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venerdì 12 febbraio 2016

MONDO FINANZIARIO E ECONOMIA REALE



                           
                   MONDO  FINANZIARIO  E  ECONOMIA  REALE  

Aumenta  drammaticamente  il  divario  fra le  finalità  del  mondo  finanziario  e  la  economia  reale  a  livello globale.
Il sistema bancario globale rivela tutte le sue criticità , invischiato in operazioni finanziarie di tipo speculativo  e contestualmente bloccato nella circolazione di denaro nei confronti delle attività produttive di beni e servizi e degli investimenti  in  opere infrastrutturali  e  nell’economia del mondo reale.
In Italia  la situazione economica presenta uno stato di assai debole crescita del PIL   ( nonostante vi siano al momento fattori positivi per il basso costo del petrolio) , mentre ancora troppo elevato è il rapporto ( 130 ) riguardo al debito pubblico ( oltre 1.200 mld di euro ).
Il mondo delle imprese registra gravi difficoltà  a causa del forte calo  della domanda     ( interna e estera ) , sia a causa degli oneri di natura fiscale  sia  per le complessità burocratiche , che per il loro eccessivo peso , ostacolano ogni tentativo di ripresa , di ristrutturazione , di investimenti  nel mercato privato e pubblico.
Il sistema bancario italiano , nonostante le dichiarazioni pubbliche da parte del Governo , attestanti la solidità delle banche stesse , registra anch’esso forti criticità , a causa degli investimenti definiti tossici , delle sofferenze dovute ai crediti non riscossi , chiuso in se stesso  per una  profonda sfiducia  nei confronti del mercato esterno e quindi in una condizione di stagnazione finanziaria.
Il  sistema Europa funziona male , irrigidito in una politica di rigore tecnocratico e  da ristrettezze di idee  , che stanno dando sempre di più prova di inefficienza  e di appiattimento  verso condizioni di depressione , di recessione , di paure , di  un  aggravamento allarmante  del divario fra ceti benestanti e fasce sociali sempre più povere, in specie riguardo ai Paesi economicamente più deboli , come Italia e Grecia .
Il Governo italiano , in tale contesto di crisi , si mostra come  schiacciato , quasi oppresso dalle  pressanti richieste europee di rispetto delle regole di bilancio , e  allo stesso tempo incapace di trovare al proprio interno soluzioni valide  , tramite interventi che finalmente riescano a ridurre sprechi di risorse pubbliche , a  ripristinare criteri di equità in campo fiscale e sociale , eliminare privilegi di caste , snellire gli apparati amministrativi e le norme burocratiche  ,  condurre una efficace lotta alla evasione fiscale e conseguentemente  ricavare le risorse economiche necessarie; soprattutto per realizzare  interventi che riescano a porre in essere progetti  e investimenti in importanti e produttive attività e opere pubbliche in tutto il territorio nazionale , con particolare attenzione riguardo alle regioni centro meridionali. 
Tutto questo ,  il Governo del nostro Paese dovrebbe urgentemente fare , per consentire alle risorse umane imprenditoriali di trovare significativi sbocchi e uscite dalla crisi,  unitamente ai sempre più necessari interventi  politici e di persuasione nei confronti del contesto Europeo ad aprirsi a politiche economiche più flessibili , anche se attente al controllo e a prevenire e combattere gli sprechi e ogni attività speculativa di natura illecita .
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Vengono riportati , qui di seguito ,  alcuni stralci delle notizie di stampa ( oggi 12 febbraio 2016 )  del quotidiano Il Sole 24 ore :
…( Sole 24/ore )…Bassa crescita globale, calo dei prezzi e mancanza di coordinamento tra le autorità rendono la crisi in corso forse meno grave di quella del 2008, ma ancora più intricata. Come allora l’epicentro è il sistema finanziario. Quello che fa una banca è finanziarsi a breve termine per poi impiegare quel denaro in prestiti a più lunga scadenza. Quanto maggiore è la differenza tra i tassi a lunga e quelli a breve e tanto più una banca guadagna. Con un’economia sull’orlo della deflazione, la redditività delle banche sparisce perché anche i tassi a lunga sono vicini a zero. La crisi bancaria a sua volta aggrava la depressione economica.……………………..La normalizzazione dei tassi non sarebbe arrivata e i dubbi sulla redditività delle banche si sono aggravati di colpo trascinando le Borse mondiali.
La Bce ha cercato di assicurare che avrebbe contrastato la deflazione con ogni mezzo. Mario Draghi ha dichiarato che non ci sono freni alla capacità di stimolo, né pavimenti che limitino il livello negativo dei tassi. In effetti, invece, le banche commerciali non riescono a trasferire sui clienti i tassi negativi e questo significa che le politiche dei tassi negativi aggravano le perdite delle banche fino a ridurre la loro capacità di credito all’economia.
Per le banche centrali sembra una situazione senza via d’uscita: non possono alzare i tassi, né ridurli senza gravi conseguenze.
Ma il beneficio di aver vissuto la crisi del 2008 è che qualcosa dovremmo averla imparata. Le autorità fiscali sanno che devono rilanciare la domanda in un contesto di stagnazione in cui la politica monetaria ha esaurito le proprie armi. Le banche sono in crisi infatti anche perché la debolezza della ripresa comporta che la domanda di credito sia mediocre. Magari accelera la domanda di mutui ma non quella di prestiti delle imprese, la cui debolezza si riflette nella scarsità di investimenti. Eppure solo l’aumento del volume dei crediti avrebbe potuto compensare la minor redditività delle banche dovuta al calo dei tassi.

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