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mercoledì 22 giugno 2016

PROPOSTA DI RIFORME NELLE CARCERI ITALIANE




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    PROPOSTA DI RIFORME NELLE CARCERI ITALIANE

Premesso che l'art. 27 della Costituzione vieta che una pena detentiva sia in violazione dei diritti umani e prevede che la pena deve tendere alla rieducazione del carcerato e che la situazione in cui versano gli Istituti e strutture abitative penitenziarie italiane ha raggiunto e superato ormai drammaticamente livelli di sopportabilità e decenza umana,
-Innanzi tutto è assolutamente necessario che vengano emessi provvedimenti legislativi volti a ridefinire giuridicamente l’Istituto penale riguardante l’ordinamento penitenziario e precisamente rivedere la possibilità , in ordine alla esigenza della sicurezza sociale sulla esecuzione delle misure privative e limitative della libertà nei confronti di chi ha commesso reati , di una effettiva distinzione applicativa nei confronti dei soggetti , distinguendo reati gravi e pericolosità dei soggetti, e reati meno gravi , reati ritenuti di minore entità. Cioè, tenere in luoghi e reparti ben distinti i soggetti rientranti nel primo caso da tutti quegli altri. Altresì, applicando una ulteriore importante distinzione , sempre in ordine alla situazione giuridica processuale personale, riguardo alla collocazione detentiva, fra chi è in attesa di giudizio e chi invece deve scontare una pena divenuta esecutiva.

Per poter tradurre nella realtà una tale importante riforma che verrebbe a costituire sicuramente in modo molto più ragionevole e umano l’applicazione della giustizia penale , indubbiamente si rendono indispensabili maggiori strutture penitenziarie e più personale qualificato, addetto alla sorveglianza.
Allo stato delle cose , vista la gravissima situazione di sovraffollamento nelle carceri e la reale confusione di convivenza in merito alle fattispecie sopra considerate, ad eccezione di quei soggetti rientranti nella applicazione dell'articolo 41-bis ( Il c.d. carcere duro) della Legge 26/7/1975 n.354, e viste le attuali reali difficoltà di carattere organizzativo ed economico in cui versa il nostro Paese, si vuole avanzare la PROPOSTA innanzi tutto, di poter rimettere in efficienza talune tuttora esistenti strutture penitenziarie dismesse e rimaste abbandonate, ma ancora utilizzabili, e quindi inoltre considerare come iniziativa interessante , al fine di acquisire una più ampia disponibilità allocativa, la possibilità di adibire le ex caserme militari , ormai dismesse, come Istituti penali di custodia cautelare, nei quali ospitare soggetti imputati di reati non gravi e in attesa di giudizio ed anche soggetti già condannati però per reati minori. Pertanto, strutture non caratterizzate secondo le classiche celle , bensì aventi ambienti più ampi , meno restrittivi , dove poter circolare , avere contatti interpersonali con altri individui, svolgere attività lavorative e culturali , sempre sotto la sorveglianza degli operatori penitenziari.
Si tenga presente che le strutture già utilizzate come caserme militari si presentano idonee allo scopo, dato che le stesse conservano le caratteristiche tipiche di locali in cui la sicurezza , appunto dal punto di vista strutturale, è un fattore già esistente, ma che naturalmente necessitano di talune opportune modifiche e adattamenti funzionali.
Oltre al personale addetto alla custodia cautelare, si può ricorrere alla assunzione anche di persone aventi la qualifica di assistente sociale, specialmente se nei luoghi di restrizione si pongono in essere attività che comportino applicazioni ed impegni di carattere lavorativo e culturale, volti ad un effettivo recupero e reinserimento dei soggetti nell’ambito del sociale.
Quanto sopra, può essere realizzato in tempi non necessariamente lunghi e soprattutto non comporta oneri rilevanti di spesa e viene a costituire una soluzione proficua organizzativa e di civiltà ; tutto ciò chiaramente, va posto in essere in aggiunta a quelle norme di legge, già esistenti,( La legge Gozzini n. 663 del 1986,) che contemplano adesso misure alternative e sostitutive alla detenzione, nonché a quegli altri opportuni provvedimenti legislativi da approvare e che prevedano una depenalizzazione dei reati considerati minori.

DA TENERE PRESENTE CHE L’IMPIEGO DELLE SOMME NECESSARIE PER LA REALIZZAZIONE DI UNA RIFORMA CARCERARIA COSI’ COME FORMULATA , PUR COMPORTANDO NEL SUO COMPLESSO UN CERTO IMPEGNO FINANZIARIO , SIA SOTTO L’ASPETTO DEGLI INTERVENTI STRUTTURALI SIA RIGUARDO AL FABBISOGNO DI PERSONALE QUALIFICATO, TALI SPESE SAREBBERO PIENAMENTE COMPENSATE DA UN ENORME GUADAGNO DI CARATTERE SOCIALE E DI CIVILTA’ E QUINDI SICURAMENTE ANCHE DI NATURA ECONOMICA .

1 commento:

  1. Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria
    19 h •
    CARCERI, SAPPE: “SUPERATA QUOTA 54MILA PRESENZE, DI NUOVO SENSIBILE INCREMENTO DETENUTI. POLIZIA PENITENZIARIA NECESSITA NUOVE ASSEGNAZIONI DI AGENTI”

    Sale a quota 54.002 il numero dei detenuti presenti oggi nelle carceri italiane. Ne da notizia il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.
    “Sono pressochè esauriti gli effetti delle leggi svuotacarceri e gli istituti di pena ritornano ad essere significativamente affollati, a tutto discapito del lavoro delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria”, denuncia Donato Capece, segretario generale SAPPE. “54.002 detenuti rispetto ad una capienza regolamentare di poco superiore ai 44mila posti letto effettivamente disponibili è un segnale preoccupante, che va a incidere pesantemente sul lavoro dei Baschi Azzurri. Le regioni più affollate sono Lombardia (8.016), Campania (6.887), Lazio (5.904) e Sicilia (5.885). Ma tutte, proprio tutte, le carceri sono affollate oltre la capienza ordinaria”.
    Per il SAPPE “poco è cambiata” la situazione penitenziaria del Paese: “Se è vero che il 95% dei detenuti sta fuori dalle celle tra le 8 e le 10 ore al giorno, è altrettanto vero che non tutti sono impegnati in attività lavorative e che anzi trascorrono il giorno a non far nulla. Ed è grave che sia aumentano il numero degli eventi critici nelle carceri da quando sono stati introdotti vigilanza dinamica e regime penitenziario aperto. Solamente in questi ultimi dieci giorni si sono infatti contati Agenti di Polizia Penitenziaria aggrediti in varie carceri, tra le quali Saluzzo, Nisida, Matera, Agrigento, Monza, Potenza”, aggiunge il leader nazionale dei Baschi Azzurri. Che sollecita un intervento del Ministro della Giustizia Andrea Orlando su un fatto specifico: “Nonostante la Polizia Penitenziaria è carente in organico di 8mila Agenti, la Legge di stabilità ha bocciato un emendamento che avrebbe permesso l'assunzione di almeno 800 nuovi Agenti, a partire dall’assunzione degli idonei non vincitori dei precedenti concorsi, già pronti a frequentare i corsi di formazione. Credo che sia assolutamente necessario che, almeno su questo, il Ministro della Giustizia Andrea Orlando assicuri queste nuove assunzioni assolutamente indispensabili anche per il contrasto della criminalità e del radicalismo integralista nelle carceri”.
    Roma, 21 giugno 2016
    Con cortese preghiera di diffusione e pubblicazione

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