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lunedì 16 ottobre 2017

LA DIGNITA' SOCIALE


 Uniamo le nostre forze per difendere la   “ Dignità sociale “ , come diritto fondamentale  da  rispettare nei confronti  di qualsiasi essere umano sulla terra .
  “  IUS  VIVENDI  CUM  DIGNITATE  “
 È il diritto di qualsiasi  cittadino ad una vita sociale in condizioni  quanto meno dignitose.  E’  un dovere costituzionale dello Stato garantire questo diritto .
Quanti  milioni  e  milioni  di  esseri  umani  ancora  vivono  in  condizioni  di  estrema  povertà , senza una fissa dimora e non per propria volontà , costretti a chiedere elemosina , per potersi nutrire  e coprire  dell’indispensabile , per salvarsi dalla fame e dal freddo , sopravvivendo in un precario presente , in una quasi totale assenza di speranza  in un futuro diverso e oltretutto sottoposti al giudizio di un certo mondo esterno ed estraneo , che li guarda , li osserva fugacemente , li evita , infastidito  da una realtà di miseria , che disturba la propria  unica  visione della vita , dove  precipuo  scopo  e  obiettivo  è solo  il denaro , tanto denaro , che possa  garantire  agi e comodità , eleganza e  lusso , e quindi anche potere  e  per il quale  il  resto è zavorra .
Un  mondo d’elite ,  che spera sempre di essere sostenuto da una oculata   “ politica “, amica e compiacente , possibilmente  complice , che  possa  servire utilmente al  proprio scopo , a evitare in tutti i modi  di non  infrangere  la  sfera  di  cristallo  nella quale  essi , i ricchi e super benestanti , vivono indisturbati . Dal  loro punto di vista , il  compito dei  politici è  quello di riuscire a governare sulla vita sociale dei cittadini , pur in condizioni di ridotte risorse  economiche del Paese , ma non intaccando mai gli interessi  e i  beni delle classi e  gruppi sociali ricchi  e  benestanti .
La realtà  è che  le risorse economiche , pubbliche , del Paese , a fronte  dell’elevato debito pubblico , delle necessarie spese correnti dei  servizi pubblici , della crisi  finanziaria , e di altri fattori di carattere straordinario , risultano insufficienti  al fine di consentire una  possibile  e  importante  ripresa economica e sociale. Questo può avvenire solo attraverso  entrate  fiscali  provenienti  da  un  “ sistema istituzionale “ sia normativo ,  sia organizzativo ,  abbastanza  efficiente  per  combattere contro la evasione fiscale , contro le speculazioni e  gli  sprechi , contro le  attività illegali  economico-finanziarie , e soprattutto articolato , sotto l’aspetto impositivo ,  in  modo  e  in  misura equamente proporzionale nei confronti  dei vari e diversi  redditi  percepiti .
Siamo  di fronte ad una evidente e grave sproporzione economica fra classi sociali , che registra da una parte situazioni di accumulo di ricchezze in mano ad una minoranza di persone , le quali illecitamente trasferiscono enormi capitali nei cosiddetti       “ paradisi fiscali “ , evadendo  le impostte ,  senza essere perseguiti  penalmente dagli Organismi istituzionali fiscali ,  e dall’altra condizioni di estrema povertà nei confronti di milioni di persone .  A nulla  o  a quasi nulla possono servire , per affrontare , se non in modo sistemico , il grave problema, interventi sporadici e insufficienti  , di sostegno verso i poveri , costituiti da provvedimenti  riguardanti   “ tagli “  sui  redditi più alti , oppure  l’abolizione di taluni emolumenti economici , già legalmente acquisiti come diritti ;  interventi peraltro ogni volta “ bocciati “ da provvedimenti costituzionali ,  oppure  attraverso il prelevamento di somme , a titolo di  temporanei   “ contributi economici di solidarietà “.
Un  efficace rimedio  per  ridurre  in  misura  determinante  tale  evidente  sproporzione economica  fra  classi  sociali  potrebbe  essere  costituito  da  una  vera  e  reale  “ Riforma strutturale di adeguamento delle aliquote  fiscali “ ,  realizzando  una effettiva “ equità fiscale “ ( art. 53 della Costituzione ) elevandole sensibilmente e in misura proporzionale ,  a partire dai redditi  oltre i centomila euro annui , ivi comprese le rendite finanziarie . Una Riforma che preveda anche un sistema di “ detrazioni  fiscali “  o  di “ rimborsi “  , cioè  la possibilità di detrarre  dalle imposte , oppure di poter fruire di  rimborsi di talune particolari spese per beni e servizi essenziali,  in misure percentuali  inversamente proporzionali al reddito , previa produzione di relativa documentazione, le spese sostenute effettivamente  per le necessità di vita fondamentali  per  la persona  e per la famiglia ( affitto di abitazione , spese mediche  e farmacologiche , spese per consumo di acqua e luce  per l’abitazione, spese per acquisto di libri e di materiale  ad uso  istruzione  e formazione professionale ), nonché  , specie  riguardo alle piccole e medie imprese , la possibilità di detrazioni  di imposta  relativamente alle spese per acquisto di attrezzature e macchinari  utili e necessari  al rinnovamento , ammodernamento , e per l’impiego di  risorse umane , ai fini dello sviluppo produttivo aziendale ,  sottoponendo ai dovuti controlli  fiscali  l’attività commerciale  dell’impresa.

Tale possibilità di poter detrarre dalle imposte  le suddette spese  verrebbe a determinare  inevitabilmente un importante  vantaggio  per  il contribuente , volto al  rilascio  di  fatture  e  ricevute  fiscali ,  destinate ad essere prodotte  per le relative detrazioni di imposta  e conseguentemente un  vantaggio  anche  per lo Stato ,  potendo  acquisire , attraverso un potenziamento degli organi di controllo fiscale ,  importanti  risultati in ordine  alla lotta  alla evasione fiscale e alle attività speculative  illecite , nel settore delle fatturazioni , delle  imposte e  tasse .

Un  Sistema di riforme fiscali che , unitamente ad una migliore organizzazione degli Uffici  preposti alle attività di controllo e di accertamento , amministrativo-contabili, su cittadini , imprese e società finanziarie,  comporterebbe sicuramente maggiori introiti nelle casse dello Stato , e quindi un aumento  di  risorse  pubbliche  economiche  tali da consentire la possibilità  di  sostenere  con un minimo reddito pro-capite le  persone  più povere e più bisognose , di intraprendere investimenti  su opere pubbliche essenziali , abitazioni popolari , ospedali , scuole ,  etc…,  nonché  di intraprendere un reale  processo di sviluppo , nel lavoro e nell’ambito delle imprese e commerciale.

Oppure , una  Riforma  rivolta  ad  invogliare investimenti di capitali , anche e soprattutto esteri ,  in Italia e  ad incrementare  occupazione  e lavoro per  imprese nel  territorio ;  con la quale  Riforma si potrebbe  disporre che  le imposte per TUTTI  i  redditi e rendite finanziarie  siano stabilite con misure di aliquote proporzionali ai vari redditi , ma sino ad una  aliquota massima del 25 %  , anche per i redditi più alti e le rendite più elevate . Però , alla condizione ineludibile che i rispettivi capitali potranno fruire della aliquota massima suddetta  purché siano  investite somme , quanto meno al 70 % del capitale depositato , in attività imprenditoriali che creino nel Paese stesso posti di lavoro , specialmente per i giovani , nelle industrie e nei servizi .

Questa è la situazione attuale , riguardante  la  
                            RICCHEZZA   E  POVERTA’   in Italia :
La ricchezza delle famiglie in Italia
Nel 2010 la ricchezza complessiva delle famiglie era pari a circa 8.638 miliardi di euro, più di 7,5 volte il corrispondente valore del 1965 misurato sempre a prezzi 2010, con una crescita media annua del 4,6 per cento .
In Italia i 10 individui più ricchi posseggono una quantità di ricchezza che è all’incirca equivalente a quella dei 3 milioni di italiani più poveri  ; ciò esemplifica il divario che anche in un paese sviluppato come il nostro separa i ricchi dai poveri. La disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza è in effetti assai più pronunciata di quella sul reddito .
il 10 per cento delle famiglie più ricche possiede oltre il 40 per cento dell'intero ammontare di ricchezza netta mentre il 10 per cento delle famiglie a più alto reddito riceve invece solo il 27 per cento del reddito complessivo.
La maggiore disuguaglianza che si osserva per la ricchezza rispetto al reddito si spiega in vari modi. In primo luogo la disuguaglianza della ricchezza tende a riflettere le maggiori differenze attribuibili al diverso stadio del ciclo di vita di ciascun individuo.   Mentre l’assenza di reddito (cioè di risorse destinabili al consumo) è una condizione in generale fonte di particolare criticità, l’assenza di ricchezza può comunque associarsi a condizioni reddituali adeguate, e dunque non essere meritevole di sostegno economico.
 Per l’Italia, i  livelli di disuguaglianza della ricchezza relativamente moderati rispetto  a quanto , contrariamente , si osserva per i redditi.   Ciò  è dovuto   alla diffusione della proprietà dell’abitazione di residenza, superiore a quella che si riscontra in numerosi paesi europei, come Regno Unito, Svezia, Francia e Germania, risultando invece inferiore a quella riscontrata in Grecia, Irlanda e Spagna
A livello di area geografica, il Centro e il Nord presentano valori che – in modo alternato – portano l’una o l’altra area sui livelli più elevati.  È invece piuttosto marcato e costante il peggioramento delle condizioni del Mezzogiorno, che vede il proprio indice tra il 1987 e il 2008 perdere circa 10 punti, passando da circa 80 a 70.

Il rapporto tra la ricchezza e il reddito è all’incirca raddoppiato negli ultimi decenni; corrispondentemente è aumentato il ruolo dei redditi da capitale rispetto a quelli da lavoro. In altri termini, la ricchezza sta assumendo un ruolo via via crescente tra le risorse economiche che definiscono la condizione di benessere di un individuo. In questo quadro, è notevole che nel nostro paese il carico fiscale sulla ricchezza all’inizio degli anni duemila fosse tra i più bassi d’Europa  e che, al netto dei condoni, sia diminuito sensibilmente nel corso del decennio  Va peraltro osservato che la ricchezza, in particolare quella immobiliare, è più difficilmente occultabile nei confronti delle autorità fiscali; il suo utilizzo in quanto base imponibile può rivelarsi utile in contesti, come quello italiano, di elevata evasione fiscale.
                  I  POVERI  :
Le stime si riferiscono a due distinte misure della povertà:
-povertà assoluta e povertà relativa, elaborate con due diverse definizioni e metodologie, sulla base dei dati dell'indagine sulle spese per consumi delle famiglie.
Nel 2016 sono stati stimate di 1 milione e 619.000 le famiglie residenti in condizione di povertà assoluta, nelle quali vivono 4 milioni e 742.000  individui.
Rispetto al 2015 è stata rilevata una sostanziale stabilità della povertà assoluta in termini sia di famiglie sia di individui.
L'incidenza di povertà assoluta per le famiglie è pari al 6,3%, in linea con i valori stimati negli ultimi quattro anni.
Per gli individui, l'incidenza di povertà assoluta si porta al 7,9% -
La povertà relativa  nel 2016 riguarda il 10,6% delle famiglie residenti (10,4% nel 2015), per un totale di 2 milioni 734.000 famiglie ,  cioè  8 milioni 465.000 individui, il 14,0% dei residenti .
Analogamente a quanto registrato per la povertà assoluta, nel 2016 la povertà relativa è più diffusa tra le famiglie con 4 componenti (17,1%) o 5 componenti e più (30,9%)
La povertà relativa colpisce di più le famiglie giovani: raggiunge il 14,6% se la persona di riferimento è un under35 mentre scende al 7,9% nel caso di un ultra sessantaquattrenne
L'incidenza di povertà relativa si mantiene elevata per gli operai e assimilati (18,7%) e per le famiglie con persona di riferimento in cerca di occupazione (31,%)
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La Costituzione Italiana ,  riguardo  ai diritti umani  e alla  “  dignità  sociale “ ,   recita  :
Art. 2  “ La Repubblica  riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo , sia come singolo , sia nelle formazioni sociali  ove si svolge la sua personalità , e richiede l’adempimento  dei doveri inderogabili di solidarietà politica , economica e sociale “ .
Art. 3  “  Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge , senza distinzione di sesso, di razza , di lingua , di religione , di opinioni politiche , di condizioni personali e sociali .   E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che , limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini , impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica , economica e sociale del Paese.”
Art. 4  “ La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro  e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere , secondo le proprie possibilità o la propria scelta , un’attività o una funzione  che concorra al progresso materiale o spirituale della società .”
Art. 31  “    La Repubblica agevole con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia  e  l’adempimento dei compiti relativi , con particolare riguardo alle famiglie numerose.  Protegge la maternità , l’infanzia e la gioventù , favorendo gli istituti necessari a tale scopo . “
Art. 32 “  La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo  e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti .   Nessuno può essere obbligato a un trattamento sanitario se non per disposizione di legge . La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana .“
Art. 38 “  Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale .  I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di  vita in caso di infortunio , malattia , invalidità  e vecchiaia , disoccupazione involontaria.  Gli inabili e i minorati hanno diritto all’educazione  e all’avviamento professionale .  Ai compiti previsti  in questo articolo provvedono organi ed istituti predisposti o integrati dallo Stato.   L’assistenza privata è libera. “
Art. 53  : “ Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva .  Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”.

La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani
E’ stata firmata a Parigi il 10 dicembre 1948

 la Dichiarazione esprime una richiesta di salvaguardia della dignità individuale, attuabile nel  rispetto dei diritti al lavoro ed economici della persona:
Articolo 23:
1) Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell’impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro ed alla protezione contro la disoccupazione.
2) Ogni individuo, senza discriminazione, ha diritto ad eguale retribuzione per eguale lavoro.
3) Ogni individuo che lavora ha diritto ad una remunerazione equa e soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia una esistenza conforme alla dignità umana ed integrata, se necessario, da altri mezzi di protezione sociale.
Articolo 25:
1) Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all’alimentazione al vestiario, all’abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari; ed ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità, vedovanza, vecchiaia o in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà.


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