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venerdì 18 agosto 2017

IL TERRORISMO URBANO

                            
                      IL  TERRORISMO   “ URBANO “

Sono gli atti terroristici  che  vengono  effettuati  nei contesti  urbani , nelle strade , nelle piazze , nei locali pubblici  , inopinatamente , utilizzando armi da fuoco , materiale esplosivo o  mezzi  di  uso comune  , come autovetture , furgoni  e camion , scagliandoli contro gruppi di  persone , che partecipano ad una festa  o  ad un evento  musicale ,  oppure che passeggiano , che si soffermano  nei mercati per fare acquisti , od  anche eseguiti  da  singoli  individui , avventandosi  sulle persone  per colpirle , ferendole  anche mortalmente , con coltelli , pugnali , o con altre armi da taglio .
 Atti  terroristici , questi , posti in essere attraverso le predette modalità , che  sono estremamente  difficili e quasi impossibili da prevenire  e quindi evitare  che possano  accadere in futuro  , e con sempre maggiore frequenza  ed estensione  in quelle città di quei Paesi , verso cui il terrorismo  pone i suoi  obiettivi  tragici  e distruttivi.
Sono indubbiamente necessari e indispensabili  tutti  gli interventi  volti al rafforzamento  dei controlli ,con  la presenza delle forze di sicurezza  nell’ambito  dei centri urbani e nelle occasioni di concentramenti   di  persone  sulle strade e sulle piazze , ma  indubbiamente  tutto ciò  non potrà mai offrire la necessaria sicurezza  e difesa , anche per il fatto che  tali interventi   richiederebbero  spiegamenti  enormi  e mai sufficienti   di  personale  militare e di addetti alla sicurezza pubblica.
Pertanto , per ottenere  risultati  importanti  e  realmente significativi , se non proprio determinanti , al fine di  ridurre al massimo  e anche debellare questo tipo di terrorismo , si  rivela assolutamente   indispensabile  , contestualmente  agli  interventi sopra citati ,  convogliare  ogni  sforzo  , ogni attenzione ,  attraverso  interventi  peculiari  dei  servizi di sicurezza e di intelligence , volti  al  controllo  capillare  dei  movimenti  ,  viaggi , trasferimenti  ,  per  e dall’estero , di tutte  quelle persone  di origine  medio-orientale  o  africana  , che  sono anagraficamente registrate  nel  Paese  e  delle quali , non solo  si hanno  elementi  reali  di  precedenti  penali  o di connivenze malavitose ,  bensì  anche  se  nei  loro  confronti  emergono  pur  deboli  sospetti  di  contatti  con individui  o di simpatie  verso  ideologie  appartenenti  all’estremismo   islamico e conseguentemente  , porre  gli  stessi  individui  sotto  rigidi  e  frequenti  controlli  istituzionali , oltre che  fisici , anche  telematici , in coordinazione  con  i  servizi  di  intelligence  internazionali.
  
La difesa  e  la  sicurezza dei cittadini è un sacro dovere dello Stato.  E’  inammissibile , ingiustificabile e quindi deprecabile  che  cittadini  inermi , innocenti , diventino sempre più  prede sacrificali di un terrorismo  islamico ,  fanatico  ,  disumano , sol  per il fatto  che  la Politica  , il Governo , lo Stato  dimostrano di  non saper  o  di  non  voler  trovare  le  iniziative e  le risorse economiche necessarie  per  fornire  ai  competenti   organi  istituzionali  tutti  quegli  strumenti ,  normativi  e  operativi ,  adeguatamente  forti  e  incisivi  , necessari  e  indispensabili  al fine  contrastare  efficacemente  questo  tragico  fenomeno  e  offrire  alla  popolazione  le  massime  garanzie  possibili  di  difesa  e  di  sicurezza.


Possibili  soluzioni  nella lotta  contro  il  terrorismo
Riguardo ai “ foreign fighters “ , si tratterebbe di decidere a livello europeo di tradurre nelle legislazioni nazionali , norme che dichiarino i reduci combattenti dello Stato islamico   “ criminali di guerra “ , applicando nei loro confronti pene severissime .
 Riguardo a coloro che  attentano alla vita degli europei , ma  non sono foreign fighters, e sono persone che si sono già radicalizzate , anche di  recente , il  problema è ben più complesso e la soluzione è difficile :  o li si ferma prima che colpiscano o ci si deve rassegnare a che muoiano tante persone inermi.   Se li si vuole fermare prima che agiscano, quando ancora si limitano a manifestare  idee jihadiste  e a frequentare altri radicalizzati come loro, allora si tratta di capire come ciò possa conciliarsi con la tutela della libertà di parola e di espressione.
 Limitarsi ad espellerli , come misura saltuariamente utilizzata dai governi europei, e anche da quello italiano ,  non è sufficiente. Sia perché una parte è composta da cittadini europei ai quali tale provvedimento non si applica. Sia perché l’espulso resta comunque una bomba pronta a esplodere da qualche altra parte , in altri  Paesi .
 Motivo per cui , si  tratta di saper  distinguere fra le situazioni in cui la sicurezza è relativamente garantita e le situazioni in cui non lo è .  Nel secondo caso, se si tratta di sacrificare alcune libertà, allora è meglio farlo de jure,  con provvedimenti  legislativi  e operativi , molto severi e adeguati  alla  gravità  del fenomeno terroristico , e  farlo apertamente , pubblicamente , piuttosto che di fatto, tacitamente, nascostamente, sotto la pressione dello stato di necessità.
Infine ,  la terza soluzione ,  ancora più complessa ,  riguarda  la  possibilità  di ottenere l’attiva cooperazione delle comunità musulmane europee ai fini dell’identificazione, dell’isolamento e della caccia ai jihadisti.

Abbiamo due occhi per vedere le cose nelle loro tre dimensioni . Ritenere nemico solo il terrorista islamico , oppure solo la grande finanza oppure solo i poteri politici e massonici , significa voler vedere le cose con un occhio solo . La realtà di ogni avvenimento ha sempre tre dimensioni , che vanno attentamente esaminate per cercare di scoprire la verità che vi è contenuta . Una verità che però ,  purtroppo spesso , viene  solo intuita , perché quasi impossibile ottenerne le  prove.

Una società  nella  quale sono sempre più  numerose  le persone   soggiogate  dai  vizi della droga , dell’alcol , del  gioco d’azzardo , da gravi dipendenze psico-patologiche di  natura  tecnologica  e  strumentale ,  è destinata  a  perdere  ogni  capacità  di  giudizio  critico  e quindi ogni possibilità  di qualsiasi  proficuo  intervento  sulla  politica  di  chi  governa  il Paese ,  aprendo  definitivamente la  strada  a quei  gruppi  di potere ,   il  cui  obiettivo  è appunto  il  completo  controllo  e  il  pieno  dominio  sulla  società  stessa ,  privando  la  popolazione  di  ogni  diritto  di  sovranità. 


Ad oggi gli attentati terroristici nel 2017 sono 866 e hanno provocato 5.225 morti circa. 






Nota  : 
Gianluca Ferrara
Saggista e direttore editoriale di Dissensi Edizioni
La notizia dell’ennesimo attentato che ha colpito l’Europa sta riempiendo giornali, tv e blog di immagini e video. All’indignazione per le tante vittime innocenti si intrecciano i commenti di intellettuali, giornalisti e politici. Purtroppo, come al solito, si tratta di commenti fuorvianti che cavalcano l’emozione del momento, completamente incapaci di mostrare una visione d’insieme. La quasi totalità delle opinioni che ci apprestiamo ad ascoltare nello tsunami dis-informativo che giungerà nelle nostre case non ci spiegheranno i perché di tali gesti che sono solo sintomi di una grave malattia. Una malattia che è la fine del modello di sviluppo del mondo occidentale che, per perseverare nella sua folle crescita economica, deve depredare nuovi territori sempre con maggiore voracità.
Il fine nei prossimi giorni sarà sempre lo stesso: dividere in modo ipocrita il mondo tra buoni e cattivi, in modo da permettere a coloro che esercitano il vero potere di raggiungere gli obiettivi prefissati. Obiettivi atti a giustificare nuove spese militari, ulteriori restrizioni delle libertà in Occidente e la possibilità di usare, ancora un volta, la religione come maschera per celare la vera posta in palio che è la razzia di petrolio, gas e stupefacenti. Negli ultimi anni pianificate guerre dirette e per procura hanno destabilizzato un’importante area geografica. Le aggressioni all’Iraq, all’Afghanistan, alla Libia, alla Siria hanno fatto montare la rabbia. Rancori e odi che si sono incanalati in tanti disadattati europei usati come concime per seminare paura ma anche in gruppi radicali e terroristici. Gruppi come Al Qaeda e Isis, che però sono stati usati e finanziati, come è accaduto in Siria, in maniera strumentale dagli Stati Uniti che si sono autoproclamati portatori sani di democrazia e libertà.
L’invito che sento di rivolgere è di non limitarsi a voler interpretare l’immagine di un puzzle solo con l’ultimo pezzo che ci viene mostrato dai mass media. Per rispettare le vittime degli attentati non serve essere informati su che musica ascoltassero e di quali film fossero appassionati, la vera sfida è spegnere la Tv e trovare gli altri tasselli del puzzle, quelli che poi danno la possibilità di vedere il quadro d’insieme, quello che è vietato mostrare. Secondo uno studio dell’associazione privata Council on Foreign Relations, solo nel 2016 il premio Nobel per la Pace, Obama, ha permesso che fossero sganciate ben 26.172 bombe su ben sette Paesi sovrani (Siria, Iraq, Afghanistan, Libia, Yemen, Somalia e Pakistan). Si tratta di tre bombe ogni ora per 24 ore al giorno che hanno ucciso migliaia e migliaia di civili innocenti come coloro che passeggiavano sulla Rambla a Barcellona.

Secondo un rapporto del 2014 dell’Ong britannica Reprive, per ogni “terrorista” ucciso nella guerra dei droni combattuta dagli Usa, le vittime civili sono state 28. In dieci anni, su 41 terroristi assassinati i droni hanno ucciso 1.147 innocenti. Uomini, donne e bambini di cui giornali e Tv non ci renderanno mai conto.

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