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domenica 24 settembre 2017

LA FALSA POLITICA



                 LA  FALSA  POLITICA
       
                Ciò  che  la  politica  di  un  Governo   avrebbe  il  dovere  di  fare  , ma  non  fa , preferendo  di  intervenire  per  risolvere  i  problemi  generati  dalle  speculazioni  di gruppi  finanziari , piuttosto  che risolvere il problema  della  povertà  e della disoccupazione  !   Ciò  che i politici  di   partiti  e movimenti  dovrebbero  richiedere  e pretendere  dal  Governo  e  dal  Parlamento , invece  di far finta  di  litigare  fra  loro  e in modo  pretestuoso   spostare  l’attenzione dei  cittadini  verso  falsi  obiettivi  e  problemi , per  nascondere  i  propri legami  con il mondo  finanziario  e speculativo .     

I problemi riguardanti  le iniquità , le ingiustizie sociali , la povertà , le speculazioni finanziarie , le gravi disuguaglianze  economiche  fra  classi  sociali , possono  essere  risolti  attraverso  una  reale          “ semplificazione “  e  “ riforma del  sistema  fiscale “ . Una riforma  che , sempre  nel  rispetto  dell’art. 53 della Costituzione ,  semplifichi  al massimo le innumerevoli  categorie di imposte e tasse , ristabilisca  il valore  percentuale  delle aliquote fiscali  elevandole  proporzionalmente e in misura consistente  a carico dei  redditi  più alti e delle alte rendite finanziarie  e patrimoniali , in  misura  tale  da  ottenere ,  a favore delle casse dello Stato  , molto più  elevati  aumenti  del  gettito e  delle  entrate  fiscali . 

Misure  che  , congiuntamente a  oculati  provvedimenti  ed  interventi  efficaci  , finalizzati ad una severa  lotta  alla  evasione fiscale , alla corruzione  e alle attività  criminali , consentano  finalmente  reali  possibilità  di applicare  una  “ redistribuzione  della ricchezza nazionale  “,  e conseguentemente  non  solo  il conseguimento   di  un  reddito  minimo  sufficiente  per ogni  cittadino che si trovi in condizioni di povertà assoluta , o con un reddito   insufficiente a garantirgli  i bisogni di vita primari , ma altresì  nuove  e  maggiori  possibilità di  risorse  economiche  utili  per  investimenti  produttivi ,  per il benessere sociale ,  per  la  occupazione e lavoro , e quindi  per   una  vera  ripresa   e sviluppo  economico  e sociale  per il Paese .

Una riforma fiscale che preveda possibilità di detrarre  dalle imposte , in misure percentuali  inversamente proporzionali al reddito , previa produzione di relativa documentazione, le spese sostenute effettivamente  per le necessità di vita fondamentali  per  la persona  e per la famiglia ( affitto di abitazione , spese mediche  e farmacologiche , spese per consumo di acqua e luce  per l’abitazione, spese per acquisto di libri e di materiale  ad uso  istruzione  e formazione professionale ) , nonché  , riguardo alle piccole e medie imprese , la possibilità di detrazioni  di imposta  relativamente alle spese per acquisto di attrezzature e macchinari  utili e necessari  al rinnovamento , ammodernamento , e per le risorse umane , ai fini dello sviluppo produttivo aziendale ,  sottoponendo ai dovuti controlli  fiscali  l’attività commerciale  dell’impresa.

Tale possibilità di poter detrarre dalle imposte  le suddette spese  verrebbe a determinare  inevitabilmente un importante  vantaggio  per  il contribuente , volto al  rilascio  di  fatture  e  ricevute  fiscali ,  destinate ad essere prodotte  per le relative detrazioni di imposta  e conseguentemente un  vantaggio  anche  per lo Stato ,  potendo  acquisire , attraverso un potenziamento degli organi di controllo fiscale ,  importanti  risultati in ordine  alla lotta  alla evasione fiscale e alle illegalità  nel settore delle fatturazioni , delle  imposte  e tasse .


Il  timore che tali  misure  di  riforma  fiscale   inducano  chi possiede  grossi  capitali  a  spostarli all’estero  oppure  a  non investimenti  nel  mercato  nazionale , non  può  costituire un motivo  valido  per  non applicarle .   Ciò  per  il  fatto  che  in  contingenti  situazioni  di  difficoltà  economiche  e  a  fronte  di  un  molto  elevato  debito  pubblico ,  la  debole crescita  e  produttività   è  generata   da  carenze  di  progettualità  interna  e di investimenti  d’impresa  , soprattutto  a causa  della  persistenza  di  fenomeni  speculativi  e di  illegalità , che  hanno  determinato  e  continuano a determinare gravi  problemi  di  iniquità , ingiustizie , discriminazioni sociali  e  quindi  ostacoli  allo  sviluppo  socio-economico  del  Paese .  


                 Le profonde  e  gravi disuguaglianze  fra  ricchi  e  poveri , in Italia 
                            I  RICCHI 
Gli oltre 8mila miliardi di euro , che secondo le stime delle Banca d’Italia  costituiscono  la ricchezza nazionale , sono distribuiti in maniera fortemente diseguale, con quasi il 50% del totale  che sono in mano al 10% delle famiglie.
 Conseguentemente  12 milioni di famiglie si spartiscono, in realtà, un patrimonio di non più di 860 miliardi di euro. Questi 12 milioni di famiglie più povere costituiscono quelli che  una volta venivano definiti come ceti popolari e che oggi sono costituiti  più che dai classici operai e contadini, da impiegati, insegnanti e dalla massa dei precari.
Nelle mani dell'1,2 per cento delle famiglie si concentra così il 20,9% della ricchezza finanziaria italiana, cioè circa 4.000 miliardi di euro.
 Si stima che da qui al 2021, la ricchezza nelle loro mani salirà al 23,9% e sfiorerà così un quarto del totale.
                       I  POVERI
Le stime si riferiscono a due distinte misure della povertà:
-povertà assoluta e povertà relativa, elaborate con due diverse definizioni e metodologie, sulla base dei dati dell'indagine sulle spese per consumi delle famiglie.
Nel 2016 sono stati stimate di 1 milione e 619.000 le famiglie residenti in condizione di povertà assoluta, nelle quali vivono 4 milioni e 742.000  individui.
Rispetto al 2015 è stata rilevata una sostanziale stabilità della povertà assoluta in termini sia di famiglie sia di individui.
L'incidenza di povertà assoluta per le famiglie è pari al 6,3%, in linea con i valori stimati negli ultimi quattro anni.
Per gli individui, l'incidenza di povertà assoluta si porta al 7,9% -
La povertà relativa  nel 2016 riguarda il 10,6% delle famiglie residenti (10,4% nel 2015), per un totale di 2 milioni 734.000 famiglie ,  cioè  8 milioni 465.000 individui, il 14,0% dei residenti .
Analogamente a quanto registrato per la povertà assoluta, nel 2016 la povertà relativa è più diffusa tra le famiglie con 4 componenti (17,1%) o 5 componenti e più (30,9%)
La povertà relativa colpisce di più le famiglie giovani: raggiunge il 14,6% se la persona di riferimento è un under35 mentre scende al 7,9% nel caso di un ultra sessantaquattrenne
L'incidenza di povertà relativa si mantiene elevata per gli operai e assimilati (18,7%) e per le famiglie con persona di riferimento in cerca di occupazione (31,0%)



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