della presunta corruzione (per funzione) di Marco Gasparri, direttore Sourcing Servizi e Utility di Consip, in pratica il settore che si occupa delle gare per l’acquisto dei servizi per tutte le amministrazioni. Secondo gli inquirenti, il manager pubblico riceveva da Alfredo Romeo (a Napoli indagato anche per associazione per delinquere) consistenti somme di denaro in cambio di informazioniprivilegiate in grado di favorire le società di Romeo nell’assegnazione di alcuni bandi di gara. In mattinata, è stato anche disposto il sequestro patrimoniale di 100mila euro: secondo gli investigatori si tratta del provento della corruzione di Gasparri, dal 2013 a oggi. Quest’ultimo, difeso dall’avvocato Alessandro Diddi, non è stato arrestato perché ha collaborato con gli inquirenti e ha fornito molti particolari utili al prosieguo delle indagini. Eseguite anche alcune perquisizioni nelle abitazioni di altri indagati nell’ambito della stessa inchiesta. In tal senso, gli investigatori hanno fatto visita all’ex parlamentare di An e del Pdl Italo Bocchino, consulente di Romeo, e all’imprenditore farmaceutico toscano Carlo Russo. Quest’ultimo, molto vicino sia a Romeo che a Tiziano Renzi (indagato con Russo per concorso in traffico di influenze), come dimostrato da Il Fatto Quotidianonel 2015 è stato raccomandato dal ministro Lotti a Michele Emiliano. A rendere nota la vicenda è stato lo stesso governatore pugliese, che per questo motivo nella giornata di oggi era atteso in procura per riferire i particolari della questione in qualità di persona informata sui fatti. L’appuntamento, però, non ci sarà: gli ultimi sviluppi di cronaca hanno fatto slittare l’interrogatorio.
L’inchiesta, come detto, è nata da un’indagine avviata nei mesi scorsi dalla Procura di Napoli per presunte irregolarità nelle assegnazioni di alcuni appalti. Un’indagine condotta dai pm della Dda, John Woodcock e Celeste Carrano: il fatto che il procedimento sia condotto dai magistrati dell’Antimafia è motivato dal presunto collegamento ai clan di alcuni dipendenti della ditta di pulizia, che fa capo al gruppo Romeo, che ottenne l’appalto per svolgere tale servizio all’ospedale Cardarelli di Napoli. Dagli accertamenti svolti dai magistrati emerse un presunto sistema di tangenti in riferimento sia all’appalto nell’ospedale Cardarelli che per altri lavori pubblici a Napoli. Gli sviluppi più importanti dell’indagine sono collegati alle intercettazioni telefoniche ed ambientali ed altre attività, come sequestri e perquisizioni (a Roma furono trovati in una discarica dei pizzini sui quali secondo l’accusa Romeo avrebbe annotato importo e destinatari delle mazzette) che hanno portato all’apertura del filone sugli appalti della Consip, la centrale di spesa della pubblica amministrazione. Ciò ha comportato una trasmissione, per competenza territoriale, di buona parte degli atti, alla Procura di Roma che sta operando in stretto contatto con i colleghi della Procura partenopea.
L’inchiesta Consip è stata svelata dal Fatto Quotidianoil 22 dicembre dell’anno scorso. Nel mirino dei pm c’è l’appalto più grande d’Europa: Fm4, cioé facility management, la gara indetta nel 2014 da Consip per l’affidamento dei servizi gestionali degli uffici, delle università e dei centri di ricerca della Pubblica amministrazione. La convenzione vale 2 miliardi e 700 milioni di euro per una durata complessiva di 36 mesi e corrisponde all’11,5 per cento della spesa annua della Pubblica amministrazione. L’appalto è diviso in lotti e Alfredo Romeo era in pole per un bando da quasi 700 milioni di euro.
Nell’ambito dell’inchiesta, il ministro Lotti è indagato per rivelazione di segreto e favoreggiamento. Il fascicolo contenente le ipotesi di reato sulle fughe di notizie è stato stralciato dal filone principale sulla corruzione ed è finito a Roma per competenza territoriale. Il braccio destro di Renzi, già sottosegretario alla Presidenza del consiglio, è stato iscritto nel registro degli indagati a seguito delle dichiarazioni del suo amico Luigi Marroni,che nel suo interrogatorio come persona informata dei fatti ha tirato in ballo anche il generale dei carabinieri Emanuele Saltalamacchia, comandante della Legione Toscana, indagato per le stesse ipotesi di reato. Nella fattispecie, Marroni ha detto di avere saputo dell’indagine e della presenza di microspie negli uffici Consip dal presidente di Consip Luigi Ferrara, che a sua volta era stato informato dal comandante Tullio Del Sette. Poi ha aggiunto altri nomi. I più importanti sono quelli di Lotti e del generale Emanuele Saltalamacchia, suoi amici. Entrambi lo avrebbero messo in guardia dall’indagine. Dopo la soffiata Marroni fece eseguire la bonifica. Che effettivamente andò a segno.
VideoNapoli -Assenteisti
in ospedale: 94 indagati, 55 arresti
All’Ospedale Loreto
Mare di Napoli . Domiciliari, tra gli altri, per un neurologo, un ginecologo, 9
tecnici di radiologia e 18 infermieri.
24 febbraio 2017
L'ospedale Loreto Mare In tre mesi i furbetti
dell'ospedale Loreto Mare hanno arrecato un danno all'erario calcolato in 38
mila euro. "Ma è una cifra calcolata per difetto", avverte il
procuratore aggiunto di Napoli Alfonso D'Avino ricostruendo i dettagli
dell'indagine. In cinque anni, la proiezione del danno per la timbratura
illecita dei badge si attesta sugli 800 mila euro.
L'inchiesta del Pm Ida Frongillo ha portato agli arresti domiciliari 55
persone, 50 delle quali hanno ottenuto il permesso dal giudice di andare al
lavoro. Il gip Pietro Carola ha motivato la scelta sottolineando che "in
un un simile disastro sociale" solo in questo modo si possono garantire i
diritti di tutti.
I cinque che non hanno avuto l'autorizzazione ad andare al lavoro sono coloro i
quali avrebbero timbrato al posto di altri. Veri "professionisti del
cartellino". Tra fine novembre 2014 e l'inizio del 2015 due di
questi avrebbero timbrato rispettivamente 433 e 493 volte al posto dei titolari
del badge.
Le indagini, commenta Fragliasso hanno
fatto emergere una "situazione, purtroppo, estremamente diffusa e
generalizzata di assenteismo dal lavoro all'interno dell'ospedale". Non
c'erano solo i furbetti del cartellino. "Sono stati accertati altri
episodi legati all'attività di alcuni medici che in violazione del diritto di
esclusiva prestavano servizio anche per centri privati. Sono risultate
coinvolte un po' tutte le categorie professionali",
Sul ruolo della direzione sanitaria e della direzione amministrativa, il
procuratore Aggiunto D 'Aviano dice: "Certo c'è da riflette su come
fossero effettuati i controlli e di come non ci si accorgesse della mancanza
nei reparti, ma non sono state accertate responsabilità penali, potrebbero
esserci responsabilità amministrative che verranno accertate da chi di
dovere".
Un'indagine durata due anni. Ore e ore di filmati e intercettazioni e oltre 500
servizi di osservazione e pedinamento , 55 persone, tra le quali un neurologo,
un ginecologo, nove tecnici di radiologia, 18 infermieri professionali, sei
impiegati amministrativi, nove tecnici manutentori e 11 operatori sociosanitari,
sono stati raggiunti da un'ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari
emessa dal gip di Napoli su richiesta della procura della Repubblica. iSecondo quanto si è appreso, sarebbe spuntato un altro
filone, legato alla fabbricazione di schede "taroccate" di una pay
tv.
Oltre agli arresti domiciliari notificati ai 55 dipendenti dell'ospedale, i
carabinieri hanno anche eseguito un sequestro preventivo di trecentomila euro
nei confronti di alcuni indagati: si tratta del denaro che i dipendenti hanno
percepito come indennità per esclusività della prestazione lavorativa in
ospedale risultata non spettante. Dall'attività investigativa è infatti emerso
che alcuni medici prestavano servizio illegittimamente anche in più strutture
sanitarie private, oltre che per il Loreto Mare.
Corruzione sulle forniture di
macchinari per i malati terminali di oncologia all’Istituto
tumori Pascale di Napoli. È una delle accuse con
cui all’alba di martedì sono state arrestate sei persone. In
un primo momento erano stati comunicati sette arresti, ma una delle persone è
risultata irreperibile. Secondo le indagini, il primario Francesco Izzo aveva costituito
insieme alla moglie due società attraverso le quali faceva da intermediario per
il rifornimento di apparecchiature medicali che il Pascale
acquistava per le cure antitumorali. Il primario faceva risultare gli apparati
come gli unici idonei per quel tipo di cure e creava le
condizioni affinché fossero acquistati urgentemente dalle società a lui
riconducibili. In questa modo evitava il bando di gara e procedeva con una
trattativa privata. Le società, inoltre, gonfiavano il loro fatturato aumentando
sensibilmente il prezzo di acquisto dei dispositivi.
Tutto questo, secondo gli
investigatori, avveniva con la compiacenza del dirigente amministrativo,
anch’egli arrestato: si chiama Elia Abbondante (nella
foto) ed è anche il direttore generale dell’Asl Napoli 1 Centro. Ai
domiciliari sono finiti anche alcuni imprenditori del settore
farmaceutico e un informatore scientifico. Le 7 misure di
custodia cautelare agli arresti domiciliari sono state eseguite dai militari
del nucleo di polizia tributaria della Guardia di
finanza di Napoli e del nucleo speciale di polizia valutaria,
che hanno anche provveduto ad altrettanti sequestri patrimoniale nei
confronti delle persone accusate. Complessivamente i finanzieri hanno
sequestrato beni per quasi due milioni di euro.
Alla moglie del primario, Giulia
Di Capua, 45 anni, sono riconducibili due delle società – Gi.Med e GdC
Medicali – coinvolte nell’inchiesta. Anche lei, come Izzo e
Abbondante, che era responsabile unico del procedimento del Pascale all’epoca
dei fatti, è finita agli arresti domiciliari. Raggiunti
dall’ordinanza di custodia cautelare anche Sergio Mariani, 46 anni,
amministratore delle società Gimed e Gdc Medicali, Marco Argenziano,
59 anni, informatore scientifico dell’industria farmaceutica Bayer,
e Marco Mauti, 52 anni, rappresentante legale di una delle società
fornitrici coinvolte nelle indagini delle fiamme gialle.
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Appalti
truccati e progetti inesistenti nel Consorzio
per le Autostrade Siciliane
All’alba di questa mattina è scattata l’operazione “Tekno”, coordinata dalla
Direzione distrettuale antimafia di Messina e condotta dalla Dia di Catania.
Quello del Consorzio per le Autostrade Siciliane era un sistema “a pioggia”,
collaudato e creato ad arte per rubare i soldi che dovevano servire a
migliorare le principali arterie della Sicilia. Un fiume di denaro per svariati
milioni di euro che, invece, finivano nelle tasche di chi gestisce il Cas
Appalti truccati e progetti
inesistenti. Opere
ordinarie fatte passare per straordinarie in modo tale da far lievitare sulla
carta il costo dei lavori e, di conseguenza, la percentuale che doveva finire
al responsabile unico del procedimento sotto forma di produttività. Quello
del Consorzio per le Autostrade Siciliane era un sistema “a
pioggia”, collaudato e creato ad arte per rubare i soldi che dovevano servire a
migliorare le principali arterie della Sicilia. Un fiume di denaro per svariati
milioni di euro che, invece, finivano nelle tasche di chi gestisce il Cas.
00:0001:19
All’alba di questa mattina è
scattata l’operazione “Tekno”, coordinata dalla Direzione distrettuale
antimafia di Messina e condotta dalla Dia di Catania. Su richiesta del
procuratore aggiunto Sebastiano Ardita, il gip ha emesso dodici provvedimenti
per dirigenti e dipendenti del Cas, accusati di turbativa d’asta, truffa e
falso. Per sei di loro sono scattate le manette, mentre per gli altri il
gip ha disposto l’interdizione dai pubblici uffici e il sequestro dei conti
correnti dove la Direzione investigativa antimafia ha già bloccato circa un
milione di euro.
Complessivamente sono oltre 50 gli
indagati nell’inchiesta
condotta dal capocentro della Dia di Catania Renato Panvino. L’operazione (nell’ambito
della quale il procuratore Ardita si è avvalso della collaborazione del
sostituto Stefania La Rosa) è una delle più importanti inchieste sugli appalti
pubblici in Sicilia. Gli arresti e i sequestri di oggi, infatti, sono il
risultato di una laboriosa e complessa attività investigativa iniziata nel 2014
quando sempre la Procura di Messina e la Dia di Catania hanno arrestato i
vertici della Consorzio e alcuni imprenditori accusati
di turbativa d’asta per l’assegnazione dei lavori del servizio di sorveglianza
dell’A18 e dell’20.
Con l’operazione “Tekno”, che
rappresenta la seconda parte di quell’inchiesta, gli uomini di Panvino stanno
provocando un terremoto all’interno del Consorzio per le Autostrade Siciliane
già bacchettato, solo a parole, dal ministro delle Infrastrutture Graziano
Delrio che poche settimane fa, in occasione di una sua visita
istituzionale, ha scoperto “le frane, le buche e le deviazioni” della
Messina-Catania e che i siciliani conoscono invece da anni. “Quello che ho
visto non va assolutamente bene. – ha affermato Delrio – Il Cas riceve i soldi
dei cittadini”.
Già nel 2014 la politica locale
aveva accolto con favore gli arresti della Direzione investigativa antimafia.
Il governatore Rosario Crocetta, infatti, aveva ringraziato ufficialmente
“la Dia e la magistratura per la brillante operazione” e aveva fatto un
appello: “Non sia la conclusione di una indagine – aveva dettato all’Ansa – ma
l’avvio di una ricerca dettagliata su malaffare, corruzione, sui rapporti con
la mafia e sul sistema di potere messinese e regionale. Si osservino ad esempio
alcune consulenze milionarie le parcelle pagate a professionisti e ci si chieda
anche quali intrecci abbiano tali affari con la politica. Noi siamo qui: il
governo della Regione e il nuovo Consiglio di amministrazione del Cas sono a
disposizione dei magistrati per contribuire all’accertamento della verità”.
A tre anni da quelle parole, è il
resoconto della seconda commissione dell’Assemblea regionale siciliana a
smentire su questo fronte l’impegno della politica locale. È sufficiente,
infatti, leggere i numeri forniti dall’assessore Giovanni Pistorio nella
riunione del 4 aprile scorso dedicata alla possibile fusione tra l’Anas
e il Cas che, ogni anno, incassa circa 90 milioni di euro. Denaro
che, al netto del canone da pagare all’Anas, dei contenziosi con le ditte, e
dei costi per il personale e l’energia elettrica, dovrebbe servire per la
manutenzione delle strade. Per questa, invece, restano solo 19 milioni di euro
parte dei quali utilizzati per la costruzione della Siracusa-Gela e della
Catania-Caltanissetta.
Anche i professori tengono famiglia. A due giorni dagli
arresti decisi dal gip di Firenze, a interrogatori iniziati – tra silenzi e non ricordo
– dalle carte dell’inchiesta, condotta del pm Paolo Barlucchi,
emerge anche l’atteso filone del nepotismo. Poteva accadere – e in
effetti è accaduto – che un docente, nominato commissario, dovesse dimettersi
per incompatibilità ed è in questo quadro che salta fuori il primo caso: quello
di Andrea Colli Vignarelli, ordinario a Messina interdetto dal
giudice, marito di Maria Concetta Parlato, figlia del professore Andrea
Parlato, ordinario nella cittadina sullo stretto. “Ha avuto buon gioco a
far ritirare la moglie Maria Concetta Parlato negoziando i
propri voti in cambio dell’assicurazione dell’abilitazione del coniuge
nella tornata successiva, quando lui – ragiona il gip – si sarebbe
appunto dimesso per incompatibilità”. Anche per “Mariù” scende in campo
anche l’ottantenne padre.
Il “negoziato per far
passare Mariù”
È l’aprile del 2015 e le dimissioni incrociate di alcuni commissari creano un
effetto domino che il professor Pasquale Russo – il
docente che diceva al ricercatore da escludere “se fai ricorso ti giochi la carriera” – commenta così con il collega
di Bologna Adriano Di Pietro: “Perché loro pensavano che la
commissione prima, sarebbe stata anche la commissione seconda, dopo aver
sostituito, ehm, Guglielmo Fransoni per incompatibilità.
Si sono fatti male i conti perché la commissione è cambiata totalmente”.
Ed è proprio Fransoni, docente a Foggia, a chiarire quali erano gli accordi: il
ritiro sia di Francesco Padovani (il candidato sponsorizzato
ai danni di Philip Jezzi Laroma, che poi ha denunciato tutti) sia della Parlato, moglie del suo
interlocutore. “Perché noi avevamo fatto come dire? Un ticket: Mariù-Francesco.
Non può essere separato: io e te abbiamo fatto un gioco di squadra e
abbiamo, avevamo raggiunto un’intesa”. Già, il ticket. È in questo che il
commissario Fransoni, all’esito dei lavori della commissione, avrebbe ottenuto
un posto per Francesco Padovani, poi diventato ricercatore a tempo determinato
a Pisa, alla tornata successiva. Per Maria Concetta Parlato il
padre va a Bologna da Di Pietro: è il marzo 2015 e accompagnato dalla figlia
inizia la trattativa. E in una telefonata intercettata che poi il professore
bolognese parla di un candidato definendolo “mediocre”, precisando che
però rientrerà nel “negoziato per far passare Mariù“.
Di Mariù parla anche il
professore Fabrizio Amatucci (Università di Napoli) con il
commissario spagnolo Carlos Maria Lopez Espadafor: “Ci sarebbe poi
la Parlato. La Parlato tu sai che è figlia di Parlato, il professore di
Palermo che è stato il mae … , un po’ per certi versi, il maestro no, ma
si è laureato Zizzo (Giuseppe, Università Carlo Cattaneo Milano ndr) cioè Zizzo
è un po’ legato a Parlato, ma moltissimo è legato Parlato a Di Pietro. Di
Pietro e Parlato sono sempre stati molto uniti. Quindi lui può essere che
poi ad un certo punto, non lo farà all’inizio, farà il nome
della Parlato che è debole, vatti a vedere il curriculum.
Quindi noi abbiamo un’altra arma se lui ci chiede la Parlato allora
io gli comincio a chiedere di tutto perché vuol dire che il livello,
hai capito? Scende. Il livello è basso“. Parlato padre si
commuove, ad abilitazione ottenuta, e Di Pietro riferisce di avergli risposto
tranchant: “Abbiamo dovuto accettare anche Cimino conoscendo … però
Andrea, questo è stato il prezzo da pagare perché andasse all’unanimità
Mariù“.
“L’accordo malsano”
per la “sistemazione” della compagna
Un altro caso riguarda il professore Pietro Boria, ordinario a La
Sapienza e autore del libro I Fondamenti del Diritto Tributario, che il 10
aprile 2015, parlando con il collega Eugenio DellaValle gli
comunica, ben prima della pubblicazione dei risultati, chi sarebbe stato
abilitato. Non per merito naturalmente, ma per tutelare un’intesa finalizzata
“all’armonia”, “serenità”, e “amicizia” tra di loro. Decisioni che però
indispettiscono la compagna e collega Rossella Miceli (La
Sapienza, non indagata). Boria le racconta che “passano sia Fortunato che
Giorgi”, quest’ultimo suo diretto concorrente nell’ateneo di riferimento, ma
allo stesso tempo le comunica di aver ricevuto “un impegno morale” da
Della Valle a non far presentare Giorgi per il posto a cui aspira lei:
“Eugenio mi ha detto che non fa la domanda e ha preso un impegno formale in
questo senso”.
La conferma dell’intesa raggiunta è
contenuta in una telefonata telefonata tra Alessandro Giovannini,
ordinario a Siena e finito ai domiciliari, e Adriano Di Pietro,
docente a Bologna che davanti al gip si è avvalso della facoltà di non
rispondere. Il primo, parlando al telefono con il collega, il 16
aprile 2015, definisce tale convenzione come un “accordo malsano“,
“legato alla sistemazione della moglie di Boria” e il suo
interlocutore, condividendo tale giudizio, dice: “Ma certo, ma certo. vuoi
che non lo non sappia”. Altra conferma, secondo il ragionamento degli
inquirenti, arriva con la telefona di due giorni prima tra il candidato Marino
e il professar Claudio Sacchettodell’Università di Torino (per lui
il gip ha rigettato la richiesta di misura cautelare). Il primo, il 14 aprile
2015, racconta al secondo: “Eugenio Della Valle pare abbia fatto un
accordo con Boria sulla seconda fascia: tant’è vero che, infatti,
ha ottenuto Massimiliano Giorgi con la condizione che sia chiamata prima la
Miceli su Roma”.
La non abilitazione di
una candidata che si era opposta alla figlia di un professore
Tra i candidati bocciati o rimandati, stando alle indagini, c’è ne è
anche una, Caterina Oliva Corrado, collaboratrice dello StudioVietar
Uckmar di Genova, che aveva indispettito il professor Giovanni
Eugenio Marongiu. Il docente spiega al suo interlocutore che la candidata
non partecipa con impegno alle attività universitarie da lui organizzate e
avrebbe commesso la “scorrettezza” di ricorrere contro gli esiti
di un concorso per ricercatrice bandito dall’ateneo genovese,
vinto dalla figlia Paola. A Di Pietro Marongiu dice: “… è un giudizio
di merito, secondo me. Come non si meritava di diventare ricercatore, non si merita
ancora di diventare”. Lo stesso giorno, trasferendosi da Bologna a Milano,
Marongiu, in pellegrinaggio per far fuori Oliva Corrado, va a trovare
Zizzo cui ripete le stesse argomentazioni. “Come si vedrà – chiosa il gip – la
richiesta del professar Marongiu verrà accolta, in occasione della
prima riunione in seduta comune dei membri della Commissione, che avverrà
il 19 marzo 2015 a Bologna”.
Per riuscire a capire
qualcosa sull' " affaire " di Bankitalia , è indispensabile entrare
nei meandri della finanza internazionale e analizzare singolarmente e poi
congiuntamente i diversi fattori che legano gli interessi economici e
finanziari del mondo .
Innanzi tutto , voler considerare gli effetti
della ultima crisi, epocale , che ha investito l'economia di molti Paesi
occidentali , europei e altri , maggiormente l'Italia ,insieme alla Grecia .
Il " sistema
" globalizzato del mondo finanziario internazionale ed europeo ha generato
interconnessioni e condizionamenti reciproci fra i vari istituti bancari di
tutti i Paesi dell'Unione e con altri Paesi internazionali .
In ambito europeo si è verificato che ogni
particolare situazione economica-finanziaria critica , verificatasi nell'ambito
di un Paese , ha inevitabilmente prodotto effetti negativi e di instabilità anche sul sistema bancario di altri Paesi europei .
Ciò è avvenuto soprattutto a causa del
fenomeno dei crediti cosiddetti " deteriorati " , difficilmente o non
più esigibili , e dei cosiddetti " derivati " , causati non solo da
oggettive difficoltà economiche dei mercati e da situazioni economiche
difficili di molte imprese e famiglie , ma anche e purtroppo , come è avvenuto
specialmente in Italia e in Grecia , a causa di cattive gestioni delle risorse
finanziarie , poste in essere da diverse banche . Risorse di denaro che sono
state usate per speculazioni clientelari, per favoritismi e investimenti
improduttivi e fallimentari ,e che hanno creato ripercussioni in tutta la rete
dei contatti interbancari europei .
In un tale contesto di
disfunzioni del sistema , sono stati diversi gli interventi della Banca
Centrale Europea ( Governatore Mario Draghi
) che hanno cercato di ristabilire di volta in volta i necessari equilibri
all'interno del sistema stesso , tentando , nel contempo , di contenere gli
effetti negativi che tali fenomeni avrebbero potuto avere sulla stabilità monetaria dell'Euro nei confronti dei mercati finanziari
internazionali .
Un processo difficile da gestire , in cui la
stessa Bankitalia si è trovata ,
riguardo alle funzioni istituzionali di controllo sulla gestione degli istituti
bancari italiani . Funzione che la Bankitalia ( Governatore Visco ) non ha
compiutamente svolto attraverso opportuni e tempestivi interventi regolatori
diretti nei confronti di taluni istituti
bancari ( es.. MPS , Banca Etruria , Banca AntonVeneta , etc) prima che questi
si rivelassero fallimentari ,e che hanno danneggiato migliaia di cittadini
risparmiatori .
La domanda è : Di tali situazioni bancarie
italiane , già conosciute come critiche da tempo , è stato messo al corrente il governatore Draghi della
Banca Centrale Europea , in modo formale da parte del governatore Visco di
Bankitalia ? ...
Certamente Draghi ha
sempre e tempestivamente avuto contezza di tutto ciò che avveniva ed è avvenuto
all'interno del sistema bancario europeo e quindi anche in quello italiano
.Pertanto , si deve dedurre che probabilmente , per quanto attiene all’Italia
, è stato più importante non fare " esplodere
" scandali ,che avrebbero avuto effetti dannosi per l'euro nel mercato internazionale , piuttosto
che innescare processi inquisitori , che avrebbero dovuto far emergere e
rendere pubbliche , anche a livello internazionale , gravi responsabilità ,
anche di natura penale , nei confronti di soggetti , dirigenti bancari , che ,
a quel punto avrebbero dovuto confessare
legami di interessi e complicità , non solo con il mondo degli affari , ma
anche con quello politico-partitico del nostro Paese.
La qualcosa avrebbe avuto come conseguenza la
crisi e la caduta del governo in carica , sostenuto , appunto , da una
maggioranza costituita da un sistema politico di partiti
che , insieme ad altri partiti della opposizione , hanno
avuto dirette e indirette
implicazioni con affari connessi alle attività finanziarie delle banche.
E’
chiaro , allora , per qual
motivo il Capo dello Stato
italiano ( Mattarella ) voglia ritenere
più opportuno mantenere la calma , per
evitare un danno
maggiore al Paese . Cioè
quello che si
crei una situazione di discredito
da parte dei Paesi esteri nei
confronti di importantissimi Organi
istituzionali dello Stato italiano , quale quello del Governatore Visco e
di Bankitalia , ed anche nei confronti dello stesso Governatore della Banca Centrale
Europea , dottor Draghi , senza contare
i danni gravi che deriverebbero alla stessa economia del Paese.
La maggiore responsabilità di
tutto questo , però , è da porre a
carico del sistema
politico-partitico italiano ,spesso
costituito di soggetti corrotti ,
i quali , per molti
anni , e per interessi speculativi e faziosi , sono riusciti a coinvolgere il sistema bancario , nelle
persone dei rispettivi dirigenti , utilizzando le attività
istituzionali degli istituti di credito , che dovevano essere volte a tutelare solo i risparmi dei cittadini , per scopi inerenti
gli interessi dei
partiti stessi ed affari , anche
personali e privati , intrecciati con
attività di imprese
rivelatesi poi fallimentari.
Tutte queste le figure , che appaiono sullo
scenario di una farsa scandalosa all’italiana , il cui copione si è vergognosamente ripetuto
per decenni in danno
di cittadini , sprovveduti ,
turlupinati da individui senza
scrupoli , imbroglioni , speculatori , ladri , organizzati secondo un sistema di gestione finanziaria dei risparmi privati
di natura gravemente immorale , addirittura criminale, giocando sulla buonafede di
centinaia di migliaia di cittadini
ignari e quindi raggirati .
Adesso
, assistiamo ad una infinita
sequela di comparse , ambigue , opache , a diatribe farcite di ipocrisia e anche di falsità, , fra
chi accusa le autorità di vigilanza sulle banche (
Bankitalia e Consob ) , chi accusa gli
enti preposti alla dirigenza delle banche , ai vertici delle stesse ( c.d.a. )
, chi accusa gli agenti e promotori finanziari , chi accusa la politica , chi
accusa i risparmiatori e piccoli investitori , per non essere stati abbastanza avveduti nel momento
di sottoscrivere contratti ,
contenenti condizioni ad
alto rischio .
Un
vergognoso rimpallo di accuse , che si aggrovigliano in una matassa di bugie e
di affari palesemente sporchi , e che una
predisposta Commissione di indagine
dovrà , prima o poi , sciogliere , sempre se vi riuscirà.
Tutto
ciò dà l’idea , appunto , di una
tragicommedia all’italiana , la cui trama può bene essere paragonata ad un fatto
di cronaca oppure ad
una scena da
film , in cui :
Una banda di
individui mettono a segno una rapina ,
sottraendo una grossa somma di denaro dalle cassette di sicurezza in una banca . Al momento del processo , il
giudice accerta che , però , gli agenti di vigilanza sulla banca ,
distrattamente , stavano guardando
la tv , nel momento in cui la rapina ha avuto luogo. In più , il giudice constata un fatto
particolare , cioè che nella
banca stessa , la direzione responsabile e i
funzionari bancari avevano
disposto che il denaro
depositato fosse custodito in cassette
di sicurezza , però in una condizione tale da
essere facilmente a
rischio da parte di azioni di
malintenzionati , pur assicurando i depositanti
di potersi fidare della custodia
da parte della banca medesima .
A questo
punto , cosa dovrebbe fare il giudice ?,
Dovrebbe condannare i
rapinatori e eventualmente anche quei vigilanti che risultassero complici dei rapinatori ? Certamente
, si . Secondo il buon senso . Ma
non è affatto sicuro che la sentenza in Italia verrà decisa
così !
Infatti
, gli
avvocati difensori dei rapinatori
sostengono , paradossalmente ,
che dovrebbero essere
condannati solo gli agenti addetti
alla vigilanza e essere assolti
i rapinatori . E
persino , essere assolti tutti , rapinatori e vigilanti ,
addossando la colpa
solo alla ingenuità
e sprovvedutezza dei
depositanti , che si sono fidati troppo facilmente dei bancari .
Mose, il tesoro delle tangenti
di Galan alla base di un sequestro da 12 milioni. 6 indagati e lista di
imprenditori off-shore
Denaro
depositato presso banche venete, due imprese e quote di società e 14 immobili
in Veneto e Sardegna. L'indagine riguarda il riciclaggio internazionale e
l'esercizio abusivo dell’attività finanziaria: tra gli indagati anche il
commercialista dell'ex presidente della Regione Veneto Paolo Venuti e sua
moglie. Dall'inchiesta emerge anche un elenco di numerosi imprenditori veneti
che sarebbero ricorsi all’interposizione di società nei paradisi fiscali
Il sospetto
era venuto nel 2015 quando i finanzieri effettuarono una registrazione
ambientale che aveva come protagonisti il commercialista di Giancarlo Galan
e la moglie. Parlavano di soldi e di investimenti riconducibili
all’uomo politico. Da allora gli investigatori veneziani stavano cercando il
tesoro dell’ex ministro, ex parlamentare di Forza Italia ed ex governatore del
Veneto. Per questo avevano avviato rogatorie internazionali, alla caccia
dei soldi delle tangenti che ruotavano attorno al sistema politico
veneziano del Mose e della Regione Veneto. Seguendo le tracce che partivano da
una società di Galan hanno ora scoperto un sistema di evasione fiscale e
di investimenti all’estero che ha portato a un sequestro di beni per
12,3 milioni di euro, eseguito dalla Polizia economico finanziaria di
Venezia comandata dal colonnello Gianluca Campana. A ordinarlo è stato il gip
veneziano David Calabria, su richiesta del pm Stefano Ancilotto. L’indagine
riguarda, a diverso titolo, il riciclaggio internazionale e l’esercizio abusivo
dell’attività finanziaria, relativo solo in parte al reinvestimento
all’estero delle mazzette incassate da Galan, che assommerebbero a un
milione e mezzo di euro, il vero “tesoro” dell’ex governatore che finì in
carcere per corruzione, prima di patteggiare la pena.
Partendo dal
sistema delle tangenti, gli investigatori hanno scoperto un elenco di alcune
decine di imprenditori veneti che usufruivano di canali di investimento
opachi e che non risultano indagati solo perché la movimentazione del denaro è
stata prescritta o ha goduto dei benefici dello scudo fiscale. Tutto avveniva,
secondo l’accusa, attraverso tre commercialisti padovani (e in parte
anche la moglie di uno di loro) e due fiduciari italo-elvetici. I
commercialisti sono Paolo Venuti, 62 anni, Guido e Christian Penso,
di 78 e 51 anni. La donna è Alessandra Farina, 61 anni, moglie di
Venuti. I fiduciari sono Filippo Manfredi San Martino di San Germano d’Agliè,
65 anni, originario di Torino, ma residente a Losanna, e Bruno De Boccard,
svizzero di Friburgo.
Il sequestro
riguarda l’importo che secondo la Finanza i commercialisti e i fiduciari hanno
lucrato da un giro imponente di investimenti, in parte denaro riciclato, in
parte movimentato senza che i due svizzeri avessero i requisiti per l’esercizio
dell’attività finanziaria in Italia. Gli investimenti di natura immobiliare
riguardano appartamenti di lusso a Dubai e fabbricati industriali in
Veneto. I sequestri hanno colpito denaro depositato presso banche venete,
due imprese e quote di società, nonché 14 immobili in Veneto e in provincia di
Sassari, in Sardegna.
Tangenti in Brianza: 28 arresti, anche politici | Dda: "Finanziamento illecito a esponenti di FI e a Fratelli dʼItalia"
Sono 95 gli indagati accusati tra lʼaltro di associazione per
delinquere aggravata dallʼaver favorito unʼassociazione di tipo mafioso.
Il Gip: coordinatore provinciale della Lega sapeva di una nomina
pilotata
Sono 95 gli indagati accusati tra lʼaltro di associazione per
delinquere aggravata dallʼaver favorito unʼassociazione di tipo mafioso.
Il Gip: coordinatore provinciale della Lega sapeva di una nomina
pilotata
I carabinieri di Monza e la Gdf di Varese hanno eseguito
in Lombardia e Piemonte 43 ordinanze di custodia cautelare, di cui 12
in carcere e 16 ai domiciliari, nell'ambito di un'inchiesta coordinata
dalla Dda milanese su due gruppi criminali, operativi tra Milano e
Varese, costituiti da esponenti politici, amministratori pubblici e
imprenditori. Secondo i magistrati avrebbero pilotato la spartizione e
l'aggiudicazione di gare per appalti pubblici.
"Finanziamenti
illeciti a esponenti di Forza Italia e al partito FdI" - L'imprenditore
arrestato Daniele D'Alfonso è la figura chiave dell'inchiesta: sarebbe
stato lui "in maniera tentacolare" a corrompere vari esponenti politici
al fine di ricevere appalti. Secondo l'indagine della Dda milanese, "in
occasione della campagna 2018 per le consultazioni politiche e
regionali", avrebbe corrisposto "sistematici finanziamenti illeciti a
vari soggetti", tra cui Fabio Altitonante, consigliere lombardo di FI
arrestato, Diego Sozzani, parlamentare di FI (chiesto l'arresto) e
Angelo Palumbo, anche lui di FI, "nonché al partito 'Fratelli
d'Italia'".
Gli indagati e le accuse - Le persone indagate sono
in totale 95, accusate a vario titolo di associazione per delinquere
aggravata dall'aver favorito un'associazione di tipo mafioso,
finalizzata a corruzione, finanziamento illecito ai partiti, turbata
libertà del procedimento di scelta del contraente, false fatturazioni
per operazioni inesistenti, auto riciclaggio e abuso d'ufficio.
Le ordinanze restrittive - Delle 43 persone destinatarie delle ordinanze
restrittive 12 sono finite in carcere, 16 ai domiciliari, 3 con obbligo
di dimora e 12 con obbligo di firma. Di queste solo 9 sono accusate di
associazione a delinquere. Sono duecentocinquanta i militari, tra
carabinieri e finanzieri impegnati dalle prime luce dell'alba
nell'esecuzione misure cautelari nelle province di Milano, Varese, Monza
e Brianza, Pavia, Novara, Alessandria, Torino e Asti.
I filoni
dell'inchiesta - Sono diversi i filoni dell'inchiesta. Uno di questi
riguarda gli appalti targati Amsa, l'azienda dei rifiuti milanese e
parecchie partecipate pubbliche. Un altro, il filone varesino e che ha
come personaggio principale l'ex coordinatore provinciale di Forza
Italia Gioacchino Caianiello (anche lui tra i destinatari del
provvedimento) riguarda il Piano di governo del territorio e le sue
varianti. Ma per inquirenti e investigatori il personaggio principale
dell'inchiesta rimane l'imprenditore Daniele D'Alfonso con la sua
Ecol-Service, uno dei quali risponde dell'aggravante di aver favorito la
'Ndrangheta, in quanto con gli appalti ottenuti in cambio di tangenti
avrebbe dato lavoro agli uomini della famiglia calabrese dei Molluso di
Buccinasco.
Ed è lui che, secondo la ricostruzione di inquirenti e
investigatori, attraverso fittizie consulenze e altre utilità, avrebbe
"ricompensato" Tatarella con cui, come emerge dalle intercettazioni, si
sarebbe incontrato da Berti, il ristorante milanese non molto lontano
dagli uffici della Regione e già venuto a galla in molte indagini
milanesi, e che ora nel linguaggio degli indagati è diventato "la mensa
dei poveri", definizione che ha dato il nome all'indagine della Dda.
D'Alfonso: "Ho pagato 100mila euro e sto lavorando" - "Mi ha fatto
dieci cose per centomila, ok e sto guadagnando". Lo ha affermato, in
un'intercettazione, l'imprenditore del settore rifiuti e bonifiche
ambientali D'Alfonso mentre parlava di una presunta tangente da 100mila
euro in favore di Mauro De Cillis, responsabile operativo di Amsa,
l'azienda milanese di servizi ambientali, finito in carcere.
Nell'inchiesta sono stati arrestati anche i vertici di altre società
partecipate, come Prealpi servizi e Alfa srl.
Gip: "Coordinatore
della Lega seppe di una nomina pilotata" - Gioacchino Caianiello
riguardo alla nomina "pilotata" di Davide Borsani come dirigente della
società a totale partecipazione pubblica Alfa di Varese "confessa (...)
che la stessa è frutto di un accordo politico preventivo, di cui
asserisce di aver reso edotto anche il coordinatore provinciale della
Lega Matteo Bianchi". Lo scrive il gip Raffaella Mascarino nella sua
ordinanza di custodia cautelare secondo quanto affermato da Caianello in
un'intercettazione.
Pm: "Tatarella a libro paga
dell'imprenditore D'Alfonso" - Anche il consigliere comunale milanese e
vice coordinatore lombardo di Forza Italia Pietro Tatarella, che risulta
arrestato, sarebbe stato a "libro paga" di D'Alfonso, da cui avrebbe
ottenuto 5mila euro al mese e in cambio l'avrebbe favorito negli appalti
dell'Amsa, in particolare, e l'avrebbe introdotto in altri appalti a
Varese e a Novara, dove sarebbe stato attivo il parlamentare di FI Diego
Sozzari.
Secondo gli investigatori, Tatarella avrebbe voluto
mettere le mani sull'aerea dove sorgeva l'Expo. "Dove c'era l'Expo
stiamo cercando di capire se riusciamo ad entrarci un po' pure noi".
Così parlava il consigliere, intercettato nell'ambito dell'inchiesta
della Dda. Per il gip, poi, c'è "un'ombra quanto mai allarmante sulle
modalità con le quali" Fabio Altitonante, consigliere lombardo
arrestato, "potrà gestire la delicatissima delega alla 'Rigenerazione e
sviluppo dell'Area ex Expo'".
In un'intercettazione del 31
ottobre 2018 Tatarella, conversando con un imprenditore, "spende il nome
della Ecol-Service qualificandosi come socio dell'impresa (in realtà
egli figura unicamente come consulente con partita iva) e proponendogli
una collaborazione". Ciò che rileva, riassume il giudice, è che il
consigliere comunale "per mettere in evidenza le potenzialità della
'propria' impresa, sottolinea il suo ruolo di 'collettore' con il mondo
istituzionale", dicendo: "Io su tutti i contatti diciamo legati
all'istituzionale sono molto forte". E riferisce "di aver iniziato a
lavorare per la multinazionale spagnola (Acciona Spa) presso la quale ha
conosciuto il fornitore con il quale adesso lavora", ossia Daniele
D'Alfonso, l'imprenditore arrestato.
Tatarella, prosegue il gip,
"si avvale della sua funzione pubblica e delle relazioni esistenti con
altri Pubblici Ufficiali per incamerare lavori con altre imprese,
offrendosi, in caso di alleanze commerciali con questi ultimi, di
svolgere anche nel loro interesse, operazioni di illecita
intermediazione verso altri Pubblici Ufficiali, nel caso di specie, con
l'amministratore delegato di AREXPO, sfruttando le relazioni
effettivamente esistenti e accertate dalle intercettazioni". Un
"affare", conclude il gip, quello dell'area ex Expo, che "coinvolge
interessi economici di portata milionaria".
Istigazione alla
corruzione nei confronti di Fontana - Nell'inchiesta della Dda di Milano
c'è anche un episodio di "istigazione alla corruzione", contestato
all'ex coordinatore provinciale di Forza Italia a Varese, Gioacchino
Caianiello, nei confronti del presidente della Regione Lombardia,
Attilio Fontana, che è parte offesa e non risulta indagato. Da quanto
emerso, il governatore non avrebbe denunciato l'episodio. Caianiello e
il dg dell'ente Afol Metropolitana, Giuseppe Zingale, nell'aprile 2018
avrebbero proposto a Fontana, "consulenze onerose in favore dell'avv.
Luca Marsico, socio dello studio professionale Fontana-Marsico" in
cambio della nomina, non avvenuta, di Zingale alla "direzione generale
Istruzione Lavoro e Formazione della Regione". Breve il commento del
governatore: "Non dico nulla, ho letto che io sono parte offesa. Quindi
per rispetto della magistratura le cose che dovrò dire le dirò a loro".
Richiesta di arresto alla Camera per un deputato di Forza Italia - C'è
anche una richiesta di autorizzazione inviata alla Camera dei Deputati
per l'arresto per finanziamento illecito del parlamentare di Forza
Italia Diego Sozzari nell'inchiesta della Dda milanese che ha portato a
43 misure cautelari per un giro di tangenti negli appalti e con al
centro anche l'accusa di associazione per delinquere aggravata dall'aver
favorito una cosca mafiosa.
Gli arrestati - Tra gli arrestati
c'è anche il consigliere regionale azzurro Fabio Altitonante,
sottosegretario all'area Expo della Regione Lombardia, accusato di
corruzione.
"Mazzetta di 20mila euro per ottenere il rilascio a
costruire" - Secondo quanto emerso nell'inchiesta c'è anche una presunta
mazzetta da 20mila euro per "far ottenere il rilascio del permesso a
costruire" su un immobile a Milano "sottoposto a vincoli paesaggistici"
tra le tante imputazioni della maxi indagine della Dda milanese che ha
portato a 43 misure cautelari, tra cui l'obbligo di presentazione alla
polizia giudiziaria per abuso d'ufficio per Franco Zinna, Dirigente
della Direzione Urbanistica del Comune di Milano, e per Maria Rosaria
Coccia, dipendente comunale. Stando all'ordinanza cautelare, il
consigliere regionale Fabio Altitonante, avrebbe ricevuto
dall'imprenditore D'Alfonso "quale tramite" di Luigi Patimo (la casa è
di proprieta' di sua moglie) 20mila euro "al fine di far ottenere il
rilascio del permesso a costruire". Altitonante si sarebbe, poi,
attivato con Zinna.
Salvini: "Brillante operazione" - "Ringrazio
sempre le forze dell'ordine quando arrestano corrotti e corruttori".
Così il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, definendo il blitz una
"brillante operazione".
Conte: "La legge 'Spazzacorrotti' è
efficace" - Soddisfatto il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che
su Facebook ha scritto: "Il governo ha promosso l'adozione della legge
'spazzacorrotti' e le nuove norme si stanno rivelando ben più efficaci
rispetto alle norme precedenti. E siate sicuri: se fosse necessario
renderemo queste norme ancora più incisive".
Fonte: https://www.tgcom24.mediaset.it/…/tangenti-in-brianza-43-ar…
Appalti pubblici in Calabria, 20 indagati: ci sono il governatore Oliverio (Pd), il sindaco di Cosenza ed ex deputato dem
La procura di Catanzaro,
guidata da Nicola Gratteri, contesta al governatore e all'ex
vicepresidente Nicola Adamo, assieme ad altre 4 persone, la
“associazione per delinquere con lo scopo di commettere una serie
indeterminata di delitti contro la pubblica amministrazione". Sotto
inchiesta anche Mario Occhiuto, primo cittadino di Cosenza e candidato
in pectore alle Regionali
Altri guai giudiziari per il governatore della Calabria Mario Oliverio (Pd)e per il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto (Forza Italia), entrambi candidati in pectore alle prossime Regionali. La procura di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri, ha chiuso l’inchiesta sulla gestione di alcuni appalti pubblici che hanno riguardato la città di Cosenza e in particolare gli investimenti relativi alla costruzione del nuovo ospedale, della metropolitana di superficie e del museo di Alarico. Venti i soggetti iscritti nel registro degli indagati dal pm Vito Valerio con accuse pesantissime.
Tra questi c’è anche l’ex vicepresidente della Regione Nicola Adamo (Pd) per il quale, assieme al presidente Oliverio, la procura contesta il reato di “associazione per delinquere con lo scopo di commettere – è scritto nel capo di imputazione – una serie indeterminata di delitti contro la pubblica amministrazione e nello specifico dei delitti di turbata libertà degli incanti, di corruzione propria aggravata, di traffico di influenze illecite,
di abuso in atti di ufficio, di frode nelle pubbliche forniture”.
Associazione a delinquere di cui farebbero parte anche il dirigente
della Regione Luigi Giuseppe Zinno, il direttore generale delle Ferrovie della Calabria Giuseppe Lo Feudo e gli imprenditori Pietro Ventura e Rocco Borgia.
Mentre Nicola Adamo, ex deputato, sarebbe stato il “punto di riferimento” e “l’elemento di raccordo tra esponenti politici, amministratori pubblici e imprenditori privati”, il presidente Oliverio è considerato dalla procura il “promotore” del sodalizio in quanto si sarebbe attivato per “assicurare che le gare pubbliche si sviluppino secondo i progetti dell’associazione e vengano aggiudicate agli imprenditori graditi”. Non solo: sempre su indicazione di Nicola Adamo, infatti, Oliverio si sarebbe attivato “per far ottenere ai suoi uomini di fiducia la nomina in posti strategici delle amministrazioni pubbliche regionali e locali”.
Uno dei principali affari era senza dubbio la progettazione esecutiva
e la realizzazione del sistema di collegamento metropolitano tra
Cosenza, Rende e l’università della Calabria. Un gara d’appalto da diversi milioni di euro
che – secondo la procura – è stata inquinata mediante “collusioni,
accordi, promesse e mezzi fraudolenti”. Ecco quindi che gli indagati
sono accusati di turbativa d’asta per aver posto “a base di gara un progetto preliminare illegittimamente realizzato dalla Metropolitana Milanese Spa
in quanto affidato senza rinnovo di procedure”. Cosa che è avvenuta
anche per quanto riguarda “un progetto preliminare basato su una scelta
progettuale di ‘sistema su ferro’ ingiustificata sul piano tecnico ed
economico”. Un appalto, quello della metropolitana, per il quale sarebbe
stata indetta “la gara per la parte esecutiva” nonostante questa era
stata già ricompresa “nella precedente procedura di gara per progettazione preliminare”. Il tutto, quindi, avrebbe provocato una “duplicazione indebita dei costi a base d’asta”.
Un’operazione in cui è stato coinvolto – sempre stando alla
ricostruzione degli inquirenti – anche Mario Occhiuto, candidato in
pectore di Forza Italia alle prossime regionali. Il
sindaco di Cosenza, infatti, è indagato per corruzione. Secondo la
procura di Catanzaro, per firmare l’accordo di programma per la
realizzazione di un sistema di mobilità sostenibile e il collegamento
metropolitano e per adottare ogni altro atto amministrativo di sua
competenza, Occhiuto avrebbe accettato “la promessa avanzata da Oliverio
per il tramite del dirigente Luigi Zinno, di ottenere da parte della
Regione Calabria i finanziamenti e la copertura amministrativa per la realizzazione del Museo di Alarico oggetto di gara d’appalto (illegittima) indetta dal Comune di Cosenza”.
Nell’inchiesta è indagato anche il consigliere regionale Luigi Incarcano. Quest’ultimo è accusato di traffico di influenze perché sfruttando le sue relazioni politiche con molti consiglieri comunali di Cosenza si faceva promettere “da Nicola Adamo e Mario Oliverio un vantaggio patrimoniale
rappresentato dalla possibilità di ricoprire incarichi pubblici e
istituzionali”. In sostanza, questo era il prezzo “per la mediazione
illecita” di Incarnato che ha convinto i consiglieri di Cosenza a
dimettersi “allo scopo di determinare l’automatica decadenza di Mario
Occhiuto (Forza Italia, ndr) da sindaco di Cosenza”. Promessa che Adamo e
Oliverio avrebbero mantenuto “designando e comunque agevolando la nomina di Incarnato a commissario liquidatore della Sorical spa (Società Risorse Idriche Calabresi)”. Della partita faceva parte anche Luca Morrone,
l’ex presidente del Consiglio di Cosenza che per le sue dimissioni
avrebbe accettato la promessa “effettuata da Adamo e Olverio di
ricoprire alternativamente o la carica di vicesindaco in seno alla compagine politica eventualmente vincitrice nelle successive elezioni o comunque un incarico di ingegnere presso la Regione Calabria”.
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Scandalo Csm: cosa è successo
da Palamara all'autosospensione di Lotti
L'indagine
della procura di Perugia nei confronti dell'ex presidente dell'Anm Luca
Palamara ha sollevato il velo su veleni e guerre nella magistratura italiana,
innescando dimissioni a catena. E riaprendo il dibattito su una possibile riforma
del Csm
CRONACA 29
giugno 2019 di Giuliana De Vivo
COM'E' INIZIATA
E' il 29
maggio 2019 quando si diffonde la notizia che la procura di
Perugia sta indagando (l'ipotesi è corruzione) sul magistrato Luca Palamara, ex
presidente dell'Anm (il sindacato dei magistrati) ed ex componente del
Consiglio superiore della magistratura nella consilatura 2014-2018 ( fino alle
elezioni di luglio 2018: PIERCAMILLO DAVIGO ELETTO TRA I MEMBRI TOGATI
- DAVID ERMINI E' IL NUOVO VICEPRESIDENTE DEL CSM).
Dell'indagine, spiegano Corriere della Sera e Repubblica, la
procura di Perugia ha appena avvisato il Csm, che in quei giorni si appresta a
nominare, oltre al nuovo procuratore capo di Roma al posto dell'uscente Giuseppe
Pignatone, anche due nuovi aggiunti nella procura della Capitale: favorito a
diventare uno dei due è proprio, in quel momento, Luca Palamara. L'indagine è
solo il primo di molti elementi che emergeranno nelle settimane successive,
contribuendo a gettare molte ombre sul funzionamento della magistratura
italiana al suo interno.
L'INDAGINE DI PERUGIA SU PALAMARA
La procura
di Perugia, competente per le indagini sui magistrati della Capitale, indaga su
Palamara per corruzione: l'ipotesi è che il magistrato romano abbia
favorito o tentato di favorire alcune nomine in cambio di viaggi, soldi e
regali. Tra i suoi committenti - sempre secondo l'ipotesi della procura
perugina - emergono i nomi di Fabrizio Centofanti, ex capo delle relazioni
istituzionali di Francesco Bellavista Caltagirone e già arrestato per
frode fiscale, e di Piero Amara, avvocato coinvolto da altra inchiesta della
procura di Roma per sentenze “aggiustate” della magistratura amministrativa (Tutti gli addebiti della procura di Perugia nei confronti di
Palamara). Le carte da cui prende avvio l'indagine di Perugia sono
state trasmesse dall'aggiunto della procura di Roma Paolo Ielo. Oltre a Luca
Palamara la procura di Perugia indaga anche sul componente togato del Csm Luigi
Spina per rivelazione di segreto d'ufficio e favoreggiamento e, in concorso con
questi, sul pm di Roma Stefano Rocco Fava: sarebbero
stati loro a informare Palamara dell' indagine a suo carico da parte della
procura perugina. E Palamara si sarebbe mosso - come emergerà dalle
intercettazioni - per tentare di condizionare le scelte dei nuovi vertici di
alcune procure, compresa quelle di Roma e la stessa Perugia. Fava, poi, pur
avendo lavorato con Paolo Ielo ha presentato un esposto alla procura di Roma
contro di lui e contro l'ex capo Giuseppe Pignatone per conflitto di interessi.
Dopo la diffusione della notizia sulle indagini, il 1 giugno, Palamara si autosospende dall'Anm, Luigi Spina si dimette
dal Csm.
I LEGAMI CON LA POLITICA
Dalle
intercettazioni raccolte attraverso un trojan installato sul telefono di
Luca Palamara, si scopre di riunioni segrete del magistrato con altri membri
del Csm, togati e non, e con esponenti del mondo politico, per accordarsi
su nomine e assegnazioni di posizioni in particolare nelle procure di Roma,
Perugia e Brescia. Secondo l'indagine della procura di Perugia l'obiettivo di
Palamara sarebbe stato in particolare ostacolare Paolo Ielo, colpevole di aver
trasmesso a Perugia le carte dell'accusa di corruzione nei suoi confronti. Tra
i politici partecipanti emergono i nomi dell’ex ministro Luca Lotti e dell’ex
sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri, entrambi del Partito democratico.
Lotti, scrivono i principali quotidiani, sarebbe intenzionato a vendicarsi di
Pignatone e Ielo che hanno chiesto il suo rinvio a giudizio nel caso
Consip. Mentre tra i membri del Csm avrebbero partecipato Gianluigi
Morlini (appartenente alla corrente Unicost) e Paolo Criscuoli, Corrado
Cartoni e Antonio Lepre (tutti di Magistratura indipendente).
L'INARRESTABILE CATENA DI DIMISSIONI
Il 3 giugno
l'Anm, dopo una riunione a Milano, chiede "con forza" le dimissioni dei
componenti del Csm coinvolti. Il giorno dopo Morlini, Criscuoli,
Cartoni e Lepre si autosospendono dal Csm. La posizione
che filtra dal Quirinale (il Capo dello Stato Mattarella è anche presidente del
Csm, ndr) anche attraverso il vicepresidente David Ermini è che i
consiglieri coinvolti, anche se non indagati, si facciano da
parte. Morlini e Criscuoli si dimettono il 12 giugno e Mattarella indice elezioni suppletive per
sostituirli, a ottobre. Lepre si dimette il 13. Da ultimo, Cartoni il 15 giugno. Nel frattempo il
giorno prima anche Luca Lotti si è autosospeso dal Pd. La bufera
investe anche l'Anm: il 16 giugno porta alle dimissioni del presidente Pasquale Grasso,
accusato di essere stato troppo morbido con gli aderenti alla sua corrente,
Magistratura indipendente. A sostituirlo il vice Luca Poniz. Lo scandalo finisce per lambire anche
la Corte di Cassazione, con il Procuratore generale (e come tale membro di
diritto del Csm) Riccardo Fuzio che annuncia il 4 luglio la decisione di andare
in pensione in anticipo. Una scelta - formalizzata dopo un colloquio con il
Capo dello Stato Mattarella - arrivata a seguito della diffusione di
conversazioni in cui Fuzio parlava con Palamara tanto dell'inchiesta a suo
carico quanto della nomina del nuovo procuratore di Roma. Giusto in tempo: il
giorno dopo Fuzio è iscritto nel registro degli indagati dalla
procura di Perugia per rivelazione di segreto d'ufficio.
LE CORRENTI E LA POSSIBILE RIFORMA
Per capire
la portata di quanto sta succedendo nel mondo della magistratura occorre
osservare che la categoria è storicamente divisa al suo interno in correnti,
che sono in qualche modo speculari ai partiti politici: Luca Palamara è anche
il leader di Unicost, corrente centrista della quale fanno parte anche Luigi
Spina e Gianluigi Morlini. Il deputato Cosimo Ferri è un giudice in aspettativa
ed è un nome forte della corrente Magistratura indipendente, di cui fanno parte
anche Cartoni, Criscuoli e Lepre. Le nomine e le promozioni, in virtù della
autonomia della magistratura, sono decise appunto dal Csm sulla base di logiche
politiche interne animate da queste correnti, che di volta in volta si alleano
con i membri non togati (politici scelti dal parlamento) che compongono il
Consiglio superiore della magistratura. Le notizie emerse a partire dal caso
Palamara hanno sollevato il velo su logiche spartitorie e su veleni personali.
Da lì si è riaperta la discussione sulla possibilità di cambiare le regole
interne e i metodi di elezione stessa dei membri del Consiglio superiore della
magistratura.